Troppe ingenuità pagate a caro prezzo, nella e infortuni hanno inciso poco

15.12.2019 11:40 di  Franco Avanzini   vedi letture

Niente di nuovo sotto le spesse e nerissime nuvole che caratterizzano il cielo genoano. La perniciosa sconfitta nel derby s'incastra fedelmente nel quadro di un'annata ben delineata, nella quale alla modestia diamante dell'organico si abbinano reiterati momenti di jella. Infatti, non serve essere un profondo intenditore di football per asserire con ferma convinzione che un Grifo con Kouamé, Sturaro, Pandev, Agudelo e – magari – Favilli in campo mai e poi mai avrebbe perso la stracittadina e, anzi, se la sarebbe probabilmente aggiudicata.

Gli infortuni dell'ultima ora accorsi a Sturaro e Favilli hanno complicato il già arduo compito di Thiago Motta, ma vogliamo dimenticare che il Genoa è abituato da mesi a rinunciare ai due infortunati cronici e che la società avrebbe dovuto reperire già in estate alternative degne? Possiamo forse negare che le contemporanee squalifiche di Pandev Agudelo non sono scaturite da topiche arbitrali ,a dall'autolesionismo dei due? In definitiva, solo il gravissimo incidente di gioco patito da Kouamé rientra negli episodi classicamente sfortunati. Davvero poco per poter accampare crediti da un destino che lo scorso maggio era stato benefico e provvidenziale.

Quando tutti o quasi i calciatori, nell'arco di mezzo campionato, si macchiano di sbagli decisivi si può solo recitare il mea culpa. Se col Milan sbagli un rigore nel finale, se ne regali uno in zona recupero alla Juve e un altro, evitabilissimo, nello spareggio di Ferrara, se a Lecce ti distrai due volte in fase difensiva, fallisci la palla gol del 3-0 e commetti imperdonabili ingenuità disciplinari, puoi solo incolapare te stesso. Nell'ultimo match, già immerso nel clima pre-natalizio, guai a sprecare la ghiotta opportunità di un cadeau ben infiocchettato ai cugini: stavolta la firma apposta sul bigliettino appartiene a Ghiglione.

Da tempo immemore succede che quando meriti di vincere pareggi e quando meriti di pareggiare perdi, secondo una perfetta media retrocessione, interrotta solo dal trionfale secondo tempo contro un Brescia infiacchito dalla terapia perdente di mister Grosso, peraltro già esonerato. A sentire Thiago nelle conferenze post-gara c'è da rabbrividire: sabato sera ha asserito papale che è giusto proseguire con la mentalità attuale, quella protesa a vincere ogni partita, anche la prossima in casa della capolista Inter. Se in questi mesi di campionato, il Grifo – con Andreazzoli e poi con l'italo-brasiliano – avesse affrontato qualche match col primario intento di incassare il punticino, la classifica attuale sarebbe meno disastrosa,

Insomma, non sta girando nulla in questo Genoa, e anche il tifoso più ottimista fatica a trovare appigli plausibili. Tornando al match più sentito, se una squadra dispone di un Gabbiadini capace di giocate determinanti e l'altra schiera un Sanabria assurdamente altruista verso un compagno... inesistente quando chiunque avrebbe sparato in porta a colpo sicuro, come sorprendersi di un determinato verdetto? La'amara verità è che a troppi calciatori rossoblù la serie A sta larghissima e al di là delle recenti dichiarazIoni di fiducia rilasciate dal presidente, lo stesso Thiago farà bene a non sentirsi saldamente incollato alla panca genoana, specialmente alla vigilia della sosta natalizia. Ma chi pensa che basterebbe immettere nelle sliding doors rossoblù un terzo ospite per restituire il sereno è in illuso e basta.

Per provare a risalire la corrente occorre una cura da cavallo, una rivoluzione assoluta in ogni reparto, con parecchi innesti dal rendimento sicuro ed anche qualche clamorosa partenza (magari di chi, pur onusto di gloria, da valore aggiunto si è trasformato in peso morto). Impresa ardua, considerando lo scarsissimo appeal suscitato dalla piazza genoana tra i calciatori prestigiosi in esubero nei grandi club. Prepariamoci ad un mercato spumeggiante, nel solco della tradizione preziosiana, ma mai come come quest'anno è forte il timore che quantità e qualità non finiranno per sposarsi, specialmente se il re delle plusvalenze non dovesse finalmente decidere di allentare le maglie del portafogli.

                                PIERLUIGI GAMBINO


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