Un Genoa che promette bene ed intanto incamera punti

02.09.2019 10:46 di  Franco Avanzini   vedi letture

Quasi sempre, al'inizio di una stagione agonistica, ci si deve accontentare delle “promesse” di bel gioco, solitamente prodromo a risultati importanti, da raccogliere qualche mese più in là, appena la manovra si sarà assestata e le gambe cominceranno a girare a pieni ritmi. Ebbene, il Genoa è riuscito a squadernarne parecchie, accompagnandole – e qui sta il lato esaltante della vicenda - con una mietitura inattesa. Francamente, dai primi due appuntamenti di campionato si pensava di ricavare un punticino: altro che i quattro incassati, forieri di un piazzamento in classifica di tutto rispetto. Un raccolto cospicuo che si riflette pure in due calcioni alla scaramanzia, considerati sia la lunghissima serie di sconfitte consecutive all'Olimpico giallorosso  e la tradizione pessima contro la Viola, bestia nera da tempo immemore.

Per cinque sesti di partita i rossoblù hanno espresso una schiacciante superiorità di gioco rispetto ad una Fiorentina inserita tra le regine del calciomercato. Siccome la perfezione non è di questo mondo, ecco che tale predominio si è materializzato in una valanga di palle gol sciupate per una serie di fattori: una jella nera, i prodigi a ripetizione del giovane portiere viola e la carenza di cattiveria e cinismo che ha caratterizzato gli avanti genoani. In zona Cesarini il montante ha impedito ai toscani di pareggiare un match che, secondo logica, doveva essere in ghiacciaia da almeno mezz'ora. E' andata di lusso, a conferma che, alla fin fine, il dio Eupalla non è proprio così ingiusto, ma non illudiamoci di veder sempre perdonati certi clamorosi sprechi.

Il successo genoano, al di là delle sofferenze finali, non fa una grinza ed è il frutto di una profonda metamorfosi che ha parecchi artefici: in primis un presidente che è tornato ad affrontare il calcio con la necessaria concentrazione, da abbinare ad una competenza che gli va da sempre riconosciuta; in secondo luogo un allenatore che ha saputo rivoltare la squadra come un calzino, imponendo un preciso canovaccio di gioco, responsabilizzando i singoli elementi e dettando loro le giuste linee operative; come terzo elemento, le qualità di rinforzi mirati (Schone, autentico maestro di calcio, ma anche Ghiglione, che finalmente Capozucca e Andreazzoli hanno tolto da un armadio polveroso) capaci di contagiare positivamente qualche riconfermato, irriconoscibile in meglio a confronto con qualche mese fa. Il riferimento è al risorto Radovanovic (fermato solo da una sorte maligna in zona gol), al ritemprato Kouamè, a Lerager e, perché no – a capitan Criscito, che non ha più la brillantezza di un lustro fa ma dà l'impressione, seguendo gli ordini del tecnico, di faticare meno.

E' presto per capire le potenzialità del rinnovato Grifone, ma c'è già una certezza: andremo a divertirci spesso a volentieri, in casa e in trasferta, a prescindere dal punteggio finale. La difesa probabilmente non diventerà mai un bunker inviolabile, ma la propensione offensiva andreazzoliana è garanzia di segnature all'attivo e presupposto felice di un bilancio dare-avere spesso favorevole, nel segno di una mentalità che ricalca fedelmente quella ai genoani così cara di Gasperini, il quale ha sempre preferito uno squillante 3-2 ad uno sciapo 1-0.

E qui si torna alle “promesse” di cui sopra. Per mantenerle, alla lunga, basterà solo che in zona gol si cresca in fatto di concretezza (assai pertinente il richiamo del tecnico alle doti tecniche ancora perfettibili di un gioiello grezzo come Kouamé) e che qualche alternativa all'attuale undici base (non dimentichiamoci di Sturaro e di Saponara), se impiegata, riesca a mantenere immutato lo standard di rendimento generale. Servirà un po' di tempo, più di quello che – auspice una sosta al campionato certamente provvidenziale – consentirà con sedute ad hoc di aumentare dagli attuali 70 ai canonici i 90 minuti l'autonomia atletica. Così da scongiurare patemi come quelli provati ieri, quando in campo la spia della riserva emetteva bagliori accecanti e sugli spalti la paura di un'atroce beffa serpeggiava nella mente di ogni genoano.

                               PIERLUIGI GAMBINO


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