Genoa, l'epilogo più beffardo di una stagione sbagliata

01.05.2022 11:21 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

Il pianto disperato di Mimmo Criscito dopo l'erroraccio dagli undici metri è il simbolo, oltreché l'epilogo, della drammatica annata genoana. Il capitano, però, è naufragato con gli altri marinai, ci ha messo la faccia e merita umanamente il massimo rispetto. L'armatore, colui che aveva commissionato questo scempio, se n'è fuggito da mesi, lasciando solo macerie, tecniche ed economiche dribblando fischi e contestazioni.

Se quella palla fosse finita dentro, nulla sarebbe probabilmente cambiato nel futuro del Genoa, che necessitava tassativamente della posta intera. Ha solo reso più beffardo il destino degli inguaribili tifosi rossoblù che (fatti salvi quegli incivili balilla che a partita in corso hanno lanciato dalla Nord parecchi fumogeni nei pressi del portiere avversario Audero) avrebbero meritato ben altro premio per la loro infinita passione.

A livello territoriale, il Grifo poteva anche legittimare la conquista del pari, ma l'inferiorità tecnica rispetto ai cugini è emersa con impietosa chiarezza. Tutti i limiti di una squadra senza capo né coda sono affiorati nel capitolo stagionale più sentito. La fase offensiva si è confermata la peggiore di tutta la serie A, per distacco. Basti pensare che il guardiano doriano ha dovuto superarsi solo su una secca conclusione di Amiri nel primo tempo e per il resto – penalty a parte – si è limitato ad un'ordinarissima amministrazione. Stavolta Blessin ha accontentato gli addetti ai lavori inserendo dal primo minuto Destro e arretrando Ekuban nel terzetto di mezze punte. I due sono risultati i peggiori in campo: il primo è stato annichilito letteralmente da Colley e il secondo, se escludiamo uno spunto a fine primo tempo, ha latitato costantemente. Diffuse perplessità ha pure destato l'esclusione dall'undici iniziale di Portanova che, subentrato a Sturaro prima dell'intervallo, ha se non altro prodotto – pur con i consueti limiti nel tocco di palla – qualche sgroppata accettabile.

Il Genoa ha sviluppato dal principio alla fine un unico gioco: sventagliate lunghe da difesa a prima linea, ma senza un attaccante strutturato che tenesse palla o facesse la sponda. Atteggiamento perdente, ma anche il solo consentito da una così diffusa mancanza di qualità. Il gol al passivo si poteva certamente evitare, ma era in preventivo che agendo negli spazi contro una squadra sbilanciata l'avversario potesse colpire d'incontro.

Ci stava, insomma, di capitolare, ma non di reagire in modo così scomposto e sterile. Segno ulteriore di impotenza, ma anche di una flessione a livello di carattere e convinzione, questa sì che non era attesa. Nella ripresa, la situazione, già critica, è vieppiù peggiorata per via di certe discutibili sostituzioni operate dal tecnico, che (dopo aver immesso capitan Criscito per Vasquez, e ci poteva stare), al 56'  ha tolto Amiri – tra i meno peggio – ed Ekuban per tentare la doppia carta Melegoni - Gudmundsson, non certo  frombolieri, perdippiù schierati fuori ruolo. La manovra genoana è parsa ancora più confusa ed inconcludente, e lo stesso rigore del potenziale 1-1 è maturato in modo casualissimo. Sarebbe stato un pannicello caldo, ma evidentemente era scritto nel libro del fato che i titoli di coda scorressero proprio nel capitolo stagionale meno propizio.

                                     PIERLUIGI GAMBINO


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