Juric e Veloso non bastano a spiegare la Resurrezione

16.04.2017 14:00 di Redazione Genoa News 1893   vedi letture

Ci rifiutiamo di pensare che un'ora di Veloso, pur apprezzabile, abbia rivoltato il Genoa come un calzino trasformando l'Armata Brancaleone oggetto di meritato ludibrio per oltre un mese in una squadra di calcio. E non possiamo neppure credere che il ritorno che del figliol prodigo Juric abbia prodotto di per se stesso effetti miracolosi. Forse un fine psicologo potrebbe esplorare il cervello dei pedatori rossoblù per comprendere le radici della resurrezione pre-pasquale; noi non ci proviamo neppure e ci arrendiamo.

Di sicuro la normalizzazione - il rientro del croato nella famiglia genoana - non è stata infruttuosa. Ivan ha inferto uno scossone poderoso ad un gruppo immerso nella sfiducia più nera e, probabilmente, con le ruote sgonfie anche a livello atletico. Le risultanze sono sotto gli occhi di tutti: come d'incanto, si è ri-ammirato il Genoa post-natalizio, quello temuto da ogni avversario per la feroce combattività, la ferma volontà di non arrendersi mai, la propensione alla corsa e al contrasto. Un collettivo che con le doti appena elencate è riuscito lungamente a mascherare qualche limite di qualità pura.

Forse non è un caso che Juric si sia ri-affidato all'ossatura originaria, ripudiando gli innesti di gennaio fatto salvo Palladino, da lui fortissimamente voluto e, dopo tutto, uno di casa. D'altronde, come non bocciare una campagna invernale disastrosa sotto ogni aspetto? A gara in corso, il mister ha fatto ricorso a due “nuovi”, e se Cataldi non ha spostato l'asse del match, Hiljemark ha goffamente aperto il contropiede laziale del 2 a 2 e si è poi divorato una mezza palla-gol.

Bando ai rimpianti, comunque. La Lazio ha legittimato il pari e, nel complesso, non ha ricevuto favori arbitrali, anzi. Il Grifo, raggiunto nel finale, poteva vincere, ma anche perdere, sicché va benissimo così. Basta ed avanza, per trascorrere una Pasqua in letizia, la metamorfosi messa in atto dal Grifone, che ha convinto tutti noi a non temere il futuro. Il Genoa di Mandorlini pareva impotente e incapace di raccogliere un solo punto, mentre quello dello Juric-bis appare in grado di tenere a distanza di sicurezza l'emergente Crotone. Inutile illudersi riguardo alla prossima trasferta allo Juventus Stadium, dove nessun ospite riesce a scongiurare il ko, ma dalle gare casalinghe con Chievo e Torino dovrebbero scaturire i passi avanti necessari per ratificare una salvezza già ipotecata.

Intanto, godiamoci la fine del lungo digiuno di Simeone (proprio ai danni del club che lo sta corteggiando con maggiore insistenza), il primo gol in campionato di Pandev (rabbioso ex) dopo tre anni, la riapparizione di Laxalt ai livelli dinamici di un tempo, la guarigione di Rigoni (tornato nel ruolo preferito alle spalle della punta). Continua a suscitare perplessità Burdisso, autore di due falli da rigore (punito quello veniale, non quello clamoroso) che denotano insicurezza, ma quale tecnico avrebbe il coraggio di accantonare l'elemento più navigato e carismatico?

Il Genoa ha invertito la rotta, e pazienza se l'ineffabile Mazzoleni, di gran lunga il fischietto peggiore della serie A, ha servito su un cabaret d'argento la vittoria all'Empoli. Nonostante l'impresa di Firenze, la compagine di Martusciello ci regala fiducia come potenziale retrocedenda se proprio il Crotone dovesse fare faville. Probabilmente, da qui alla resa dei conti i calabresi limeranno il distacco dal Grifo, ma da qui a recuperare 10 punti in sei gare...

PIERLUIGI GAMBINO

 


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