Un crollo verticale che parte da lontano

16.01.2017 12:01 di Redazione Genoa News 1893   vedi letture

Ci piacerebbe sapere dal presidente Preziosi cosa intenda quando garantisce comunque un “campionato dignitoso”. Forse, finire quintultimi o addirittura un gradino più in basso – pur a debita distanza dalle tre retrocesse – è sufficiente a salvare la dignità a due anni di distanza da una strameritata sesta piazza e ad uno da un'accettabile undicesima posizione? Di sicuro, è questo il destino che attende una squadra ormai smarrita, in preda a problemi psicologici e a carenze tecniche difficilmente colmabili.

A Cagliari, dopo quei venti minuti nel cuore del primo tempo che avevano riaperto il cuore alla speranza, si è spenta improvvisamente la luce e si sono viste cose inenarrabili. D'altronde, basta ed avanza una notazione: nonostante i quattro gol sul groppone, il portiere Lamanna è stato il migliore del Grifo.

No, il tracollo in terra sarda non è frutto di casualità o di una semplice giornataccia. Gratta gratta, emergono altre carenze. In primis, ovvio, le due cessioni pesanti di Pavoletti e Rincon. Passi la prima, che peraltro ha rappresentato per i giocatori rimasti in organico un pessimo messaggio, ma la seconda è stata delittuosa. Il venezuelano non a caso è capitano della sua Nazionale: il suo apporto non si misura solo con i passaggi riusciti e i palloni recuperati, ma anche (soprattutto) con il carisma che ha saputo sempre trasmettere. Senza di lui, l'intera squadra – non solo il centrocampo – ha perso il bandolo della matassa e di sicuro non potrà bastare il decoroso – ma nulla più – Cataldi a ritrovarlo.

Detto delle cessioni, molto ci sarebbe da eccepire riguardo agli innesti invernali. Pinilla è un mestierante di livello, ma la sua condizione lascia parecchio a desiderare: gli occorrono almeno altre due-tre settimane per rimettersi in carreggiata. Poi, Taarabt: non può che definirsi una scommessa l'ingaggio di un calciatore che non gioca da due anni. Per lui non basterà un mese di lavoro, e Juric lo ha capito. Così come ha compreso, denunciandolo a chiare lettere, che al momento attuale la serie A sta larghissima sia a Beghetto (un pugno di presenze tra i cadetti a 23 anni compiuti) sia a Morosini (non brillantissimo negli ultimi mesi al Brescia), promesse e nulla più che abbisognano di un lungo ambientamento.

In teoria, la salvezza anticipata dovrebbe consentire al Genoa di sfruttare al meglio il girone di ritorno per valorizzare i propri giovani, ma alla prova dei fatti il malcapitato Juric ha schierato inizialmente nell'isola un over 35 (Burdisso), un over 32 (Rigoni), un prestito secco (Cataldi), un talento inespresso in forte odore di taglio (Ocampos, che non vale certo gli oltre 8 milioni fissati come cifra del riscatto), un giocatore che sa già di partire a luglio (Laxalt, in calo verticale negli ultimi mesi). E' così che si prepara il futuro? Tutto ok se questi atleti garantissero rendimento elevato e punti in classifica, ma se si beccano quattro pere (a una) da un Cagliari largamente incompleto e non certo irresistibile, è doveroso porsi parecchie domande.

Purtroppo, la società ha fallito per il secondo anno il mercato estivo, che di accettabile ha regalato solo Simeone e (in parte) Edenilson a fronte delle partenze di Suso, Ansaldi e Dzemaili. In inverno, invece di porre rimedio agli errori, ecco partire Pavoletti e Rincon ed invece restare (almeno sinora) per mancanza di estimatori i vari Pandev, Gakpé (ora in Coppa d'Africa), Ntcham, Brivio, Gentiletti, tutti assidui frequentatori della panchina e pesantissimi basti sul fronte ingaggi.

Ovviamente, Juric è ora in discussione e contro i suoi vecchi ragazzi del Crotone si gioca la vita. Sicuramente ha commesso errori, ma è il meno colpevole di questo sfascio. Ha però la responsabilità di un'eccessiva acquiescenza di fronte all'operato della dirigenza si a luglio, sia in tempi recenti. Gasperini, meno aziendalista di lui, si sarebbe comportato diversamente. Ciò premesso, era prevedibile che un tecnico all'esordio nella massima serie patisse maggiormente all'insorgere delle prime difficoltà. E qui si avverte, come un macigno, l'assenza di un vero e proprio direttore sportivo, in grado di scuotere la squadra al posto di un patron spesso assente e di consigliare adeguatamente l'allenatore in molti momenti della quotidiana attività. Capozucca, ora al Cagliari, era preziosissimo anche in questo delicatissimo compito.

Consoliamoci sottolineando che, a meno di clamorosi sviluppi, la permanenza nell'Olimpo non è a rischio, e di ciò va dato merito al presidente che da un decennio ormai garantisce alla piazza certi prestigiosi palcoscenici. Tuttavia, è sempre più esacerbato l'umore di gran parte dei tifosi genoani, ai quali viene difficile, quasi impossibile dare torto.

PIERLUIGI GAMBINO


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