Tattica attendista e uomini giusti così il cinico Genoa andrà lontano

26.10.2016 13:21 di Redazione Genoa News 1893   vedi letture

Tutte le opinioni sono rispettabili. Tanto più quelle di un maestro riconosciuto quale Ivan Juric, al quale il Genoa del derby è piaciuto più di quello che ha surclassato il lanciatissimo Milan. Concordiamo sul fatto che i giudizi su una prestazione debbano prescindere dal risultato nudo crudo e anche sul fatto che in certi frangenti di stracittadina i rossoblù abbiano attinto a vette tecniche superiori a quelle toccate ieri sera, ma noi insistiamo a preferire l'ultima versione del Grifone, che ha vinto in virtù delle sue qualità più marcate: la combattività (che mai sfocia nella scorrettezza o nella cattiveria), il cinismo e soprattutto una ritrovata forza difensiva figlia di un atteggiamento tattico più attendista ed equilibrato.

Non è casuale che la Juric Band abbia fatto un figurone contro il Napoli e nella mezz'ora al cospetto della Fiorentina. Se l'avversario è ferrato, temibile e proteso a governare il match, il Genoa si trasforma positivamente e spesso diventa irresistibile. Il croato non lo ammetterà mai ma dalla sfida con i “cugini” ha imparato parecchie cose. Certi errori ieri non si sono ripetuti e il risultato ha dato ragione ad ogni scelta del tecnico. Determinante è stato evitare di pressare alto per non lasciare troppo campo a Niang e compagni ma non meno incidenti sono state alcune scelte di formazione.

Munoz non sarà un mancino naturale ma, al rientro dal primo minuto, ha confermato di essere – quando i muscoli di cristallo lo lasciano in pace – il difensore più forte dell'organico rossoblù e francamente tra lui e Orban c'è un abisso.

L'esordio dal primo minuto di Ninkovic è stato bagnato dal gol del vantaggio e da qualche altra giocata felice. Il serbo non avrà ancora i 90 minuti nelle gambe ma in qualche maniera determina sempre o quasi episodi favorevoli in zona offensiva. Può ancora migliorare ma già ora rende meno spasmodica l'attesa del ritorno di Ocampos.

Non ce ne voglia Lazovic, che nel finale ha propiziato l'autorete di Kucka targata raddoppio e che in futuro potrà proporsi come efficace crossatore per Pavoletti ma non reputiamo una semplice casualità il fatto che per la prima volta dall'inizio senza neppure una delle riserve dello scorso anno (oltre all'ex Stella Rossa, comunque presentabilissimo, ci riferiamo a Pandev e a Gakpé) in formazione i rossoblù abbiano tenuto in scacco i secondi della classe. I loro sostituti offrono in prospettiva superiori garanzie di rendimento.

Inevitabile, poi, ignorare il ritorno del figliol prodigo alla segnatura. Pavoloso è stato devastante in occasione del tris genoano, cogliendo immediatamente l'opportunità di mettersi in luce nel sontuoso anticipo del decimo turno ammirato in tv da milioni di appassionati, compreso il Ct Ventura. Juric lo schiererà dal via a Bergamo e allora ne vedremo delle belle, poiché ben pochi giocatori possono più di lui cambiare da soli il volto di una squadra.

Ultima considerazione: sposiamo in pieno l'opinione del tecnico e del presidente Preziosi secondo cui il Genoa, con qualche arbitraggio differente, sarebbe ora a contatto o addirittura davanti allo strombazzatissimo Milan (lui sì spinto in alto dai direttori di gara) e da altre formazioni partite con ben altre ambizioni, ma invitiamo tutto l'ambiente rossoblù, che mai ha vinto e forse mai vincerà il campionato dell'equilibrio nelle valutazioni, a non sollevare gli arti inferiori dal terreno, respingendo l'equazione tra il valore presunto dell'avversario di turno e i risultati.

L'esame di maturità di questa squadra, che in fase difensiva vale comodamente un piazzamento europeo, non è contro gli squadroni, spesso rivelatisi gli avversari più malleabili, ma di fronte alle provinciali (specialmente se affrontate a Marassi), che inducono a forzature – tattiche e mentali - spesso perniciose.

PIERLUIGI GAMBINO


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