A Frosinone farà caldissimo, cercasi bomber alternativo

25.11.2023 17:22 di  Franco Avanzini   vedi letture

di Pierluigi Gambino

I tifosi genoani ridono per non piangere e retoricamente si chiedono: “Ma a Frosinone chi dei nostri può buttarla dentro? “. Il quesito resta sospeso, senza una plausibile soluzione. Che manchi Retegui ormai ci si è fatti il callo, ma la contemporanea assenza di Gudmundsson ha immerso nello scoramento tutto un popolo.

I dioscuri sinora hanno fatto la differenza con le loro magie in area avversaria e all'orizzonte non si profila un sostituto capace di lenire anche in parte il rimpianto. Intendiamoci, a molte squadre, nell'arco di un campionato, succede ogni tanto di dover rinunciare a più di un titolare, ma il Grifo non può proprio permettersi di perdere in un colpo entrambi i suoi cannonieri. Purtroppo la dirigenza, ammirevole in mille decisioni, ha scommesso sulla salute dei suoi fuoriclasse evitando di piazzare alle loro spalle un rincalzo degno della serie A: un peccato di sottovalutazione che rischia di essere pagato a caro prezzo.

Quali strade ulteriori può battere il malcapitato Gila? Nel ruolo di prima punta il prescelto dovrebbe essere Puscas, che nella Nazionale rumena si trasforma positivamente per poi ripiombare nel vuoto pneumatico appena indossa la casacca rossoblù. Il suo concorrente – perché di schierarli assieme non si parla proprio – è Ekuban, altro calciatore che ha sciupato tutte le numerosissime chances di cui ha goduto.

Uno di loro sarà in campo, ma con quale partner? In teoria, il mister potrebbe varare una staffetta tra tra nobili pedatori in cerca di rilancio. Azzardiamo Malinovskyi dal primo minuto e Messias – finalmente uscito dall'infermeria e disponibile – in corso d'opera, ma la soluzione invertita non è così campata in aria.

Cos'altro bolle in pentola? La possibile sorpresa c'è, eccome, e ora dopo ora guadagna quotazione: Seydou Fini, 17 anni e (quasi) mezzo, gioiello della nazionale azzurra Under 18. Tra i coetanei fa la differenza con i suoi dribbling sulla fascia seguiti da sontuosi passaggi smarcanti, ma anche con qualche rete di ottima fattura. Un predestinato, senz'altro in grado di bruciare le tappe e i tuffarsi già adesso nel calcio che conta. Gilardino deve ovviamente soppesare i pro e i contro, ma un impiego del coloured dall'inizio o a gara in corso appare tutt'altro che una scelta peregrina.

Il resto della formazione è un inno alla scontatezza. In retroguardia, mancando Bani, tocca ancora a De Winter, che giocherà con una maschera a protezione del naso, fratturato e poi operato. In mezzo scalerà Dragusin, che si sta prodigando per non accusare il cambio di ruolo. A centrocampo, salvo sorprese, spazio al solito trio già collaudato in serie B e sulle fasce maglia garantita per Sabelli e Haps, con la raccomandazione ad ambedue di non fallire i tempi delle fluidificazioni, così da evitare voragini alle proprie spalle.

E' automatico attendersi inizialmente, da un Genoa così spuntato, un atteggiamento prudentissimo, a difesa di un pareggio che sarebbe ricoperto di oro massiccio. Un fortino, insomma, con qualche soldato incaricato di avanzare sporadicamente per lanciare qualche mina nel terreno altrui. Ovvio l'interrogativo: riusciranno i Grifoni a reggere l'urto gialloblù per 90 minuti più recupero?

Di sicuro il test è tra i più probanti. Il team ciociaro è la rivelazione più luminosa di quest'avvio di campionato e non intende affatto rallentare. A San Siro, prima della sosta, si è arreso solo ad una prodezza irripetibile di Di Marco e ad un rigore, dopo aver sciorinato un ottimo calcio ed essersi difeso con estrema efficacia. E qui un plauso va indirizzato a due persone forse sottovalutate: il general manager Angelozzi, formidabie cacciatore di talenti e assemblatore di futuri assi, e quel Di Francesco che dopo aver compiuto mirabilia al Sassuolo, h fallito con Roma, Samp, Cagliari e Verona sino a finire nel dimenticatoio.

In Ciociaria gli hanno affidato un gruppo di poulains scarsamente sconosciuti ma alquanto promettenti e lui è riuscito a creare un collettivo che levati. La stella più lucente è Soulé, che la Juve ha spedito in provincia a farsi le ossa: i suoi piedi creano traiettorie magiche che si tramutano in assist e gol.  Di estrazione bianconera è pure un altro virgulto, Barrenechea, centrocampista di riferimento, ma meritano attenzione pure i due trequartisti (il modulo base è il 4-2-3-1) Reinier – di scuola madridista – e Ibrahimovic, che non è parente di Zatlan, ma a neppure 18 anni è ormai titolarissimo. Altri giovani di assoluto interesse sono il portiere Turati e l'azzurrino Okoli.

Non manca alla compagine laziale la classe pura, unita ad un dinamismo irrefrenabile e ad un contagioso entusiasmo, che a volte porta però a strafare e a qualche smagliatura difensiva di troppo.

Un Genoa al gran completo, pur rischiando la capitolazione, sarebbe in grado certamente di uscire indenne dallo stadio Serpe, ma quello privo della coppia d'oro in avanscoperta e di un pilastro come Bani non offre identiche garanzie.

Giocarsela in tutta serenità non costa nulla. Basilare sarà preparare al meglio il fondamentale appuntamento marassino con l'Empoli: quello sì che non ammetterà distrazioni.

                      PIERLUIGI GAMBINO


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