Fondazione Genoa 1893, notizie sullo scudetto 1914/15

15.06.2017 20:28 di Redazione Genoa News 1893   vedi letture

Ora c’è finalmente una posizione ufficiale.
Con un comunicato formale appena trasmesso agli organi dell’informazione e alla Federazione Italiana Gioco Calcio, la Fondazione Genoa 1893 prende una chiara posizione sulla petizione promossa dall’Avv. Mignognia per un riconoscimento ex-aequo tra Lazio e Genoa del titolo 1914/15, interrotto per l’entrata dell’Italia nella Grande Guerra ed assegnato definitivamente nel 1921 proprio ai rossoblù.
Il documento, frutto di un paziente e competente lavoro di ricostruzione degli avvenimenti da parte del Gruppo Storico della Fondazione ed in particolare del prof. Stefano Massa che ne ha sapientemente condotto le ricerche, in sostanza corregge quelle che vengono ritenute come sostanziali imprecisioni rilevate nel dossier biancoazzurro, e che avrebbero portato i “ cinque saggi “, nominati dal Consiglio Federale per esprimere un parere nel merito, a dichiarare nel Luglio dello scorso anno che “  al momento della sospensione del campionato la Lazio si trovava in una posizione addirittura migliore del Genoa “ e che, dunque, per non pregiudicare i diritti di terzi, ossia dello stesso Genoa, la soluzione migliore sarebbe proprio stata l’assegnazione ex-aequo di quello scudetto.  
Le vicende del campionato 1914/15 sono ormai note a tutti dopo i fiumi di inchiostro scritti da più di un anno a questa parte.
La struttura del campionato infatti prevedeva tutta una serie di gironi eliminatori interregionali che si distribuivano in tre distinti raggruppamenti: l’Italia Settentrionale, l’Italia Centrale e l’Italia Meridionale.
La squadra vincente nel girone finale del torneo Settentrionale avrebbe quindi dovuto ratificare il titolo di campione d’Italia in un doppio confronto di andata e ritorno contro la vincente tra le due formazioni a loro volta prime classificate rispettivamente nel torneo Centrale e in quello Meridionale.    
Diciamo “ ratificare “, perché a quei tempi il livello tecnico delle squadre Settentrionali era enormemente superiore a quello delle squadre Centrali e Meridionali, come dimostra in modo inequivocabile una semplice statistica secondo cui in 15 partite di finali disputate tra il 1913 ed il 1926, le squadre del Nord ottennero al loro attivo su quelle del Centro-Sud ben 14 vittorie ed un pareggio ( e quindi nessuna    sconfitta ) segnando 56 reti e subendone solo 10.
E proprio la Lazio, che fu finalista nel campionato precedente, ossia il 1913/14, fu battuta seccamente dal Casale per 7 a 1 nella gara d’andata in Piemonte e 2 a 0 in quella di ritorno a Roma.
Questo confronto era quindi unanimemente considerato un puro e semplice atto dimostrativo, una formalità che rendeva di fatto la prima classificata del raggruppamento Settentrionale come l’effettiva vincitrice del titolo italiano.
Al momento dunque dell’entrata in Guerra dell’Italia il Genoa era in testa al girone finale Settentrionale con due punti di vantaggio su Torino e Inter e quattro sul Milan, e si apprestava a giocare l’ultima giornata a Marassi proprio contro i granata.
Ai rossoblù, che avevano disputato in quel campionato già dieci gare in casa ottenendo altrettante vittorie, sarebbe bastato un solo pareggio per laurearsi campioni del torneo Settentrionale e quindi anche virtualmente campioni d’Italia, mentre al Torino serviva necessariamente una vittoria per agganciare lo stesso Genoa e costringerlo ad un ulteriore spareggio, che avrebbe anche potuto essere addirittura a tre squadre se l’Inter avesse contemporaneamente battuto nel derby il Milan.
Ma proprio poco prima di quella giornata in programma il 23 Maggio 1915, la F.I.G.C., vista la mobilitazione in atto con conseguenti difficoltà a muoversi sul territorio nazionale, decise di sospendere il campionato, tra le vibranti rimostranze del Genoa che, si badi bene, fu l’unica squadra a protestare per una decisione ritenuta troppo affrettata e che comunque toglieva ai rossoblù un probabilissimo e meritatissimo titolo nazionale.
Nel frattempo la Lazio, grazie anche al forfait del Lucca proprio all’ultima partita, aveva vinto il torneo Centrale guadagnandosi il diritto a disputare la finale contro la vincente di quello Meridionale, che avrebbe dovuto scaturire dalle uniche due iscritte: l’Internazionale Napoli ed il Naples.
Il confronto tra le due squadre napoletane si era già disputato il 18 ed il 25 Aprile, e l’Internazionale Napoli, vincendo l’incontro di andata per 4 a 1 e pareggiando quello di ritorno per 1 a 1, si sarebbe quindi guadagnata il diritto a disputare la finale contro la Lazio se la F.I.G.C. non avesse clamorosamente annullato le partite a causa dell’irregolare tesseramento di due suoi giocatori, Pellizzone e Steiger.
E proprio qui arriviamo al nodo cruciale di tutta la vicenda.
L’asse portante delle motivazioni argomentate dalla petizione laziale si fonda essenzialmente nel considerare escluse dal campionato l’Internazionale Napoli e il Naples per effetto di un annullamento ritenuto definitivo di quelle finali, che così non si sarebbero più disputate.
