Con la Juve salvata la dignità ma resta un Genoa improponibile

06.12.2021 11:31 di Pierluigi Gambino   vedi letture

Se si fosse trattato di un match di boxe, l'arbitro di Juve-Genoa avrebbe sospeso la contesta assai prima del tempo. Il fatto che un pugile – quello bianconero – dominasse senza però riuscire ad assestare troppi colpi da ko, ha permesso di giungere quasi al novantesimo col risultato in bilico, almeno teoricamente. Siccome anche nel calcio, domina la relatività, ecco che il 2-0 finale può rappresentare, all'occhio degli ottimisti, un mezzo successo poiché non va letto come una goleada, ma chi guarda la realtà oltre lo stretto punteggio, non può che mettersi le mani nei capelli.

La fase difensiva è stata discreta, pur tenendo conto delle decine di palle gol costruite da Madama e sciupate per approssimazione dei singoli, per una buona dose di sfortuna e per gli innumerevoli prodigi di un Sirigu in serata di grazia. Errori da matita rossa, in retrovia, non ne sono stati commessi e, anzi, qualche salvataggio compiuto dai vari Biraschi, Bani e Vasquez merita apprezzamento. Ad essere pignoli, si può disquisire sull'incertezza del portierone genoano in occasione dell'1-0: perfida la traiettoria del corner battuto da Cuadrado direttamente in porta, ma il secondo palo doveva essere presidiato proprio dall'estremo difensore, più tardi riscattatosi ampiamente e incolpevole sul raddoppio di Dybala nei minuti finali. Improbabile, però, che il rinvio del vantaggio bianconero avrebbe tenuto in bilico il risultato sino in fondo.

Se il lavoro di copertura, tutto sommato, ha conferito dignità alla trasferta piemontese, la fase propositiva è stata pessima: senz'altro peggiore di quella esibita col Milan e non certo più efficace di quella mostrata al cospetto della Roma nell'esordio sulla panca di Sheva. A Torino non si sono quasi mai contati tre passaggi di fila e per lunghe periodi la palla non arrivava a metà campo: figuriamoci nei pressi dell'area bianconera... Un'impotenza disarmante, addirittura superiore a quella paventata da chi si è permesso la briga di enumerare gli ospiti dell'infermeria: uno squadrone, se rapportato ai disponibili, buona parte dei quali bocciato per assoluta inadeguatezza alla categoria.

Detto dei tre difensori e del numero uno, va apprezzata la prova di Cambiaso – evidentemente stimolato dalla prestigiosa platea – che ha solo sbagliato in occasione di un cartellino giallo evitabilissimo. Il resto è stato avvilente, a partire da un Ghiglione mai capace di un'iniziativa palla al piede per continuare con un Touré ubriaco dal correre a vuoto, un Behrami senza intraprendenza e con il solito Hernani che prima di infortunarsi in zona recupero si è limitato a qualche sterile giocata. I tre mediani, surclassati sul piano della tecnica e del ritmo, non l'hanno mai presa, e la sola attenuante che va loro riconosciuta è la totale impalpabilità degli attaccanti Bianchi ed Ekuban, per i quali la serie A è una scalata dell'Everest senza ramponi, corde e bombola d'ossigeno. Giusto, per carità, riconoscere il valore di Chiellini e De Ligt, ma è un record assoluto non essere riusciti a tenere in novanta minuti un pallone che fosse uno per tentare lo scambio con un compagno.

Ad una manciata di giorni dal derby, il quadro sanitario è spaventoso, e ci mancava anche il Covid ad accrescere incertezza e preoccupazione. Di sicuro il Genoa attuale non sembra in grado di affrontare la sfida a viso aperto e può solo sperare, da qui a Natale, che le tre avversarie dirette in coda alla classifica si limitino a compiere piccoli passi, senza alcun salto triplo. Se il disavanzo dovesse lievitare, sarebbero guai grossi per una società che ad oggi non ha inserito a libro paga un responsabile del mercato.

                                                               PIERLUIGI GAMBINO


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