Ai tifosi va restituito un Genoa con un’anima

18.04.2019 11:21 di  Yuri De Scisciolo   vedi letture

Il pessimo spettacolo visto domenica contro i cugini ha confermato e messo in risalto alcuni timori che oggi a sei giornate al termine suonano non più come piccoli campanelli d’allarme, ma come vere e proprie sirene di pericolo imminente. Ad amplificare il tutto sono anche i risultati delle inseguitrici che continuano a rosicchiare punti partita dopo partita.

Le uniche parole che arrivano dall’alto della dirigenza sono spesso solo quelle di Perinetti rivolte sempre al tema delle plusvalenze fatte, quelle da fare in futuro e di quanto siano necessarie. Solo dopo il derby è intervenuto il presidente dicendo di stare calmi, che ci salveremo e che il Genoa non riesce a venderlo per colpa dei tifosi….

Il Genoa è in difficoltà seria. Prandelli è evidente come non sia riuscito a trovare in quattro mesi dal suo arrivo un assetto stabile alla squadra: ogni domenica vediamo scendere in campo un modulo differente e interpreti differenti non dando continuità alle prestazioni e portando confusione nei singoli. Vero che nel primo periodo sembrava essere riuscito a rasserenare l’ambiente mostrando anche qualche buona trama di gioco, ma tutto si è dissolto in breve tempo. Inoltre, il mercato di gennaio si è dimostrato un vero fallimento. L’uscita di Piatek non è stata minimamente rimpiazzata, purtroppo Sanabria non sta offrendo prestazioni di valore e a centrocampo Lerager e Radovanovic non hanno certo preso in mano le redini del reparto, anzi.

Per noi tifosi diventa tutto poco stimolante, senza un progetto sportivo andare allo stadio equivale andare ad assistere a delle esibizioni fini a sé stesse di qualche buon talento scovato in chissà quale campionato e che sarà venduto al miglior offerente quanto prima. Non stupiamoci se assisteremo ancora a gare sciagurate, scialbe come contro la Sampdoria, l’Inter, il Chievo, il Frosinone ecc. Difficile creare uno spirito di squadra tra giocatori che si conoscono solo da una manciata di mesi e che sanno di essere solo ed esclusivamente di passaggio. Impossibile che si crei quell’attaccamento alla maglia che altro non è che orgoglio di appartenenza ad una squadra intesa anche solo come compagni di gioco, di spogliatoio. Tutto questo non ci può essere nonostante, ne siamo certi, siano tutti bravi ragazzi e stimolati da grande professionalità.

Così non si fa SQUADRA, ma si mettono insieme dei giocatori e basta.


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