Alla scoperta di Bardonecchia: storia, paesaggio, enogastronomia

29.07.2016 18:34 di  Marina Denegri   vedi letture

Tempo di seconda parte del ritiro estivo, tempo di  Bardonecchia. Da domenica prossima (31 luglio, ndr) fino a venerdì 6 agosto la squadra completerà la propria preparazione in altura e in terra piemontese. Sei giorni durante i quali i tifosi potranno, oltreché vedere all’opera i giocatori che di lì a poco scenderanno in campo per il campionato (inizio previsto per il 21 agosto al “Ferraris” contro il Cagliari), visitare o trascorrere qualche giorno in questo centro.

Centro che noi di Genoa News 1893 vi faremo ora conoscere, fornendovi qualche cenno storico, alcune informazioni utili su cosa vedere e cosa fare, con anche qualche consiglio enogastronomico.

IL PAESE - Bardonecchia è situato a 1312 metri di altitudine, in alta Val di Susa. Si trova all'incirca a 90 km a ovest di Torino, al confine con la Francia e in una vasta conca in cui convergono quattro valli disposte a ventaglio: quelle di Rochemolles, del Frejus, della Rho e di Melezet con la Valle Stretta.

UN PO’ DI STORIA - La più antica citazione del nome del luogo a noi nota risale al Diploma di Ottone III del 1001. Troviamo, infatti, Bardisca, probabile contrazione di Bardonisca, comprovata dal fatto che nel Diploma di Manfredo del 1029 si menziona Bardonesca e, pochi anni dopo, nel Chronicon Novalicense, Bardonisca. La spiegazione più attendibile del toponimo è forse quella che fa risalire la radice bar- al celtico con il significato di “rilievo, sommità boscosa”; presente anche nel gallese e nell’irlandese con lo stesso significato.

A causa della sua posizione geografica, chiuso in una conca e lontano dalle grandi vie di comunicazione del passato, ad eccezione delle mulattiere del Colle della Scala e del Colle della Rho, il paese ha da sempre una storia a sé rispetto al resto della valle. Gelosa della sua relativa indipendenza, Bardonecchia ha utilizzato il motto, da esporre sotto lo stemma comunale “Seigneur de soi même”.

COME ARRIVARE -  Bardonecchia è raggiungibile sia in auto sia in treno.

In auto - Per chi si muovesse in automobile, è consigliato procedere lungo l’autostrada A32 Torino-Frejus oppure utilizzare le strade statali SS 24, SS 25 e SS 335 della Valle di Susa.

In treno - Chi invece si spostasse in treno, può farlo lungo la ferrovia internazionale Milano-Parigi, di cui Bardonecchia è l’ultima stazione italiana proprio all’imbocco del traforo del Frejus, oppure la linea Torino-Bardonecchia. Per maggiori informazioni consultare il sito www.trenitalia.it e www.tgv-europe.com

COSA VEDERE - L’antico nucleo abitato di Bardonecchia è costituito dal cosiddetto "Borgovecchio", raccolto attorno alla Chiesa Parrocchiale di S.Ippolito. Gran parte del Borgovecchio è stato recentemente oggetto di interventi di riqualificazione ambientale, con pavimentazione in pietra di molte strade, rifacimento dell’impianto di illuminazione e posa di elementi di arredo urbano.

La chiesa parrocchiale è dedicata a Sant’Ippolito e a San Giorgio ed è di notevole interesse storico-culturale per l’arredo interno. Dell’edificio risalente al XIII secolo, rimane il campanile romanico. L’attuale edificio è frutto di una riedificazione della prima metà dell’Ottocento. Al suo interno, gli arredi e le decorazioni offrono un interessante spaccato dell’arte sacra alpina.

