Con la scoperta del Cholo facciamo sbollire la rabbia

26.09.2016 15:15 di  Redazione Genoa News 1893   vedi letture

A livello tecnico tattico, tutto secondo gli auspici. Si temevano la verve del Pescara e l'assenza di bomber Pavoletti, l'unico goleador di cui fidarsi. “Sarà dura sbloccare lo 0-0, ma se il Genoa passa in vantaggio è fatta” - le previsioni unanimi. Stava filando tutto liscio, con gli abruzzesi nel primo tempo più brillanti dei rossoblù, che comunque avevano trovato il vantaggio grazie all'uomo della provvidenza, Giovanni Simeone.

Purtroppo, nel calcio, a volte ci si imbatte in qualche variabile impazzita tipo un direttore di gara con manie di protagonismo. Irrati, al quale evidentemente il Ferraris non ispira prestazioni impeccabili (chiedere referenze ai “cugini” riguardo a Samp-Milan), sale sul proscenio e rovescia l'andamento del match come un calzino, tanto che al fischio finale erano i rossoblù, rimasti in nove uomini, a rallegrarsi del pareggio e non gli ospiti. Rarissimo imbattersi n un campionario così ampio di topiche, ma più degli errori singoli ha fatto indispettire l'atteggiamento del pistoiese, disastroso ad onta della fama che si era guadagnato di miglior arbitro emergente.

Passi il mancato rigore – con espulsione annessa – in apertura su bracciata di Zampano poiché in un'azione così concitata non era semplice decidere per il meglio senza l'ausilio della moviola e – soprattutto – senza un cenno da parte di collaboratore di linea e giudice di porta.

Imperdonabili però altre due decisioni. Come ha potuto il “maledetto toscano” ignorare la poderosa spinta subita da Pandev a due passi da lui? Col più semplice dei fischi, il macedone sarebbe rimasto in campo.  Un “referee” dotato di un briciolo di buon senso avrebbe  sorvolato sul fallo non particolarmente grave di Edenilson, punito con il secondo cartellino giallo. Senza certi cervellotici interventi, il Pescara, volenteroso sinché si vuole, sarebbe tornato a casa con le pive nel sacco, e forse con un passivo più pingue.

Difficile dare torto a Juric, che aveva giudicato la gara con i biancazzurri più importante di quella col Ciuccio: probabilmente, senza errori marchiani degli arbitri i rossoblù avrebbero perso il punto a metà settimana (era da rigore la manata di Ocampos) ma ne avrebbero guadagnati due ieri. Bilancio in rosso, insomma.

Sbollita una rabbia infinita e in febbrile attesa di sapere diagnosi e prognosi relative agli infortuni di Orban e Ocampos, consoliamoci con il Cholito, la cui rasoiata vincente a pelo d'erba è stata un atto di imperio, oltre alla conferma del suo fiuto in area di rigore. Il figlio d'arte non sarà mai bravo quanto Pavoletti a tener palla sui lanci lunghi, permettendo ai compagni di salire, ma - pur scegliendo alte strade – potrebbe non rivelarsi affatto inferiore come cannoniere puro. Con una folta pattuglia di esterni scarsamente vocata alla segnatura ed il centravanti titolare in infermeria, sul cielo genoano si erano addensati nuvoloni di paura, prontamente fugati dal giovane argentino, che ha dimostrato di saperci fare e iniziato a ripagare il Joker dell'investimento compiuto per aggiudicarselo. Tra un mese, completato l'ambientamento, Simeone potrebbe essere cresciuto ulteriormente, anche se le sue caratteristiche di prima punta ci spingono ad accantonare l'ipotesi pur suggestiva di un suo impiego in contemporanea con Pavoloso.

Detto tutto il peggio possibile su Irrati, sposiamo in pieno la tirata di orecchie di Juric a Pandev, emulo di Veloso ad una settimana di distanza. Assurdo, in cinque partite e... un pezzo registrare due espulsioni per … male parole, per di più guadagnate da giocatori navigati: il Genoa non può proprio permetterselo e il fatto che da sempre ai vari Totti, De Rossi, Bonucci e compagnia protestante siano perdonate rimostranze di ogni tipo non può rappresentare una plausibile scusante.

PIERLUIGI GAMBINO


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