Juric: "Simeone? Lavora come un matto per vincere"

10.12.2016 12:07 di Redazione Genoa News 1893   vedi letture

Ivan Juric, intervistato da La Gazzetta dello Sport, è tornato sull'esperienza nerazzurra intrapresa da assistente dell'ormai ex allenatore del Genoa Gian Piero Gasperini: "Due mesi sono pochi per sognare, non per imparare - ha ammesso il tecnico croato, che domenica sera tornerà a San Siro da avversario - All'Inter ho scoperto un mondo straricco che non conoscevo, abitato da calciatori che sono allo stesso tempo aziende, e però restano ragazzi semplici: puoi penetrare anche dei cuori con cose normali, affrontandoli da uomini 'normali'"

Alla Pinetina, in quegli anni si respirava ancora l'aria speciale di José Mourinho, come ammesso dallo stesso allenatore rossoblù: "All'Inter ho capito che in un nuovo mondo non bisogna mai sembrare deboli: altrimenti sei delegittimato presto, e i giocatori certe cose le percepiscono al volo. Ma di quei due mesi all'Inter ho un ricordo più netto degli altri: parlavano tutti di Mourinho. Era evidente: da lì era passato un capo".

Su Pioli: "Un capo è quello che adesso l'Inter sta cercando e siccome non dev'essere per forza un presidente, auguro a Pioli di diventarlo presto. Ha tutto per riuscirci: è solido, onesto, uno dei pochi ai quali chiederei e ho chiesto informazioni su dei giocatori. Glielo auguro perché l'Inter non ha niente di meno della Juve: è meno tosta, ma ha più talento. Dunque va affrontata facendo un po' più di possesso palla: il 'mordi e fuggi' con loro non credo possa bastare".

Se all'Inter si parla molto di un possibile approdo di Diego Pablo Simeone sulla panchina nerazzurra, Ivan Juric può vantarsi di allenarne il figlio, che tanto bene sta facendo proprio con la maglia del Grifone. "Ho parlato col “Cholo” solo una volta – era venuto a trovare il figlio – ma ricordo bene come giocava. Ecco, Giovanni ha il suo gusto della sfida, la stessa voglia di vincere. Lavora come un matto, per vincere: non so quale potrà essere il suo massimo ma so che ci arriverà, sicuro. E poi ha un talento particolare dentro l’area: stiamo facendo un gran lavoro sulla gestione della palla, ma nel suo secondo gol alla Juve di mio non c’è nulla, è tutta roba sua".

Sulla Juventus, ultima 'vittima' di un Genoa letale in casa: "Si, ho segnato un gol alla Juve e non è stato un gol qualsiasi. Unico: con la maglia del Genoa questo mi basta. Non so cosa ci facessi lì, così vicino alla porta. Importante: i tifosi non mi avevano accettato bene, mi diede credibilità".

"Il 3-1 di due settimane fa di più? Abbiamo dimostrato che hanno un sacco di risorse ma sono battibili. Come? Rischiando: prendendoli alti, tutti avanti con momenti di aggressione totale. Ma anche gestendo: dopo averli castigati. Io comunque ad agosto non ho mai pensato, come tanti, che la Juve avesse già vinto lo scudetto. Anzi, visto come giocano Roma e Napoli, non sono così sicuro che lo vinca". 

Sul 'loco', a cui tanto è stato paragonato proprio il tecnico rossoblù: "Bielsa non è stato un modello: è stato una mania, un innamoramento. Una persona “prendere o lasciare”, onestà d’altri tempi: chiunque rispetto a lui è più calcolatore a livello umano, anch’io. Lui è la sintesi dell’accettazione dell’uno contro uno. E io, come ho sempre odiato prendere gol, ho sempre amato l’uno contro uno".


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