Sulla piazza della Chiesa si affaccia il Museo Civico, edificio ottocentesco, antica sede della casa comunale, che accoglie, su due piani, le testimonianze della cultura materiale del vecchio borgo montano. Nato nel 1953 è uno spaccato della vita e della cultura della gente di montagna, legata all’economia agricola e pastorale che caratterizzava il paese, prima dell’avvento del turismo. All’interno del Museo, nella sala del piano terreno sono raccolti oggetti, mobili, arredi ed attrezzi legati alla vita quotidiana ed una piccola sezione di arte sacra e antichità religiose. Si possono osservare inoltre, il costume femminile locale e i preziosi pizzi realizzati a tombolo (lavorazione che sembra sia stata introdotta in Alta Valle Susa nel XVII secolo, e che ha reso famosa l’attuale frazione di Rochemolles già dal XVIII sec.).
Al piano superiore sono esposti oggetti ed attrezzi da lavoro, fotografie che ritraggono momenti di lavoro di un tempo.

In alcune vie del Borgovecchio, sulle pareti delle abitazioni esposte favorevolmente, sono ancora presenti alcune meridiane. Al di là della loro funzione di orologi solari, sono esempi di quell’arte minore della pittura muraria che era diffusa lungo tutto l’arco alpino.Le quattro meridiane di Bardonecchia si trovano in Piazza Suspize, Via Herbarel, via Fiume e via Pasubio, vie del Borgo Vecchio.

Appena a monte dell’abitato si scorgono i ruderi di una torre, la Tur d’Amun: è quanto rimane della torre maggiore dell’antico castello dei Signori di Bardonecchia risalente probabilmente al XV secolo.

Dal Borgovecchio si può raggiungere direttamente la Frazione Les Arnauds tramite una piacevole e pianeggiante passeggiata: la passeggiata del canale, che si imbocca dal ponte delle Tre Croci. Dal centro storico si accede altresì alle due Valli della Rho e del Frejus, alle omonime grange ed alle borgate. I colli della Rho e del Frejus, percorribili a piedi o in mountain bike o a cavallo, collegano Bardonecchia alla cittadina francese di Modane, primo centro francese allo sbocco del tunnel del Frejus.

Il centro storico di Bardonecchia è poi collegato al cosiddetto "Borgonuovo" (nato a metà dell’800 in concomitanza con i lavori di perforazione del traforo del Frejus) dalla centrale Via Medail, è il cuore turistico di Bardonecchia: negozi, botteghe, sale giochi, gelaterie, pasticcerie, ristoranti e bar si aprono sui lati della strada, a traffico limitato, affollata di turisti nei periodi di alta stagione. Via Medail prosegue anche nella zona del cosiddetto Sottopasso. Anche questa zona è ricca di negozi, bar, ristoranti e locali pubblici. La grande piazza del Sottopasso ospita il mercato nelle mattinate del sabato. A duecento metri dalla piazza, in direzione Rochemolles, si trova lo storico imbocco della Galleria ferroviaria del Frejus. Dalla zona Sottopasso si accede alle Frazioni Rochemolles e Millaur.

Tra le cose da vedere a Bardonecchia anche il  Palazzo delle Feste (edificio in stile Liberty del primo decennio del XX secolo. Oggi è il Centro Congressi di Bardonecchia. In questi giorni ospita la mostre “Genti Himalayane”, a cura di Luciano Michelozzi.Memorie di viaggio e ricordi di luoghi lontani), il Forte Pramand (fortificazione di costruzione relativamente recente, datata 1905), la Batteria Jafferau e la Batteria del Foëns (opere di fortificazione militare in quota), la Galleria e le grotte dei Saraceni (tunnel che corre al fianco della strada militare e destinato al trasporto su ruota. Imboccando a piedi la galleria è possibile raggiungere la strada militare e passare sotto le grotte dei Saraceni dove leggenda vuole sia sepolto un tesoro appartenente al califfo Abdullah Hassa, frutto delle scorribande corsare del X secolo).

