Gioco e punti, che metamorfosi ma senza vittorie si fa durissima

03.02.2020 11:32 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

L'entusiasmo è una fiammella che che dura lo spazio di tre ore. Si smorza sin quasi a spegnersi in prima serata, dopo che il Lecce ha... espugnato il campo amico, un vero tabù, portando a tre i punti il vantaggio sui rossoblù.Vero che il campionato è lungo e che i progressi evidenziati dal Grifo nelle ultime due esibizioni – che hanno fruttato altrettanti pareggi esterni, non propriamente preventivati – corroborano la speranza e confermano che la squadra è viva e vogliosa di combattere, ma più ci si addentra in questo girone di ritorno, più emerge la necessità di centrare un colpo da tre punti, perché se è vero che un pari è meglio di perdere, un filotto di singoli passi avanti difficilmente basterebbe per centrare la salvezza.

Guardando in casa propria e non in Salento, dove è sceso un Toro arrendevole e mansueto come una pecorella, è innegabile che il Genoa attuale, e non quello scombiccherato visto all'opera sino a qualche settimana fa, meriti ampiamente di restare nell'Olimpo. Finalmente è una “squadra” e non un'Armata Brancaleone, ed è indubbio che una buona fetta di merito in questa metamorfosi sia ascrivibile ad un tecnico serio e preparato come Davide Nicola: non un mago ma un mestierante che ragiona, individua i mali e cerca di intervenire senza follie tattiche o provvedimenti cervellotici.

Il resto l'ha prodotto un paio di innesti del girone di ritorno: il finalmente ristabilito Sturaro e quel volpone di Behrami. I due, giocatori di buona serie A (contrariamente a chi li ha preceduti nei primi, disastrosi mesi di campionato) sono riusciti a far resuscitare Schone, che da tremenda delusione stagionale è tornato a rifulgere di luce diretta e a dominare. Siccome, da che football è football, la resa di un team dipende grandemente dalla funzionalità del centrocampo, ecco spiegato il salto di qualità nel gioco, sperabilmente prodromo ad una perentoria accelerata nei risultati.

A Nicola si deve non solo un ordine tattico più che accettabile ma – soprattutto – un deciso progresso in fatto di preparazione atletica. Un mese di lavoro intenso svolto in settimana ha ritemprato un undici non più sulle ginocchia, condizionato per mesi dalla scarsa tenuta di troppi individui.

Grazie al nuovo trainer torinese stanno riemergendo pure Pinamonti (forse corroborato anche dal termine di uno sfiancante tiramolla di mercato, vissuto interiormente come un dramma), Sanabria, Biraschi, sui quali giustamente il mister insiste. Lo stesso Criscito, dopo la squallida parentesi di fine mercato, sulla quale non vale la pena spendere neppure una parola, ha risposto alla grande non solo dal dischetto, confermando che la sua collocazione tattica ideale non è nel terzetto difensivo. Nicola, che lo aveva capito da tempo, ha insistito per ottenere rinforzi di esperienza e fisicità in mezzo (l'ex di giornata Masiello ieri non ha tradito, malgrado qualche smagliatura, e il colosso Soumaoro, potrebbe rivelarsi determinante nel gioco aereo) , così da poter dirottare il capitano sulla fascia.

Nonostante i due gol incassati  Bergamo, la tenuta difensiva è una conquista ormai definitiva. Peccato che, nonostante i due gol segnati, la prolificità in zona gol resta un problema irrisolto in sede di compravendita bis. Nicola ha trovato in Sturaro un prezioso attaccante aggiunto (grazie ad un raro tempismo negli inserimenti) e forse in Sanabria una seconda punta capace di garantire qualche segnatura, ma serve come il pane il contributo fattivo dei centravanti. A libro paga ce ne sono tre, ma per motivi differenti non stanno rispondendo alle attese, pur offrendo prestazioni egregie in copertura e in appoggio ai compagni.

E qui si torna all'assunto iniziale: benvenuti i punti ottenuti in trasferta, ma adesso bisognerebbe battere il Cagliari a Marassi. Un'impresaccia, resa ancor più ardua dall'ineffabile Massa, imperiese che sarà anche un arbitro internazionale, ma quando gli capita una corregionale (Samp o Genoa fa poca differenza) non perde occasione per danneggiarla. Quattro episodi nell'ultima gara lo chiamano in causa: la ancata ammonizione, in occasione del fallo da rigore, ad Hateboor, che con il “giallo” beccato nella ripresa, sarebbe stato espulso; la seconda ammonizione, sacrosanta, a Behrami, preceduta però da un fallo nettissimo su Biraschi non rilevato; le fiscalissime, grottesche ammonizioni, per perdita di tempo, a Perin e, soprattutto, a Romero, che era diffidato. Ti stati giocando la sopravvivenza, e se ti imbatti in fischietti ignari della regola più importante, quella del buonsenso, rischi di precipitare.

                PIERLUIGI GAMBINO


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