Genoa, a Firenze ecco il mister provvisorio, il dopo Sheva parte in salita

16.01.2022 16:35 di Pierluigi Gambino   vedi letture

Thiago Motta si è trovato in tre circostanze sull'orlo del precipizio, ma sinora l'ha sempre sfangata, uscendo notevolmente rafforzato dopo l'impresa corsara di Marassi. Andrij Shevchenko, invece, non ha parimenti resistito ed ha già concluso la fuggevole, ingloriosa esperienza al timone del Genoa. Forse, un clamoroso successo a San Siro in Coppa Italia avrebbe potuto salvarlo, ma il suo futuro pareva ormai compromesso, visto che i nuovi dirigenti americani avevano da tempo storto il naso di fronte sia ai risultati acquisiti (neppure una vittoria in nove match di campionato), sia al “non gioco” mostrato dai rossoblù.

L'inesperienza di calcio europeo degli yankees ha mietuto la prima vittima illustre. La loro folle ricerca di un nome notissimo da dare in pasto all'opinione pubblica non poteva che cozzare con l'altrettanto pressante esigenza di ingaggiare un tecnico collaudato. Sheva, mai seduto prima sulla panchina di una squadra di club, è naufragato miseramente: fallimento annunciato.

Bruno Labbadia, navigato timoniere della Bundeslinga, è sull'uscio, pronto ad un ingaggio che dovrebbe essere ufficializzato martedì, dopo il posticipo del Grifo a Firenze. Un briciolo di incertezza, comunque, è doveroso, dato il baillamme in cui è immerso il sodalizio più antico d'Italia, tifoseria compresa. Sì perché il malcontento affiorato di recente sui social dopo la pubblicazione di una vecchissima intervista dello stesso Labbadia, in cui confessò la propria simpatia per la Samp scudettata, è un'altra inspiegabile appendice ad una situazione che, se non fosse calcisticamente delicatissima, susciterebbe risate e reazioni di incredulità.

Il trainer tedesco – ma di genitori laziali – è considerato uno specialista di salvezze tirate per i capelli: almeno in teoria, l'uomo ad hoc per tentare di sovvertire un destino sfavorevole ma non inatteso. Anche lui, come l'ucraino, predilige il 4-3-3 e la dirigenza si sta prodigando per affidagli i rinforzi idonei. D'altronde, ad una premessa rigida come un palo non si può sfuggire: il Genoa attuale, senza un bel mucchietto di nuovi giocatori bravi ad attaccare e a buttarla dentro, non avrebbe chances di recupero. Servono, a tal proposito, almeno un attaccante esterno, forse un centravanti (molto dipenderà da Caicedo) e uno (ma sarebbe meglio due) centrocampista di gamba e piede (ergo, con le leve da quattrocentista e un pregiato tocco di palla), in grado di contribuire personalmente al bottino di segnature, sinora clamorosamente esiguo. Il tedesco Amiri, che ha le caratteristiche giuste ed è già ad un passo, dovrà essere a tutti i costi convinto ad accettare la proposta del suo mentore Spors. Ma, vale ripeterlo, un solo innesto non potrà bastare.

Tutto questo can can di carattere societario sta quasi facendo dimenticare che lunedì è in programma un impegno di campionato da... tremarella garantita. Comanderà in panca Abdullay Konko, il più adatto, tra i tecnici delle giovanili rossoblù, ad affacciarsi provvisoriamente alla serie A, tenendo caldo il posto al prossimo allenatore. Che fosse proprio indifferibile sino a lunedì l'esonero di Sheva si può anche discutere, ma così è. Il francese è un ragazzo intelligente, e c'è solo una perplessità: che l'interludio finisca per cagionare il rilancio di quei giocatori anziani e usurati che erano stati accantonati di recente.

I progressi mostrati a Milano da un undici inedito dovrebbero però illuminare le scelte del mister provvisorio, che potrebbe limitarsi a riproporre Criscito sulla sinistra difensiva (il suo ruolo naturale) al posto dello squalificato Vasquez e Rovella in regìa come sostituto di un Badelj apparso in queste ultime gare piuttosto affaticato. Spazio ancora a Ekuban, che almeno a livello dinamico offre assolute garanzie, al guizzante Yeboah, destinato a tenersi stretto una maglia da titolare, e a Destro, con l'auspicio che ritrovi per strada l'antico smalto e sconfigga l'abulia. Caicedo rimarrà inizialmente in tuta, ma il suo impiego in corso d'opera è scontato, in specie se il risultato parziale fosse avverso.

Anche con i tre nuovi neo-genoani subito in campo, i favori del pronostico sono tutti colorati di viola. Attualmente la Fiorentina – ad onta della batosta rimediata a Torino nell'ultimo turno di campionato ma già riscattata in Coppa al Maradona – gioca forse il miglior calcio della Serie A ed ha ormai assimilato le idee di mister Italiano, alfiere del gioco propositivo, tecnico, brillante, anche a costo di esporsi a qualche rischio difensivo di troppo. Nelle file dei toscani la qualità è enorme e rappresenta l'ideale prologo alle stoccate vincenti di Vlahovic, di gran lunga il miglior centravanti della nostra temporada. Come fermarlo? La sola strada è sperare che incappi in un lunedì dispari,

                          PIERLUIGI GAMBINO


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