Eppoi il Forte Bramafam, fortificazione militare, realizzata nel 1874, che ha avuto la funzione di fornire allo sbocco del tunnel ferroviario del Frejus (inaugurato nello stesso anno) una protezione d’artiglieria per bloccare le truppe francesi. Proprio nella realizzazione del Forte il connubio della pietra con il calcestruzzo e altri impianti avveniristici nell’installazione dell’artiglieria, ne ha fatto una delle più importanti fortificazioni delle Api Cozie di fine Ottocento. I lavori furono completati nel 1899, e il Bramafam fu dotato di due torri corazzate per i cannoni. Si possono individuare tre distinte sezioni del Forte: la Piazza d’Armi,  il Forte principale, l’avan Forte. Il forte fu rafforzato negli anni Trenta e nella seconda guerra mondiale ha avuto il compito di guardia alla frontiera. La realizzazione del museo recentemente ricavato nel forte Bramafam, dedicato all’evoluzione dell’architettura militare, costituisce un valido esempio di riutilizzo e valorizzazione delle strutture militari sopravvissute e della loro storia.

COSA FARE - Per i più sportivi a Bardonecchia si possono praticare praticamente tutti gli sport e le attività outdoor: trekking, nordic walking, tennis, calcio, moutain bike, escursioni a piedi, vie ferrate, beach volley, adventure park, arrampicata sportiva, free climbing e golf. Gli appassionati della Mountain Bike invece potranno soddisfare gran parte dei loro desideri.

COSA MANGIARE - Specialità di Bardonecchia e della Val di Susa sono i Gofri (cialde sottili, dalla caratteristica superficie “a nido d’ape”, ottenute da un impasto di acqua, farina, lievito di birra e un pizzico di sale, da gustare sia in versione salata, farciti con salame, pancetta, prosciutto e formaggio, sia in versione dolce, ricoperti di miele, marmellata o crema al cioccolato) e la Fujasa (focaccia dolce di pasta lievitata arricchita con uva passa e profumata con un goccio di grappa).
Tra i primi piatti si consigliano le Ghinefle (gnocchi di patate nel cui impasto possono essere presenti verdure di stagione tritate e soffritto e mollica di pane di segale raffermo, cosparsi di burro fuso e lamelle di toma e gratinati), le Cahlette (gnocchi preparati con patate, uova cipolla e lardo e conditi con sogno di selvaggina, funghi o erbe),  la Soupe grasse (zuppa a base di segale, toma, burro, brodo, cipolla, noce moscata e bacche di ginepro), la torta di San Pietro (purea di patate, fave e castagne lesse legata con uova, cotta su un fondo di pasta per pane di segale e poi servita irrorata di burro e rosmarino), il risotto con le castagne,  la minestra con orzo e le castagne. Tra i secondi spicca senz'altro la Fricassà mescià (fritto misto, con vari pezzi di carne).
A livello caseario, un formaggio sicuramente da assaggiare è la Toma del lait brusc (formaggio vaccino crudo, dal sapore forte e deciso, spesso accompagnato da polenta e salumi e gustato con vini rossi). Tra i dolci, inevitabile ricordare i canestrelli (alla vaniglia o al cacao) e le paste di Melia.

COSA BERE - Sui pendii della Val Susa  vengono coltivati vitigni autoctoni (Avanà, becouet, chatus, grisa nera, baratuciat, gros blanc) da cui si ottengono vini unici ed interessanti. A questi si affiancano i più o meno noti barbera, dolcetto, neretta cuneese e carcairun (gamay). 
Un consiglio per finire il pasto? Il San Sebastiano (detto "vino del Ghiaccio" per il particolare procedimento produttivo che prevede una vendemmia tardiva, con i grappoli lasciati sul tralcio fino al periodo invernale), dal colore rosato e dalle sfumature dorate, con un profumo ed un aroma che ricorda la frutta esotica ma anche l’albicocca ed i fichi secchi.
 

 


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