Genoa, confusione e scarso cinismo e a Marassi continua a faticare

08.10.2022 11:21 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

Poveri illusi: un po' tutti, convintissimi che i tre punti sarebbero comunque arrivati, avevamo chiesto di approfittare della crisi del Cagliari per veder chiudere finalmente una partita anzitempo. Il Genoa ha risolto il problema alla sua maniera: non l'ha neppure aperta con il gol del vantaggio. In preda all'annosa vocazione – mai smentita - da crocerossina, la squadra rossoblu ha puntellato la panchina dell'ennesimo allenatore avversario in bilico ed è tornata a volare a bassa altitudine dopo l'accelerata ferrarese.

Anche stavolta potremmo copiare in carta carbone altri commenti legati alle partite casalinghe, il cui bilancio in fatto di punti è da medio-bassa classifica. Questa squadra, se affrontata con una munita Maginot e non in campo aperto, fa una tremenda fatica a costruire e ancor più a concretizzare qualche decorosa palla gol. In 90 minuti, la produzione offensiva del Grifo di fronte ad un team tutt'altro che trascendentale si racchiude in un palo esterno scheggiato da Gudmundsson, in due parate a pro dei fotografi del portiere ospite su conclusioni dello stesso islandese e di Coda, in un'inzuccata di Bani terminata a lato di un soffio e in una splendida azione corale a fine primo tempo rovinata da un mancato assist di Yalcin verso il liberissimo Gudmundsson.

La rete del successo poteva scaturire ugualmente e non sarebbe stata affatto immeritata, ma un concetto simile avevamo sviluppato a commento delle altre gare casalinghe non vinte, e se pensiamo che il successo sul modestissimo Modena, il solo marassino, è stato alquanto sudato, le conclusioni da trarre sono inequivocabili.

La batteria dei bomber è di primissimo piano, ma i risultati scarseggiano, e i motivi sono svariati. Il principale è l'approssimazione e la confusione che in avanscoperta regnano sovrane: non c'è canovaccio, la manovra procede per iniziative personali, come se i giocatori si fossero guardati in faccia per la prima volta negli spogliatoi prima del match. La mano dell'allenatore nel gioco d'attacco? Per ora non si scorge neppure... un dito. E' probabile che gli stessi calciatori abbiano peggiorato il quadro mostrandosi un po' anarchici e non sempre tendenti ad agire per il collettivo, e va pure aggiunto che qualcuno di loro (Coda, ma anche Aramu e Yalcin) non è ancora brillantissimo e alterna momenti felici a pause piuttosto lunghe. Troppi gli errori nell'ultimo passaggio, troppe le incomprensioni e da record i due tentativi a colpo sicuro con palloni involontariamente respinti... dai compagni di squadra. Sfortuna? Sì, ma solo un briciolo.

Il Genoa ha offerto un primo tempo più che sufficiente per padronanza del campo, possesso di palla e autorità, ma con zero cinismo e nella ripresa è sceso nettamente sotto il “sei” esprimendo eccessiva frenesia, parecchia imprecisione nei passaggi e pagando la flessione atletica di alcuni pilastri, primo fra tutti Strootman, assai meno lucido rispetto al match precedente. Così i sardi, oltre a difendersi senza eccessivi affanni, sono usciti spesso dal guscio, hanno creato un paio di brividi e inanellato qualche corner a favore, venendo fortunatamente respinti da una difesa, quella genoana, a prova di bomba. Questa sì da promozione sputata, non certo la prima linea.

Un “dejà vu” che regala sensazioni agrodolci: come l'anno scorso in serie A, il Grifone ha assimilato allea perfezione le teorie difensive del proprio allenatore, un maestro in materia. Peccato che per primeggiare in graduatoria e salire di categoria occorra anche buttarla dentro con una certa frequenza, specialmente davanti al pubblico amico: e qui, almeno per ora, cade l'asino.

                              PIERLUIGI GAMBINO


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