Prez, stai a sentire Ballardini che chiede almeno sei rinforzi

21.05.2018 11:32 di Redazione Genoa News 1893   vedi letture

Perché mai negare, alla fine del campionato, un applauso e un coro di ringraziamento ai propri beniamini? Era giustissimo dedicare a tutti i giocatori – non solo capitan Perin, che ha le valigie pronte – un saluto cumulativo. D'altronde, la recente sequenza di sconfitte non poteva cambiare l'umore dl popolo genoano. Qualsiasi tifoso che non abbia il cervello obnubilato aveva già tratto da mesi conclusioni definitive riguardo alla caratura dell'organico rossoblù e dei singoli elementi. Certi risultati e certe prestazioni, offerte da un Genoa non più barricadero ma schierato come i supporters più esigenti reclamavano, è andato inevitabilmente a cozzare contro una realtà incontrovertibile. Non bene ma benissimo ha fatto il romagnolo a squadernare davanti agli occhi del presidente Preziosi (attento osservatore dal sofà di casa) i difetti più che i pregi di parecchi degli elementi che avrebbero dovuto conferire brio, vivacità, pericolosità offensiva e regalare, di conseguenza, gol e successi alla causa.

Un interrogativo è lecito: quanti dei 14 calciatori visti all'opera ieri meriterebbero uno spazio da titolare o anche da riserva di lusso nel Genoa dei sogni ballardiniani e preziosiani? I... fortunati si contano sulle dita di una mano di un monco. Escludendo i partenti Perin, Laxalt e Izzo, potremmo citare Biraschi, forse Pereira e Bertolacci. Possiamo aggiungere Lapadula, confidando che l'arrivo di due ali vere, capaci di servirlo con cross in area, lo risvegli dall'attuale letargo ed accenda in lui le sopite qualità di rapace. Integriamo poi l'elenco con Goran Pandev, ideale dodicesimo giocatore, i cui lampi di classe a volte sono accecanti, se inquadrati nell'arco temporale di mezz'ora.

Tra i rincalzi futuri si deve inserire El Yamiq, in costante progresso (anche se, da quando è diventato perno dell'undici base, il numero dei gol subiti è tornato spaventosamente a salire), ma chi altro? La speranza, ultima dea, ci suggerirebbe di attendere prima di bocciare i vari Bessa e Medeiros, col Toro tra i peggiori in campo: chissà che in un contesto differente, se affiancati da compagni più competitivi, non riescano ad emergere. Consentiteci però più di una perplessità.

La recente intervista concessa da Ballardini al Secolo XIX va condivisa in toto. Come negare che servano almeno sei innesti per trasformare non tanto la classifica quanto la spettacolarità di una squadra così impotente dalla cintola in su? Apprezzabile la sua richiesta di giocatori con superiore fisicità e qualità: due fattori pressoché inesistenti nel Grifone attuale, che continua a faticare pazzescamente per creare palle-gol, figuriamoci per finalizzarle. E non è un caso che a buttarla dentro, seppur platonicamente, sia stato Pandev, che rispetto a parecchi compagni parla tutt'altro linguaggio calcistico,

Ora tocca al Prez tacitare con i fatti i soliti cori a lui contrari partiti dalla Nord. Il presidente continua a mantenere la promessa più importante: quella secondo cui la gente rossoblù, con lui al comando, non patirà mai l'onta della retrocessione. Nei giorni scorsi ha garantito il varo di una squadra in grado di divertire il pubblico: lo attendiamo al varco, nell'auspicio che dal via della prossima stagione si faccia rivedere a Marassi, come è doveroso che sia per un presidente. Più che la sua presenza, comunque, contano i fatti legati al mercato. Il fatto che Balla abbia accettato di rimanere significa che ha ricevuto precise garanzie dalla società, alla quale non ha chiesto semplici ritocchi ma un profondo maquillage. In soldoni, occorrono un difensore centrale veloce e fisicamente prestante, almeno un centrocampista di livello assoluto, due esterni offensivi che sappiano il fatto loro (pare che siano già arrivati...) e un secondo centravanti che possa tener palla nelle gare di sofferenza e contribuire fattivamente al bottino di segnature.

Siccome il calcio è anche sentimento, qualche parola obbligata per due personaggi esemplari non solo per professionalità. Matteo Perin merita non solo la Nazionale ma anche l'approdo ad uno squadrone, come titolare e non come panchinaro. Ha servito il Genoa con incredibile attaccamento ai colori, dimostrandosi nettamente il più forte dei portieri rossoblù, almeno nel Dopoguerra. Mimmo Criscito torna a casa rinunciando a fior di milioni: erediterà da Mattia la fascia da capitano e la guida morale di tutta la truppa. Ha 31 anni e, prima di rendersi utile come dirigente, regalerà altre pagine indimenticabili sul campo di gioco. Il suo rientro è un colpo magistrale del Prez, che meglio non poteva avviare la ricostruzione.

PIERLUIGI GAMBINO


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