Tecnico super e acquisti azzeccati; ecco le chiavi della metamorfosi

26.08.2019 10:35 di Franco Avanzini   vedi letture

Benvenuta quella salvezza giunta all'ultimo palpito. Forse, se il Genoa avesse strappato con qualche giornata di anticipo il biglietto per la permanenza in A, il Prez non si sarebbe convinto a cambiare radicalmente registro. La nuova squadra sorta sulle ceneri di un organico inguardabile ha dato subito prova di sé spezzando il sortilegio all'Olimpico giallorosso dopo 13 anni di digiuno. Forse la Roma non ha disputato una gara mirabile, ma il pari conquistato dal Grifo ci sta tutto e rappresenta un premio legittimo per i giocatori, il tecnico e la società, che – criticata severamente negli ultimi anni – ora merita un caldo elogio per le mosse di mercato portate a termine.

Un esordio così squillante è scaturito proprio da una compravendita azzeccata in gran parte dei suoi elementi. A partire dall'allenatore, che ha radicalmente mutato la mentalità di un ambiente avvilito da  alcune stagioni sportive incolori se non pessime. Ieri sera sul 3-3, Andreazzoli si è lasciato sfuggire un “Ora andiamo a vincere” che la dice lunga sul suo atteggiamento: una consapevolezza nei propri mezzi che ha contagiato anche i giocatori, abili ad intimorire sino in fondo l'incerta difesa giallo-rossa e a tener lontana il più possibile la sfera da Radu. I cambi decisi nel finale (fuori due punte, dentro altrettante punte) sono stati il segno di una nuova era, non più basata sul timore reverenziale nei confronti degli squadroni, ma sul coraggio e la propensione ad affrontare chiunque a viso aperto.

Dato ad Andrea quel che è di Andrea, è impossibile ignorare che tra i migliori in campo figurano quasi tutti i freschi acquisti. Un menzione speciale merita Pinamonti, sul quale aleggiavano perplessità e titubanze assortite: si temeva la sua giovane età, un maturazione ancora da perfezionare. Il gioiello di casa Inter ha zittito gli scettici realizzando un gol e procurandosi un rigore: cos'altro pretendere?

Schone, l'uomo più atteso, sarà anche stato poco appariscente, ma negare l'importanza del suo apporto nella metamorfosi psicologica della squadra intera sarebbe ingeneroso. E che dire di Ghiglione, autore di un primo tempo gagliardo e del cross che ha regalato il 3-3? Riguardo a lui, ci si può solo chiedere perché mai la società lo abbia fatto peregrinare per qualche stagione invece di tenerselo stretto e sfruttarlo.

L'ondata di felici novità ha galvanizzato pure qualche riconfermato meritevole di “revisione”. Un nome su tutti: Kouamé, che il trainer ha preteso rimanesse offrendogli subito la massima fiducia, peraltro ripagata con gli interessi. Vero, anche col tecnico massese il Genoa ha impostato la manovra saltando frequentemente il centrocampo con lanci lunghi, ma non più per far respirare la retroguardia, bensì per ferire a morte gli antagonisti: tattica adattissima alla bisogna e conferma tangibile che il panchinante toscano studia alla perfezione pregi e difetti dei dirimpettai.

Certo, non bisogna illudersi che le terze linee rivali siano sempre friabili come quella romanista e di sicuro anche la fase difensiva del Grifo necessita di qualche ripasso, ma non si tratta di problemi irresolubili. Di sicuro, tra qualche domenica Zapata acquisirà un briciolo di brillantezza e Radovanovic (cui si deve peraltro l'avvio della trama targata 3-3) sarà magari avvicendato a centrocampo da un compagno meno lento e macchinoso. Il Genoa attuale, cambiato in ogni settore, resta un cantiere aperto, ma non solo le fondamenta sono state bloccate: pur in un campionato rigurgitante di formazioni emergenti (su tutte proprio la Fiorentina, attesa domenica a Marassi), la rosa rossoblù si palesa già adesso competitiva per una poltrona tranquilla e lontanissima da refoli sgradevoli: dopo le paure provate la scorsa primavera, si vola leggeri come piume.

                         PIERLUIGI GAMBINO


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