A Torino primo bivio per Ballardini: modulo e uomini, basta incertezze

21.10.2021 16:50 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

Momento delicatissimo, classifica deficitaria, e meno male che l'avvento degli jankees ha stemperato la rabbia montante di una tifoseria che si sente ancora una volta tradita dal presidente uscente. Le aspettative legate alle sfide marassine contro Verona e Sassuolo e alla trasferta di Salerno parlavano di un bottino di almeno cinque punti, così da parare i probabili contraccolpi dovuti ad un calendario successivamente assai più aspro. Invece i due punticini incamerati rappresentano di per sé un fallimento e la situazione s è vieppiù complicata con i recenti successi dello Spezia (non clamoroso contro i granata di Lotito, ma si sperava nel pari) e soprattutto del Venezia (su una Fiorentina molle e arrendevole).

I conti non tornano affatto ed è ormai maturata la sensazione che il Prez abbia costruito l'ennesima rosa da baratro, bisognosa di corposi rinforzi sul mercato bis. Peccato che la finestra invernale sia ancora lontanissima e che il mister di turno debba fare ancora a lungo fuoco con la legna modestissima di cui dispone.  Il popolo rossoblù, indomabile, si aggrappa ai pallidi progressi di Caicedo, alla fresca brillantezza di Vasquez e – chissà – all'esordio (prima o poi succederà) dell'oggetto misterioso Galdames (in campo per sei minuti nell'ultima uscita del suo Cile), ma i ruoli di mezz'ala pura e di trequartista resteranno comunque scoperti.

Il viaggio a Torino per un anticipo delicatissimo propone a Zio Balla l'ennesimo bivio del destino. La rimonta con il Sassuolo non ha peggiorato ma neppure accresciuto le sue quotazioni, ed ecco che una batosta in terra piemontese o anche un ko stiracchiato ma privo di gioco gli costerebbe quasi certamente l'esonero. Serve come il pane almeno un passettino in classifica, che – a pesare il valore dell'avversario – si configura come un'impresaccia.

Juric, dopo essersi fatto le ossa sulla pelle del Grifone, è ormai entrato nel novero dei mister “garanzia” e sta svolgendo anche alla corte di Cairo un lavoro egregio. Rispetto a Zio Balla, si è ormai guadagnato una credibilità tale da permettergli di urlare a qualche giorno dalla fine del mercato e di ottenere dal suo patron rinforzi qualificanti. Vero che due di loro – l'ex doriano Praet e l'ex rossoblù Pjaca (strano, vero...?) sono in infermeria e che un fulgido prodotto del vivaio genoano, Mandragora, resterà parecchio ai box, ma la vecchia ossatura, potenziata dall'innesto del trequartista Brekalo e soprattutto dalle idee innovative di mister Ivan, non è più una squadra da salvezza sospirata ma una seria candidata a scavallare nella colonna a sinistra della graduatoria. In più, è pronto al rientro capitan Belotti (e scusate se è poco...).

In casa Genoa, in compenso, regna la consueta incertezza sia sul modulo, sia sulla formazione. Sono talmente numerose le soluzioni, che azzeccare l'undici iniziale equivale ad una quaterna al lotto. Vero che nella ripresa di Cagliari e dell'ultima sfida il 4-2-3-1 è risultato la chiave della rinascita, ma a bocce ferme, considerando la forza del Toro, potrebbe trattarsi di un azzardo. Riecco dunque affacciarsi la difesa a cinque, con Biraschi, Vasquez e Criscito in mezzo, Cambiaso e Fares sui corridoi esterni e in avanscoperta l'insostituibile Destro affiancato da uno tra Caicedo, Ekuban e Kallon. Va però studiata a fondo la composizione del trio di mediani, e non è escluso che Ballardini conceda un turno di riposo ad uno stranito Badelj, concedendo la bacchetta del direttore d'orchestra a Rovella, affiancato da Touré (o Galdames) e Sturaro (o Behrami).

In caso si scelga la difesa a quattro, ecco Biraschi e Criscito di fascia, Bani e Vasquez centrali, Rovella e Tourè (o Galdames) in mediana, Cambiaso, Fares e uno tra Pandev ed Hernanes a supporto di Destro. I vari Caicedo (ancora in difetto di autonomia atletica), Kallon ed Ekuban patirebbero in panca, pronti a fungere da guastatori se occorresse più spinta in avanti.

                               PIERLUIGI GAMBINO


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