Lino Marmorato - Genoa Pescara 1 a 1: Brigidini amari...

26.09.2016 11:33 di  Lorenzo Semino   vedi letture
Fonte: https://buoncalcioatutti.wordpress.com

Genoa Pescara 1 a 1. Il pareggio del Genoa non si può chiamare Elogio del furto pallonaro, di mezzo c’è una “minuzzaglia” come direbbe De Laurentis, ma Elogio della non competenza e perizia nel dirigere una partita in serie A. Furia Preziosi da giocare per 80’ in 11 contro 10 e finito in 9 contro 11.

Notiziario: sole, 25° non afosi con brezza. Campo bicolore che ha tenuto. In Tribuna Preziosi, imbufalito per la direzione arbitrale e contro Pepe calciatore adriatico dalla lingua lunga in tribuna in discussione con il Presidente del Consiglio Comunale Guerello.  La componente femminile della famiglia Preziosi, Zarbano, Ciccio Bega.  Un minuto di silenzio per ricordare Franco Ferrari. Spettatori paganti 1.676 di cui 201 adriatici nella gabbia in Tribuna superiore, 18.041 gli abbonati. La vecchia Fossa Dodo, Dario Luciano e i giovani hanno portato un mazzo di fiori sotto la Nord per ricordare Franco Ferrari, morto sabato d’infarto ed uno striscione La Nord Ti pensa. Nella Nord altri lenzuoli: Benvenuto Alessio e Scotto presente. Oggi lunedì pesante al Baluardo bisogna constatare i danni fisici  di Orban in Tribuna con il ginocchio fasciato e Ocampos uscito anzitempo contro il Pescara.

Prima di parlare della direzione arbitrale di Irrati di Pistoia bisogna soffermarsi sulla cronaca e lettura critica della partita, sempre difficile da fare.

Il Pescara ha meritato il pareggio a reti inviolate nel primo tempo senza considerare il rigore reclamato dal Genoa e il rosso a Zampano portiere supplementare nel respingere con la mano e non Bizzarri. Zampano anche senza Var il regolamento prevede la prova Tv per condotta “gravemente antisportiva”. L’arbitro posizionato di fronte doveva vedere per il quinto addizionale Russo sul palo  più difficile.

Il Pescara ha meritato lo 0 a 0 sul piano del gioco perché Oddo dopo i primi dieci iniziali è stato bravo a prendere le contromisure al vecchio Balordo sulle linee laterali giocando in primis senza albero di Natale con un 3 5 2 o 4 4 2 con i terzini alti, agile a chiudere tutti gli spazi. Bravo Oddo a far giocare Zampano a destra a centrocampo per chiudere tutte le possibilità di sovrapposizione di Laxalt ad Ocampos. Juric subito ha cercato la superiorità l’uno contro uno con Ocampos nei confronti di Crescenzi schierato terzino e non a suo agio, possibilità unica per far saltare il muro dei delfini. Operazione che incominciava a maturare ma l’incidente all’uomo di Bielsa, unico in grado di creare superiorità con il dribbling è durata poco per via dell’infortunio per una botta al ginocchio. Gakpè il sostituto non ha prodotto gli stessi risultati, altre caratteristiche, più portato ad accentrarsi che giocare sull’esterno. A cercare la superiorità con il dribbling ci provava Ntcham ma la giornata era di quelle no.

L’intervallo ha portato consigli e Juric inserendo Pandev ha dato una scossa, è arrivato il gol di Simeone servito rasoterra bene per la prima volta in profondità nello spazio da Gentiletti che aveva anticipato con un pressing alto l’avversario. Successivamente 11 contro 11 con il macedone tra le linee, Rigoni a centrocampo sempre più Totalvoetbal alla Michels il tecnico olandese che rivoluzionò il calcio, si delineavano buoni risultati.

La gara appariva in discesa ed uguale a tutte quelle che aveva disputato il Pescara nelle precedenti 5 dalla sua venuta in A: possesso pallone, pochi tiri nello specchio della porta e dopo il gol avversario lasciare spazi e crollare.

Invece a fare la differenza sono stati i cartellini sventolati a vanvera dall’avvocato di Pescia. Finale angoscioso per il grifone in 9 contro 11 e il Pescara come mercoledì’ scorso nuovamente con doppia superiorità contro il Torino ha tirato due volte verso Perin una volta bucandolo l’altra all’ultimo secondo vicino al palo di destra.

