Perdere si può ma non così. Tutti colpevoli, Juric di più

04.11.2018 11:45 di  Franco Avanzini   vedi letture

Chissà se, al termine della partita col Genoa, le riserve dell'Inter, spedite in campo da Spalletti per far riposare parecchi titolari, si saranno fatte la doccia... Neppure loro probabilmente pensavano di poter assolvere all'impegno di campionato con tale disinvoltura e facilità. Sia chiaro, i rincalzi in nerazzurro sarebbero titolari in quasi tutti i club di serie A, ma solo un avversario sprovveduto avrebbe potuto trasformare in protagonisti e cannonieri giocatori come Joao Mario e, soprattutto, Gagliardini, da tempo ai margini del progetto societario.

Il Grifone ha scelto la maniera ed il punteggio peggiore per assolvere quest'impegno sulla carta proibitivo. Ci stava di buscarle, ma non così, consegnandosi letteralmente all'antagonista e denunciando carenze di gioco e carattere ogni zona del campo. Uno 0-2 sarebbe stato ancora accettabile ma una manita, seppur maturata in tempo di recupero, travalica le più nere previsioni e rischia di insinuare in seno a squadra e società inquietudini assai pericolose.

Quali attenuanti concedere, oltre alla forza dei nerazzurri? In primis la stanchezza accumulata con l'Udinese e nel recupero col Milan: un inevitabile scotto da pagare quando l'organico rigurgita di calciatori fisicamente e atleticamente limitati. Mettiamoci poi la topica di arbitro, collaboratore di linea e Var, che hanno convalidato il primo gol nerazzurro viziato da un patente fuorigioco di Gagliardini, rimasto tale visto il mancato tocco di Biraschi. Scusante comunque flebile, poiché, data la schiacciante superiorità dei meneghini, il castigo sarebbe stato solo rinviato di qualche minuto.

Ad essere generosi aggiungiamo che, con la squalifica di Criscito e gli infortuni degli altri veterani, in campo è scesa una retroguardia composta solo da Under 25 fatto salvo l'ineffabile Lazovic: e mai come stavolta si è avvertita l'assenza di un leader. Il resto dell'analisi non può che essere una pesante requisitoria, che deve assolutamente coinvolgerei calciatori scesi in campo e il tecnico che li ha schierati. Il peggiore è forse stato Pereira, che sin dai minuti iniziali non ha saputo reggere il pressing dei nerazzurri, andando in paranoia e regalando il vantaggio. Ad un'incollatura troviamo Lazovic, titolare fisso solo per l'assoluta mancanza di rimpiazzi. Come giustificare razionalmente quella sua fuga lungo l'out mancino, sullo 0-0, conclusa con un assurda ciabattata ad effetto quando Kouamé a centro area attendeva l'assist per portare in vantaggio il Genoa? E come perdonare il serbo che, in vantaggio netto, si è fatto anticipare da Politano involatosi così verso il raddoppio?

Da dimenticare anche la recita di Bessa, impalpabile. Impossibile pensare che Hiljemark, anche quello inguardabile delle prime partite stagionali, avrebbe fatto peggio contro una formazione fisica come quella interista. Detto che tutti i difensori puri (eccettuato in parte Biraschi, che la pagnotta se la guadagna sempre) hanno tradito le attese – basti riesaminare la terza segnatura, ad inizio ripresa, con la palla che ha danzato a lungo nei pressi della linea di porta senza che un solo genoano la colpisse – veniamo alle colpe di Juric che, invece di costruire una squadra attorno al suo capocannoniere, ha scelto la via più breve, quella di inviarlo in panchina a pro di Pandev, uscito dal campo anticipatamente tra gli applausi del popolo nerazzurro, memore delle sue giocate quando aveva un bel po' di anni in meno sul groppone. Il macedone l'ha fatto da spettatore non pagante mentre il polacco in mezza partita non è stato certo tra i peggiori e sarà d'uopo nelle prossime partite rilanciarlo.

La tifoseria genoana è imbufalita nei confronti di Juric, il cui ritorno era stato accompagnato da perplessità assortite e da diffuso dispetto. Nei progetti del Joker, il croato era e resta un semplice traghettatore, utile a sostituire Ballardini (da sempre inviso al presidente) e a non bruciare in questo terribile ciclo di gare il tecnico designato per la rinascita, probabilmente Nicola. In teoria, a mister Ivan potrebbe ancora essere concessa una chance, ma solo un esito sorprendentemente positivo contro il Napoli potrebbe salvarlo dall'esonero.

Così, salvo ripensamenti, la sosta di campionato favorirà un cambio della guardia considerato inevitabile in vista dell'unico match stagionale al quale i tifosi annettono importanza vitale: il derby. Aspettianoci l'ennesimo colpo di scena in questa discutibilissima fase recente dell'epopea preziosiana. D'altronde, se Gasperini è stato il solo allenatore in grado interrompere la sarabanda dei turn over sulla panca genoana, ci sarà pure qualche responsabilità di una dirigenza che certe domande dovrebbe essersele poste da tempo.

PIERLUIGI GAMBINO

 


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