Un pareggio che condanna Ballardini. Sheva ok, ma le colpe restano del Prez
Il classico pareggio preso per i capelli, che allontana scenari funerei ma non basta a spezzare la lunga agonia di un Genoa che dapprima si illude ed Illude, poi precipita nello scoramento e nel finale riemerge agguantando un punticino che almeno non peggiora un quadro già fosco. D'altronde, che il pari fosse l'obiettivo reale di mister Ballardini, era chiarissimo appena letta la formazione iniziale, in tutto simile a quella dei giorni peggiori, quando si deve cercare di sopravvivere in primis scongiurando lo svantaggio. La 5-3-2 varata ad Empoli, con Gaidames a supporto dell'unica punta Caicedo e Biraschi laterale destro, era, sulla carta, la quintessenza della prudenza, anche se lo sviluppo del primo tempo avrebbe poi detto cose ben differenti.
Convincente al massimo la prestazione dei rossoblù, imbottiti di nonni con qualche nipotino incaricato di correre anche per loro. Mai visto nell'attuale stagione un pressing così organizzato ed efficace, condotto non al limite della propria area, ma a metà campo. Gli azzurri ci avranno anche messo del loro, ma il Genoa anche per meriti propri comandava il match senza correre alcun rischio difensivo. Probabilmente, con Destro in campo, all'intervallo non si sarebbe giunti su uno stiracchiato 1-0, perdippiù figlio non di un'azione travolgente ma di un cross deviato con un gomito da un difensore avversario appena dentro i fatali sedici metri. Anche con un Caicedo in netto ritardo atletico, il Grifo ha ridotto alla ragione un Empoli mansueto come un agnellino, subito imbrigliato e mai realmente in partita, ma a freddo, dopo la doccia post-partita, qualche rimpianto è sicuramente emerso per non aver tentato con maggiore insistenza il raddoppio.
Peccato che la ripresa abbia mostrato l'altro volto dei rossoblù, quello più preoccupante. Appena Andreazzoli, mister toscano, ha immesso forze fresche – specialmente il sagace regista Ricci – la sfida ha assunto connotati ben differenti e i rossoblù sono rapidamente spariti dal campo. Nel calcio d'oggi non si può non scontare una preparazione atletica sommaria, in specie se abbinata a calciatori in là con gli anni. Ed ecco Caicedo iniziare a passeggiare, Sturaro arrancare, lo stesso Badelj (sontuoso in precedenza) venir lasciato sul posto con irrisoria facilità da rivali dotati di turbo. Pure la retroguardia, prima a prova di bomba, palesava qualche sbandamento,
Zio Balla, che a tavolino aveva studiato alla perfezione modulo e atteggiamento tattico, sbagliava i tempi delle prime sostituzioni, inspiegabilmente ritardate. Sturaro andava sostituito ben prima del minuto 69, sull'1-1 e assolutamente immotivata è stata l'uscita, al 78', di Cambiaso, che con il suo dinamismo era tra i rari rossoblù a tenere botta.
Nel frattempo l'Empoli, ormai mattatore, aveva ribaltato il risultato, sfruttando dapprima un errore a centrocampo di Criscito ed un fatale dormita di Biraschi, accorso a chiudere sul giustiziere Di Francesco con incredibile lentezza, e successivamente centrando l'angolino basso con una fucilata velenosa di Zurkowski, avanzato verso l'area senza la minima opposizione. Due gol pesantissimi, realizzati con la massima disinvoltura in 10 minuti a spese di una squadra ormai sgonfia come un palloncino bucato e sulle ginocchia.
Se non altro, la consueta forza della disperazione, lo spirito indomito di un Genoa ricco solo di orgoglio, partoriva il 2-2 in chiusura grazie al fiuto del gol di Flavio Bianchi, bomberino fatto in casa che nei mesi precedenti non era parso all'altezza della categoria. Anche lui, come Melegoni, suo compagno da mesi in panchina e ogni tanto in tribuna, è stato calato come carta della disperazione.
Perdere sarebbe stato un'atroce ingiustizia, tenuto conto di un primo tempo sontuoso e del generoso serrate conclusivo, ma il verdetto salomonico è servito soltanto a corroborare l'intenzione dei nuovi padroni di voltare immediatamente pagina sfruttando la sosta del campionato.La coppia Shevchenko-Tassotti, di gran lunga preferibile alla soluzione Pirlo, andrà verificata nel nostro torneo ma garantisce se non altro competenza gestisce. Da qui a garantire il successo dell'operazione rimonta, infatti ce ne passa. Ballardini ne stava azzeccando poche da tempo, ma con questa rosa extralarge a livello numerico e tecnicamente poverissima, porre rimedio ancor prima di ricorrere ad un massiccio mercato invernale si prospetta come un'impresa pazzesca. Good luck a Zio Balla, che paga colpe anche sue ma soprattutto l'inaccettabile strategia del suo datore di lavoro, che era e resta il principale responsabile di questo scempio e tale rimarrà anche se, nei mesi successivi della stagione sportiva, saranno altri a doverci mettere la faccia.
PIERLUIGI GAMBINO
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