Andreazzoli da un autogol all'altro, paga errori tattici e di comunicazione

30.09.2019 10:55 di  Franco Avanzini   vedi letture

Ormai, neppure a “Chi l'ha visto” si potrebbe ritrovare” il Genoa smarrito. Per due partite e mezzo il Grifone ci ha illuso, inducendoci a giudizi lusinghieri, all'esaltazione del lavoro di Andrezzoli e del mercato condotto dal presidente Preziosi. Probabilmente ci eravamo sbagliati, anche se i rossoblù non possono esser piombati improvvisamente così in basso senza qualche motivazione collaterale. I critici ad oltranza ripetono che i quattro punti di inizio campionato derivarono principalmente dal mancato assestamento di Roma e Fiorentina e che, appena il campionato è entrato nel vivo, la compagine rossoblù si è sgonfiata come un palloncino. A chi attribuire le responsabilità di questa secca involuzione? Di sicuro è mister Andreazzoli in testa alla hit parade delle colpe. Il presidente aveva già cambiato opinione su di lui dopo la beffa targata Atalanta e l'autolesionistica decisione di proporre a Cagliari ben cinque novità nel'undici iniziale. La pessima prestazione col Bologna ha vieppiù peggiorato la sua situazione, soprattutto agli occhi di un patron da sempre vulcanico ed impaziente, che ha suito iniziato a cercare un sostituto per la panchina.

Serviva ancora una controprova, ed ecco servita sul piatto del Joker la batosta dell'Olimpico, avviata sì da un primo gol laziale viziato da un fallo nettissimo, propiziata pure dalle paratone del portiere biancoceleste e favorita dallo scarsissimo cinismo dei rossoblù in zona gol, ma anche dalle mancate chiusure difensive.

Sullo 0-2 all'intervallo, Sanabria ha sciupato l'opportunità più ghiotta ad inizio ripresa per insaporire lievemente la sfida e da quel momento la Lazio non solo ha realizzato altri due gol, ma si è permessa un irridente e prolungato “torello”, mai fronteggiato da un avversario ormai in vacanza mentale. In occasione del tris, assurdo che Romero, il difensore più dotato, sia finito a far pressing sul numero uno laziale, sguarnendo le retrovie e consentendo l'agevole penetrazione di Caicedo. Pazzesco, anche il poker, con un terzino, Luis Felipe, che si  liberato in slalom di mezzo Genoa, ridotto ormai ad esposizione di belle statuine, prima di fornire ad Immobile l'assist vincente.

E qui si ritorna a... bomba, cioè all'allenatore. Gli ultimi 40 minuti, caratterizzati dal vuoto pneumatico, hanno insinuato in chiunque l'atroce sospetto che i calciatori rossoblù abbiano giocato contro il proprio allenatore, incauto come un ragazzino nelle dichiarazione post partita col Bologna, quando esaltò un solo atleta, Radovanovic, criticando pesantemente tutti gli altri, persino con accenni al lavoro svolto in settimana. Nel calcio, dalla serie A alla Terza Categoria, certe esternazioni si pagano immancabilmente.

Al di là rapporti interni, compromessi forse definitivamente, sull'operato del tecnico massese ci sarebbe parecchio da discettare, a partire dalla preparazione atletica. Possibile che il Genoa in ogni match crolli dopo una settantina di minuti, chiudendo con l'affanno? Eppoi, certe scelte di formazione hanno suscitato perplessità a iosa, ad iniziare dalla rivoluzione di Cagliari per continuare con l'esclusione all'Olimpico di Schone, fiore all'occhiello del mercato preziosiano. Un campione del genere, pur usurato da una lunga carriera, dovrebbe scendere in campo anche con un piede solo, e possibilmente nel ruolo abituale di centrale davanti alla difesa. Invece Andreazzoli sinora lo ha decentrato per lasciare al modestissimo (seppur esemplare come professionalità) Radovanovic il ruolo di playmaker.

Che il trainer sia in confusione lo si è capito anche nella Capitale. Proprio Radovanovic sarebbe stato adatto, per stazza fisica, a contrastare il gigantesco Milinkovic-Savic, sul quale invece è finito quasi sempre Lerager, che gli deve dieci centimetri e venti chili di muscoli. E che dire della libertà concessa a Luis Alberto? E' innegabile che la fase dfensiva stia facendo acqua dall'inizio del campionato: coprirsi le spalle dovrebbe essere la base, ma mister Aurelio continua a curare principalmente l'estetica della manovra (quella che gli aveva attirato valanghe di elogi nell'avvio di stagione) a scapito dell'equilibrio tattico.

Certo, addossare all'allenatore ogni addebito sarebbe ingeneroso. Lui ha sbagliato ad avallare un mercato chiuso in perfetto equilibrio contabile, ma – a parte il sunnominato Schone – gran parte dei nuovi acquisti erano rincalzi di squadre finite in serie B. Sotto il vestito di un calcio abbastanza piacevole, ora tutti temiamo che ci sia poco, troppo poco per poter ipotecare una tranquilla salvezza.

                                    PIERLUIGI GAMBINO


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