Infatti secondo il dossier biancoazzurro, mancando così la vincente del torneo Meridionale, la Lazio era da considerarsi automaticamente campione Centro-Meridionale e quindi direttamente ammessa alla finalissima nazionale contro la vincente del torneo Settentrionale.
Le ricerche della Fondazione Genoa dimostrano invece che i fatti andarono diversamente.
Quelle finali giocate in Aprile furono sì annullate, ma una comunicazione de “ Il Calcio “ ed un articolo de     “ Il Mattino “ dimostrano inequivocabilmente che furono ripetute il 16 ed il 23 Maggio.
Ciò fu possibile per il fatto che si trattava di due squadre della stessa città, e quindi non toccate dal provvedimento di sospensione per effetto della mobilitazione di Guerra in cui era ormai il nostro Paese.
Fu così che l’Internazionale Napoli vinse per 3 a 0 la partita di andata ma perse 4 a 1 quella di ritorno sul campo del Naples, che così rimise in gioco la qualificazione alla finale Centro-Meridionale.
Di conseguenza la Lazio, dal punto di vista formale, non poteva assolutamente fregiarsi del titolo di campione Centro-Meridionale, né considerarsi in una posizione migliore di quella del Genoa, e semmai peggiore, e quindi anche Internazionale Napoli e Naples ( direttamente o indirettamente antesignane del Napoli ) avrebbero in teoria avuto le stesse possibilità di diventare campioni d’Italia.
Ma a questo punto ai più forse sfugge il vero criterio in base al quale la F.I.G.C. assegnò il titolo al Genoa.
Già infatti il 9 Maggio 1919 un articolo de “ La Stampa “ annunciava una deliberazione del Consiglio Federale in cui il Genoa veniva classificato primo nelle gare di campionato del 1915.
Lo stesso articolo riportava anche il reclamo di Torino e Internazionale Milano contro questa deliberazione, che fu puntualmente preso in esame, analizzato e valutato dal Consiglio per due anni, il quale poi lo rigettò nel 1921 dichiarando definitivamente il Genoa campione d’Italia 1914/15.
La F.I.G.C. prese quindi atto che i rossoblù avevano mostrato l’andamento più regolare in quel torneo, totalizzando tre vittorie nel girone finale contro una sola di Inter e Torino ( che, occorre dirlo, nella sua unica vittoria batté proprio il Genoa per 6 a 1 nella partita di andata ), e considerò poi anche il noto divario tecnico tra le squadre del Nord e del Centro-Sud facendo così una valutazione sul puro piano sportivo e non formale.
La stessa cosa accadde nel Maggio del 1949 a favore dello stesso Torino in occasione della Tragedia di Superga, quando la F.I.G.C. adottò un provvedimento di emergenza, secondo cui, su valutazioni puramente sportive, i granata furono proclamati campioni d’Italia benché ancora teoricamente raggiungibili dall’Inter seconda in classifica.
Vedremo ora quali saranno le decisioni del Consiglio Federale sulla richiesta dell’assegnazione ex-aequo alla Lazio del titolo del 1915, sulla base della nuova documentazione fornita dal Gruppo Storico della Fondazione Genoa 1893.
Se la richiesta fosse accolta, di sicuro si aprirebbero molti altri scenari controversi nella storia del nostro campionato, dove la formula dell’ex-aequo potrebbe essere ritenuta la soluzione più efficace per placare finalmente feroci polemiche in atto da molti decenni e in diversi casi anche più di un secolo.
Le vicende più eclatanti in questo senso certamente riguardano i titoli del 1908 e 1909, dove la Juventus avrebbe delle buoni ragioni per reclamare la formula ex-aequo con la Pro Vercelli per le clamorose incertezze della Federazione dilaniata tra il campionato Federale e quello Italiano; così come la stessa Pro Vercelli potrebbe benissimo reclamare un ex-aequo per il titolo del 1910, perso in finale contro l’Inter dopo aver schierato la squadra ragazzi come forma di protesta contro una designazione della data dell’incontro che li vedeva fortemente penalizzati sulla possibilità di far giocare la loro migliore formazione del momento; o ancora il famoso “ scudetto di nessuno “ del 1927 ancora oggi conteso tra Torino e Bologna, coi primi a rivendicare un titolo vinto sul campo da primi classificati e gli emiliani a reclamare invece un’assegnazione diretta da secondi classificati per comprovato illecito dei granata.
Ma la F.I.G.C. non potrà certamente esimersi dal ricomporre la più grande ingiustizia della storia del calcio italiano perpetrata proprio ai danni del Genoa Cricket and Football Club 1893.
Le celeberrime cinque finali di Lega Nord 1924/25 tra Genoa e Bologna, gravemente falsate dall’influenza di un regime politico dittatoriale nettamente in favore degli emiliani e che impedì di fatto ad una F.I.G.C. dopo qualche mese completamente “ fascistizzata “ di decidere serenamente su quegli avvenimenti, sono ancora lì da 92 lunghissimi anni a chiedere finalmente giustizia una volta per tutte.
Se nuovo criterio verrà adottato nel rivedere la storia del nostro calcio, questo nuovo criterio dovrà essere utilizzato oggettivamente ed equamente per tutti.
Pena la creazione di nuovi soprusi e altrettante, insopportabili ingiustizie.

Giancarlo Rizzoglio

 


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