Lettera a Enrico Preziosi

10.08.2016 11:26 di  Carlo Dellacasa   vedi letture

Caro Presidente,
non sono d'accordo.

Ieri sera ho ascoltato, immerso tra più di un migliaio di genoani, quello che lei ci ha voluto comunicare. È stato un incontro cordiale, all'insegna della reciproca stima, nel quale tra i tanti messaggi ho colto soprattutto un punto. Se quasi due lustri fa abbiamo dovuto metabolizzare il suo "non mollo", beh, questa volta, sono stato colpito dalla "passione" accostata spesso al patire nel seguire il Genoa. 
Ci ha confidato di aver preparato addirittura 14 pagine ricche di dati e numeri che non ha letto. Ha voluto parlare senza seguire uno schema ma il cuore. Lo so che in tanti non crederanno a questa sua uscita, ma io l'ho sentita molto più vera di tanti conti economici che in un modo o nell'altro avrebbero potuto essere confutati e, magari, rivoltati a piacimento.
Alla base di quello che ci ha portati tutti ai Magazzini del Cotone c'è una passione profonda che viene tramandata di generazione in generazione. Il Genoa - azienda che lei gestisce da tanto tempo ormai - non è un'azienda. No, non mi sono sbagliato, ho ripreso proprio le sue parole.
Questa situazione mi preoccupa da una parte e mi rende orgoglioso dall'altra. L'azienda è l'obiettivo al quale dovremmo puntare per mettere davvero in sicurezza il Grifone, il fatto che non lo sia rende ancora più forte questa realtà che va al di là dei bilanci e delle perdite d'esercizio.
E proprio per questa peculiarità di non-azienda mi piace immaginarla a spegnere il televisore negli ultimi minuti di una partita in cui le maglie rossoblù stanno soffrendo perchè quel tempo pare infinito. Mi piace sentirle dire che lei ama il suo lavoro e il Genoa in particolare.
Ma, mi permetto, ci lasci ancora sognare. Su questo punto non sono d'accordo: non come uomo razionale, ma come genoano. 
Non smetta di pensare che la stella sia lì ad attendere chi avrà più voglia e coraggio per afferrarla. Gli eroi, i miti, gli immortali prendono forma e vita proprio quando l'impresa non è umana. Il calcio moderno probabilmente non consentirà mai  - almeno sulla carta - ad una piazza come quella rossoblù di raggiungere certi traguardi. Ma non se lo racconti, torni a pensare come qualche anno fa, che quel presidente potrebbe essere lei, che quel sogno potrebbe avverarsi. Non lo faccia con il bilancio in mano, lo faccia ripensando a quelle corse sotto la Gradinata Nord. Se il Genoa, come credo, le è entrato nel sangue, sa che quel campionato che deve iniziare ogni anno non sarà solo un giro di giostra, ma una magnifica avventura da regalare a migliaia di tifosi. Se lei non coltiva questo sogno ben difficilmente potremmo farlo noi.
C'è tempo per vendere i gioielli - che si batteranno il petto con un'altra maglia un domani - per far quadrare tutto, quello fa parte del manager e professionista. Ma il Genoa è un patrimonio che vive di mito e passione. Il mito è nella sua storia, la passione la mettono giornalmente tutti i tifosi rossoblù vivendo la loro genoanità. Lei oggi mi ha fatto sentire di averne tanta. Non la faccia scemare e si diverta di nuovo come prima e sono sicuro che anche noi ci divertiremo. Perchè? Perchè noi siamo il Genoa, e solo noi sappiamo veramente cosa significhi esserlo.


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