Genoa, nulla da perdere ma contro l’Inter occorre un miracolo

28.12.2023 17:56 di  Franco Avanzini   vedi letture

di Pierluigi Gambino -

Come al circo o nelle gare di ginnastica, l'esercizio più difficile è lasciato per il finale. Sono già state imprese il successo sulla Roma, i pareggi di fronte a Napoli e Juve e l'immeritata sconfitta di misura a petto del Milan, ma adesso tocca ai rossoblù un triplo salto mortale carpiato.
Sì perché l'Inter non occupa casualmente il primo posto e rispetto alle diciannove compagne di avventura si può considerare fuori classifica. Una macchina perfetta, cresciuta tra le mani di mister Inzaghi come risultante per le eccezionale qualità di programmazione ribadite da Beppe Marotta, forse il miglior dirigente di club nel mondo. Una corazzata apparentemente inaffondabile, con qualche difettuccio che solo un attento esame al microscopico sarebbe in grado di scovare.
Il Genoa però ha ragionissima a crederci, sia per gli illustri precedenti su elencati, sia per la sua invidiabile situazione psicologica, derivante dai quattro punti forse insperati giunti dagli ultimi due impegni di campionato: tali da cancellare l'obbligo di fare risultato contro la Beneamata e nell'epilogo del girone ascendente, a Bologna. Sospinto da trentamila ugole e da un morale alle stelle, il Grifo ci prova, conscio di poter rendere improba la conquista anche alla Beneamata.
Certo, occorre la classica partita perfetta, soprattutto in fase di disimpegno. Dunque, bando alle rischiose partenze dal basso, fonte di potenziali errori che i nerazzurri, specialisti in materia, saprebbero come capitalizzare. Tra le loro doti precipue risiede proprio l'abilità di costringere la rivale di turno a qualche fatale topica, forzata da un pressing organizzato senza pari.
E' un indubbio vantaggio l'assenza nelle file meneghine del formidabile Lautaro Martinez, il “top” del nostro campionato, e dell'esterno mancino Di Marco, formidabile fornitore di assist dalla fascia. Senza quei due, il potenziale offensivo interista cala di un buon 50 per cento. Restano tuttavia da spegnere parecchie altre bocche da fuoco, a partire da Arnautovic e dalla recente scoperta Bisseck, colossi da area di rigore, per continuare con il formidabile Thuram e con due centrocampisti come Barella e Calhanoglu, implacabili esecutori.
Se proprio si vuol trovare una piccola lacuna, essa riguarda la difficoltà a sbloccare il risultato. Attenzione però agli ultimi minuti prima dell'intervallo: è in quel pur breve lasso di tempo che i nerazzurri passano spesso in vantaggio, per poi chiudere la contesa in avvio di ripresa. E qui affiora l'altra prerogativa vincente dei capintesta: l'estrema insidiosità dei contropiedi condotti dai centrocampisti e rifiniti dal velocissimo Thuram. Gilardino attende lumi da medico e preparatore atletico riguardo ai grandi convalescenti. Messias, anche per ragioni tattiche, è destinato – ben che vada – alla panca, ma potrebbe rappresentare una carta importante qualora servisse rimontare.
Retegui sarebbe un valore aggiunto non trascurabile anche a mezzo servizio, con la prospettiva di spedirlo in anticipo sotto la doccia o di tenerlo inizialmente in panca, pronto all'uso. Dopo tutto, il suo alter ego, Ekuban, ha guadagnato parecchie posizioni nelle due gare più recenti, sfornando un assist e un gol decisivo. Se aggiungiamo che contro il Milan fece espellere il portiere Maignan, si può arguire quanto gli squadroni lo esaltino.
Il resto della formazione è pressoché deciso, con Vasquez che in una gara difensiva si lascia preferire ad Haps per il corridoio mancino e De Winter che, anche per ragioni di fisicità, può risultare prezioso in terza linea. Il solo presumibile ballottaggio coinvolge Malinovskyi e il ritemprato Strootman, col primo favorito di un'incollatura.
Con l'Inter in campo tutto è possibile, specialmente in senso negativo, ma il Genoa ha le carte in regola per scongiurare una goleada al passivo e – chissà – per mantenere il match sul filo sino ai minuti conclusivi. Di sicuro, quale che sia il verdetto, i soldati del generale Gilardino, dopo il fischio finale, si riuniranno ai piedi della Nord per un fervido, assordante applauso che sarà certamente meritato.
PIERLUIGI GAMBINO


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