La storia del tappo e del paracadute; quando la salvezza ti fa essere illogico

21.05.2017 19:17 di  Carlo Dellacasa   vedi letture

Qualche domenica fa, all’intervallo tra il primo e secondo tempo, si avvicina furtivo l’amico Fabrizio Pianetti e mi consegna un tappo rosso di una nota bevanda. “Sh… tienilo e portatelo a casa. Questo tappo ci porterà fortuna e ci salveremo.”

Proposta goliardica - come nello stile di Fabrizio - che ovviamente non ho fatto decadere. La logica e l’irrazionalità che vanno a braccetto. Quale mai possa essere l’influenza di un semplice tappo riguardo alle sorti del Vecchio Balordo non è dato saperlo, ma meglio non scoprirlo subendone le ripercussioni.

Insomma per farla breve, il tappo troneggia nella mia libreria, simbolo di una stagione alla quale si può e deve accostare solo l’aggettivo incredibile.

Oggi, a salvezza raggiunta, il “sacro oggetto” gode della sua giusta ricompensa fatta di lodi e referente devozione. Il tappo è così diventato il simbolo di quella scaramanzia, di quei riti magici che nel proprio piccolo ogni tifoso ha messo in pratica prima dei decisivi 90 minuti col Toro. Non negatelo, ogni genoano oggi si è trasformato in un apprendista stregone e alla fine si è sentito meritatamente partecipe di questo successo.

No, non mi dimentico del paracadute, altro protagonista di questa storia, ma alla fin fine si è dimostrato una bufala. Il Genoa è salvo e “purtroppo” non prenderà i soldi che il paracadute avrebbe assicurato.

E come ogni storia che si rispetti, tutti vissero felici e contenti… in Serie A!


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