Non resta che un obiettivo raccattare qualche 0 a 0

20.03.2017 10:32 di  Redazione Genoa News 1893   vedi letture

Che la Mandorlini Band si sia creduta di disputare l'andata di un'eliminatoria di Coppa, visto che a Milano ha difeso sino in fondo, strenuamente, lo 0-1? Purtroppo, non è previsto in calendario il match di ritorno a Marassi...

Accantonando le facili ironie, i rossoblù hanno ripetuto – peggiorando però – l'andamento del derby: anche a San Siro si sono mangiati una mezza occasione in apertura e poi hanno beccato il gol. Il tempo per tentare il pareggio era addirittura superiore, ma gli ultimi due terzi di partita si possono condensare in un tre vocaboli: vuoto pneumatico disarmante. Contro il Milan forse peggiore della trentennale era Berlusconi, il Grifo si è arreso senza l'onore delle armi e non ci piacerebbe che il presidente Preziosi, nel prevedibile commento di metà settimana, sottolineasse che dopo tutto si è perso di strettissima misura.

Il Genoa ha sciorinato le uniche qualità che è doveroso riconoscergli: una decente fase difensiva quando la palla è sui piedi avversari. Vero che l'atteggiamento prudente, quasi rinunciatario adottato – con un folto nugolo di uomini a protezione di Lamanna - ha facilitato questo sviluppo, ma è indubbio che la difesa abbia tenuto. E questa sarà la sola strada da battere nelle prossime, durissime battaglie in programma. Più che a mantenere lo 0-0 di partenza, cosa possiamo pretendere da questa squadra così povera di tecnica e di forza d'animo?

Pazzeschi quei minuti finali in cui il Milan – mai accreditato di spiccate doti di palleggio – ha propinato agli impalpabili e straniti rossoblù un umiliante torello, senza che un solo avversario provasse, anche con un fallo, ad interromperlo. In questo Genoa così desolante per pochezza assoluta la sola difficoltà è capire dove terminino le carenze tecniche e inizino quelle caratteriali.

Mandorlini le sta provando tutte, compreso un cambio di modulo, ma almeno a Milano è stato impossibile contestare le sue scelte. Vero, c'è chi non si spiega l'accantonamento prolungato di Rigoni, dimenticando che è stato lo stesso giocatore ad ammettere che come centrocampista puro non si raccapezza più. E c'è pure chi discorda dalla sostituzione a gara in corso di Lazovic, il quale – come rimarcato dal mister nel dopo gara – ha ottenuto sin troppe chances, considerando le pessime prove offerte ad Empoli e nella stracittadina. Il serbo sarà leggiadro, bello a vedersi, ma continua a produrre più fumo di un opificio di Manchester.

A cosa, a chi aggrapparsi? Al rientro, dopo la sosta, di Miguel Veloso, che nel centrocampo di quattro mesi fa appariva l'anello debole e in quello attuale, invece, sarebbe la sola soluzione logica ad una spaventosa crisi. Ma attendersi dal genero d'arte dei miracoli sarebbe ingeneroso, data la caratura modestissima dei compagni di reparto e – almeno in parte – anche delle punte.

Sposiamo il realismo del Joker, non ancora convintissimo della salvezza (benché sia trascorsa un'altra giornata di campionato con le ultime quattro ancora al palo) e auspichiamo che la tifoseria rifugga almeno per qualche settimana da qualsiasi forma di protesta in grado di minare ulteriormente la già bassissima autostima dei calciatori. Le ultime vicende hanno d'altronde confermato che il presidente è un fuoriclasse nel cercare di riversare sui supporter più riottosi gran parte delle responsabilità dell'amara realtà attuale: autolesionistico concedergli altre opportunità al riguardo.

Un'ultima considerazione: il Prez replica ai contestatori rimarcando che Pavoletti e Rincon sono panchinari fissi nelle rispettive squadre e che Ocampos si è già beccato dalla stampa meneghina parecchi votacci. Ha solo spostato il discorso verso una tesi a lui gradita. La verità è che la dirigenza, ha sempre prodotto plusvalenze cedendo i calciatori più richiesti, ma sino a due anni fa ha saputo rimpolpare l'organico con nuovi elementi di valore, in grado di mantenere la squadra a livelli dignitosi. Le ultime due campagne estive, invece, sono state disastrose: solo Simeone si è rivelato un innesto di valore a fronte del rendimento insufficiente dei vari Gakpé, Pandev, Cissokho, Lazovic, Ntcham, Gentiletti, Orban, Ninkovic e chi più ne ha più ne metta. Ma il capolavoro è più recente: Pinilla (33 anni), Palladino (anni 34), Taarabt (parecchi chili in più del peso forma), Cataldi (prestito secco come lo erano Niang e Suso, ma evidentemente meno motivato), Morosini (prospetto interessante sulla carta, ma bocciato sia da Juric sia da Mandorlini), Beghetto (altro baby emergente mai impiegato sinora). Nessuno di loro ha garantito valore aggiunto ad una squadra allo sbando. Sarà sempre e solo colpa dell'allenatore di turno...?

PIERLUIGI GAMBINO


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