A Firenze Waterloo senza attenuanti che può incidere sulle scelte future

18.01.2022 11:21 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

Il Genoa sprofonda nell'abisso a capo di una partita a senso unico, conclusa con un punteggio tennistico. A fine match i giocatori della Fiorentina avrebbero potuto risparmiarsi la doccia: non hanno sudato minimamente per umiliare quel simulacro di squadra che l'immaturo Konko, gettato allo sbaraglio da una dirigenza ricca solo di incompetenza, ha spinto in una folle corsa verso il muro della vergogna,

Nulla si è salvato in questa Waterloo senza attenuanti: una figuraccia storica, forse la pagina più nera della recente storia genoana. Sì perché si può perdere anche con punteggio ampio, ma occorre sempre salvare la dignità. Come un vascello allo sbando, che imbarcava acqua a profusione, il Grifone si è subito concesso ad un avversario ben felice di giocare senza opposizione. Vana la ricerca di un genoano che salga almeno al “cinque” in pagella: i sedici elementi scesi in campo meritano tutti un votaccio. E' mancato in loro l'amor proprio, quell'orgoglio che consente di salvare almeno la faccia.

La gara, intesa come confronto tra due formazioni, non è mai decollata, tale era la superiorità degli uomini di Italiano, che si sono pure permessi di fallire un rigore sullo 0-0. I rossoblù hanno retto inizialmente, pur senza interrompere mai il monologo gigliato, ma si sono rapidamente sciolti come fiocchi di neve al sole cocente. Vero che l'infortunio a Rovella, il miglior bue della stalla, nel riscaldamento ha tolto a Konko il centrocampista più duttile, sostituito malamente da Galdames, ma anche il modulo iniziale è parso discutibile: un inedito 4-3-1-2 che il tecnico provvisorio utilizza da sempre nella Under 17 rossoblù, tra le migliori d'Italia. Perché mai abiurare quel 4-3-3 che nella Milano rossonera aveva prodotti lungamente frutti copiosi ed era parso una soluzione tattica promettente?

Se escludiamo uno squillo iniziale sotto forma di contropiede, concluso da un passaggio invitante di Yeboah per uno stranito Destro, il Genoa ha dovuto costantemente subire il predominio dei toscani, esemplari nel giro palla ed incisivi il giusto. Se a San Siro i nuovi arrivati Hefti, Ostigard e Yeboah si erano espressi su livelli più che accettabili, stavolta sono naufragati miseramente al pari dei compagni di più lungo corso e l'esordiente Calafiori, appena planato dalla Capitale, si è subito mostrato spaesato e indietro di condizione. D'altronde, non era neppure agevole calarsi in una realtà così deprimente

Sotto di tre gol all'intervallo, l'Armata Brancaleone di Konko ha dato pallidissimi segni di vita nella ripresa, durante la quale ha rimediato altri due schiaffoni, l'ultimo dei quali irridente: zuccata vincente – udite, udite – di Torreira, il più basso in campo.

Konko, impietrito in panca, ha provato a riverniciare l'assetto con cinque cambi che non hanno minimamente mutato l'andazzo. Uno dei subentranti, il super pagato Caicedo, ha giocato in modo quasi provocatorio divorandosi pure un'opportunità ghiotta di salvare la staffa.

La sola scusante che si può concedere ai pedatori genoani risiede nella confusione estrema che caratterizza la gestione societaria. Sostituire Ballardini con un neofita assoluto come allenatore di club è stato un autogol che il responsabile tecnico Spors, ingaggiato successivamente, non avrebbe mai compiuto, Senza istruzioni da parte di un trainer improvvisato, il Genoa è affondato già da oltre un mese ed ora risulta difficile immaginare che Bruno Labbadia, ormai sull'uscio rossoblù, ripeta in Liguria l'ennesima miracolosa salvezza della sua carriera in Bundesliga. Di sicuro farà meglio di chi lo ha preceduto, ma per il rilancio servirebbe un repulisti ben più profondo ed una lunghissima serie di acquisti mirati.

Sempre che la batosta del Franchi non cambi le carte un tavola, il centravanti Piccoli e l'ala Miranckuk, provenienti dall'Atalanta, sono stati virtualmente acquisiti. Sarebbero il quinto ed il sesto innesto che non riguarda il centrocampo, un reparto deficitario che andava immediatamente rivoltato come un calzino ed invece continua ad essere quello originario, con un Badelj sbuffante come una vaporiera, uno Sturaro ormai improponibile come titolare ed una congerie di gregari (alternatisi sul terreno di gioco in queste ultime settimane) che non troverebbero posto in nessun altro club della massima serie. Senza l'asse mediano, non c'è undici che rimanga in piedi.

E ora? Il futuro è altamente nebuloso e impone riflessioni molto profonde. E' davvero il caso di compiere altri sacrifici economici per tentare un'improba risalita in classifica o sarà preferibile ammainare anticipatamente bandiera impostando subito una rosa per la risalita dalla cadetteria? E' il dilemma meno peregrino di quanto si possa immaginare.

                      PIERLUIGI GAMBINO


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