D’accordo Irrati ha sbagliato ma Gentiletti in occasione della rete è stato saltato come un birillo da Zampano, fra l’altro nel primo tempo con la difesa schierata a tre il solo attaccante Caprari del Delfino è stato bravo a saltare in dribbling secco almeno due volte l’ex laziale, dando l’impressione di cercarlo. Juric si sarà arrabbiato con il direttore di gara ma anche con Gentiletti, non sopporta di prendere l’uno due in partitella figurarsi in gara ufficiale. L’unica attenuante per Gentiletti che il Grifo giocava in 9 contro 11 ed era difficile seguire solamente l’uomo e non il pallone.

I gialli ad Edenilson ed il rosso a Pandev (da prova TV) a termine di regolamento ci possono stare ma nascono da errori precedenti del direttore di gara.

Difficile commentare la prestazione di Irrati di Pistoia, più che del fischietto bisognerebbe parlare della designazione dopo che l’avvocato toscano aveva già bucato in questo inizio di stagione suscitando polemiche le prime due uscite in Chievo / Inter e Samp/Milan. Irrati lo scorso luglio a Sportilia al raduno degli arbitri era stato premiato come il miglior arbitro della scorsa stagione, probabilmente solamente per aver fermato una gara all’Olimpico per i “buu” anti razzisti e Nicchi il neo confermato Presidente dell’Aia toscano di Arezzo vorrebbe nella prossima stagione a gennaio inserirlo nella lista degli internazionali dimenticandosi dei 38 anni dell’avvocato di Pescia ed anche perché arrivato a dirigere in serie A…

Irrati è vittima della sua permalosità. Lo scorso anno fu al centro di una polemica furiosa per le 4 giornate di squalifica fatte deliberare per Higuain reo di avergli detto “sei vergognoso” appoggiando le mani sul petto del fischietto toscano, Un giornale napoletano nei giorni a seguire quando ci fu la discussione davanti agli organi della disciplinare scrisse che Irrati fece marcia indietro affermando che era stato lui ad appoggiarsi alle mani di Higuain, squalifica ridotta.

Da quel giorno ha perso la bussola dal punto di vista disciplinare, insufficiente in tutte le manifestazioni: richiamo volante a gioco in movimento e solenne a pallone fermo. Il primo cartellino ad Edenilson ne è la prova considerato che nell’azione precedente Brugman era stato perdonato per un fallo tattico evidente costringendo il brasiliano ad interrompere l’azione con altro  fallo tattico.

Il cartellino rosso diretto a Pandev , è arrivato dopo un fallo evidente a tutti eccetto  ad assistente e quarto uomo nei confronti del macedone. In occasione di questo rosso a Pandev , altre due giornate di squalifica per frase ingiuriosa che non sapremo mai, l’unica certezza è stato il fallo di punizione diretto fischiato a 20 metri dalle parole di Pandev: il gioco si riprende dove è il pallone quando avviene l’interruzione.

I troppi  “brigidini”, dolce all’anice di Lamporecchio dove è cresciuto Irrati, amari per il Vecchio Balordo, la società, Juric e i giocatori, dovranno far riflettere il direttore di gara. Il campo di gara non è un tribunale dove è un pianista della parola. Raccomandazione con multa anche  ai calciatori rosso blu da domenica prossima muti come i pesci.

R.I.P Franco Ferrari. Mercoledì sera eri al Ferraris c’eri, a precisa domanda sul modulo di Juric mi hai risposto: quello di Juric quando giocava.

Ti ricordo nel giugno del 1971 in Genoa Rimini dopo tanti patimenti tra C, B e A trascinasti il Genoa dopo 8 anni nuovamente in A con Turone, Maselli, Perotti e gli altri.  Hai pianto a dirotto genoano di Voltri quando Turone dopo un coast tu coast buttato giù in area segnò la rete del 2 a 1 su rigore e i 40.000 del Tempio impazzirono ed invasero il terreno di gioco. Grazie Franco non solo per quello che hai dato sul campo ma anche quello che hai insegnato a tanti allenatori all’Università del calcio di Firenze.


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