INTER GENOA: UNA CORAZZATA E UN TABU' VECCHIO DI 30 ANNI MA IL GRIFONE NON HA NULLA DA PERDERE

03.03.2024 16:35 di  Radazione Genoa News 1893   vedi letture

Mancano tre settimane ai trent'anni dall'ultimo acuto rossoblù nella San Siro nerazzurra. La doppietta di Ruotolo, tutto meno che uno spietato cannoniere, e il sigillo di Tomasone Skuhravy autografarono quel Gronchi rosa che i tifosi coi capelli sale e pepe rammentano ancora con fierezza. Il tabù in casa della Beneamata è il terzo più duraturo, dopo quello pazzesco in casa della Roma (solo un successo, nel '90, perdippiù al Flaminio) e quello di Firenze (si deve risalire ai tempi di Pruzzo!). Onestamente, credere che cada proprio in questo posticipo del lunedì appare come una pia illusione, ma il calcio è sempre prodigo di clamorose sorprese....

La Beneamata viaggia a ritmi mai toccati da nessun altro club di serie A. Una macchina da gol e punti che non trova ostacoli. Possibile che rallenti proprio in questa circostanza? La speranziella, flebile, è in vita. Dopo tutto il Grifone, in virtù del calendario asimmetrico tra a andata e ritorno, è stata l'ultima avversaria a strappare un punto ai nerazzurri. Un precedente che i genoani ottimisti interpretano così: “L'Inter ci soffre, abbiamo le giuste caratteristiche per fermarla”. I pessimisti invece non s'illudono: “Tra i milanesi crescerà la voglia di rivalsa”.

Considerazioni in libertà, utili ad accrescere l'interesse per un match che – classifica alla mano – rischia di essere tra i meno stuzzicanti della giornata. Sì perché la banda di Inzaghino potrebbe tranquillamente pigiare il freno senza porre a rischio lo scudetto della seconda stella, già finito virtualmente nelle sue tasche, e la truppa del Gila può permettersi di perdere a di mantenere ugualmente una serenità assoluta.

Secondo logica, non c'è confronto, ma al di là del verdetto, pressoché scontato, conta il modo. Una cosa è perdere con uno-due gol di scarto, sfruttando il palcoscenico più prestigioso per mettersi in mostra, e un altro è accordarsi alle numerose formazioni già uscite con le ossa rotte dalla Scala. Il “nocciolo” risiede probabilmente nella durata della strenua resistenza alle offensive interiste. Andando ad analizzare le gare dei meneghini, si scopre che il primo gol giunge raramente nei primissimi minuti e spesso è preceduto o causato da decisioni arbitrali perlomeno dubbie. Sarebbe importante, insomma, conservare lo 0-0 il più possibile: non tanto per inseguire il sogno di un pareggio ma per scongiurare una goleada al passivo. Sì perchè l'abitudine di Lautaro e C. è di dilagare appena l'avversario di turno si scopre per cercare il pareggio.

Gilardino non può che chiedere ai suoi una concentrazione pazzesca, un'attenzione anche ai minimi particolari, una gara di estremo sacrificio, sperando che tutto ciò sia sufficiente. L'Inter è specialista nel recuperare palloni sulla trequarti rivale sfruttando anche il minimo errore nel disimpegno. Dunque, stavolta niente fronzoli o rischi inutili: Martinez, spesso incaricato di avviare l'azione dal basso, avrà il solo compito di sparacchiare la sfera il più lontano possibile, confidando che Retegui la accalappi e che Gudmundsson si attiri qualche fallo.

E' alto il pericolo che il Genoa venga schiacciato al limite della propria area e non riesca ad allentare la pressione, e non sarà così agevole sfuggire a questa prigione. Va però aggiunto che l'Inter non è così terribile se deve abbattere una muraglia di difensori.

Gila, salvo sorpresone, si affiderà all'undici titolare, ormai definito. Il recupero di Vasquez non è da trascurare: non ce ne vogliano Vogliacco e Cittadini, ma il messicano offre ben altre garanzie. La probabile conferma di Messias in mezzo al campo è, almeno in teoria, il segnale che il mister intende anche offendere e non solo coprirsi ad oltranza, ma è chiaro che l'ex rossonero e Badelj dovranno sputare sangue per chiudere ogni varco davanti alla terza linea: a costo di sfiancarsi e di dover chiedere il cambio ben prima che finisca il match.

Fondamentale sarà anche il lavoro degli esterni, probabilmente opposti a due pari ruolo particolarmente ferrati nella fase offensiva: Dumfries, abile negli inserimenti, e Di Marco, il cui sinistro di velluto – specialmente nei traversoni - è forse il più ispirato di tutta la serie A.

Inzaghi, in vista delle sfide di Bologna e Madrid, opererà una sorta di turn-over. Mancheranno Calhanoglou e Bastoni, e non si tratta di assenze di poco conto, mentre i convalescenti Thuram e Acerbi sono in bilico e qualche altro protagonista abituale potrebbe tirare il fiato. Per i rossoblù lievissimo vantaggio che però non deve illudere: i secondi undici di Inzaghi formano una squadra che si giocherebbe comodamente l'ingresso in Europa League. Purtroppo non mancherà Lautaro, a caccia di record di prolificità: cercasi un inventore che trovi il modo di neutralizzarlo (con mezzi leciti, ovvio).

                           PIERLUIGI GAMBINO


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