Pavolo e Rincon via? Giusto. Ma servono sostituti giovani

25.12.2016 10:47 di Franco Avanzini   vedi letture

Pavoletti già a Napoli (visite mediche permettendo) e Rincon sulla strada della Capitale: un'operazione già definita, l'altra in stato avanzato. Dopo un'estate priva di cessioni pesanti, eccone due in un colpo solo. Noi, però, stavolta siamo dalla parte del presidente, che non si trova davanti soverchie alternative.

Che Pavoletti potesse ancora servire alla causa rossoblù, è arciscontato, e a rafforzare il concetto provvedono le ultime due gare in trasferta, concluse con un desolante “zero” nella casella dei gol realizzati nonostante una superiorità territoriale schiacciante e una produzione industriale di ghiotte opportunità. Priva di Pavolo, però, la squadra occupa ugualmente il centroclassifica, senza spasimi legati alla salvezza, e siccome la fragilità fisica dell'atleta è una costante, una sua cessione a metà campionato in cambio di una cifra abbastanza rilevante diventa un affare quasi irrinunciabile.

Rincon, a parte un attacco di mal di schiena più o meno diplomatico, non accusa guai di questo tipo, ma – a prescindere dal rinnovo di contratto – ha già manifestato l'intenzione di salire su uno degli ultimi treni per una manifestazione europea. Di sicuro il venezuelano, rispetto a Pavoletti, incide di più nell'economia dell'undici di Juric: non è solo un sontuoso mediano, ma anche il leader indiscusso oltreché un esempio per i compagni. La sua assenza si farà sentire, ma i presupposti per una permanenza in rossoblù appaiono abbastanza deboli. Sarebbe diverso se il Genoa potesse puntare concretamente ad un piazzamento Uefa, ma i suoi obiettivi, dettati dalla società, sembrano ormai delineati: compiere qualche altro exploit contro le grandi e finire in classifica davanti ai “cugini” (e possibilmente all'Atalanta...).

Una volta condivisa la scelta di perdere due pilastri del genere, occorre però una riflessione sulle strategie societarie in tema di rimpiazzi. I tifosi, spesso attirati più dal “nome” che dal rendimento, votano abbastanza compatti per due usati abbastanza sicuri come Pinilla ed Hernanes, in grado più di altri di corroborare qualche illusione, di spettacolo e di risultati, cullata dalla piazza. Non manca, però, chi – a costo di registrare qualche sconfitta in più e un piazzamento finale un po' più misero – punterebbe su sostituti giovani, magari meno pronti a tempi brevi ma più stuzzicanti in prospettiva. Noi sposiamo quest'ultima tesi, nella convinzione che sia preferibile una gallina domani ad un uovo oggi.

Il probabile arrivo di Morosini rientra in quest'ottica: centrocampista promettente, dotato di tecnica e intraprendenza, con l'unico handicap di un fisico non strabordante. Ben venga, comunque, al pari del figlio d'arte Bisoli, medianone di grandi potenzialità, pur se destinato a restare al Brescia fino alla stagione. Identico discorso vale per un esterno mancino di belle speranze come lo spallino Beghetto.

Non tutti questi fanciulli diventeranno dei campioni, ma la politica, se condotta con convinzione e senza lesinare sulle 100 mila euro per il cartellino, appare la più giusta per garantire al Genoa un domani e un dopodomani. E su questo fronte, distinguere tra italiani e stranieri appare un controsenso: se all'estero si pescano prospetti interessanti, è doveroso non farseli scappare. Basilare sarà, piuttosto, acquisire elementi che possano accrescere il tasso di pericolosità offensiva di una squadra che soddisfa gli esteti e i tifosi più romantici ma non le legittime esigenze di classifica. Juric, come qualsiasi allenatore, ha il compito di conferire un'impronta ed un gioco alla propria squadra, sicché è giustificabile questa sua soddisfazione al cospetto di prove collettive di tutto rispetto. Il mister potrà sbagliare qualche mossa (l'impiego di Ntcham col Palermo, per esempio), ma nel complesso sta superando l'esame serie A a voti pienissimi. Non crediamo sia colpa delle sue scelte tattiche se gli esterni d'attacco non sono feroci goleador, i centrocampisti centrali non tentano mai il tiro da fuori e i difensori ormai da anni si avventurano in area avversaria sui calci fermi senza però lasciare il segno. Guai se nel girone di ritorno il bottino offensivo continuasse ad essere alimentato solo dai sigilli del centravanti e da qualche sporadica prodezza degli esterni, pure loro più bravi nei cross che nelle conclusioni.

A prescindere da Pavoletti e Rincon, le prossime mosse di mercato vanno orientate ad attenuare almeno questa indubbia carenza: non per vincere lo scudetto o per approdare all'Europa, ma per evitare che il gioco spumeggiante impostato da Juric non resti un vacuo esercizio di accademia.

PIERLUIGI GAMBINO


Altre notizie - Calciomercato
Altre notizie