L'ennesimo Genoa a trazione posteriore, troppe assenze per scegliere un'altra strada

27.11.2021 16:30 di Pierluigi Gambino   vedi letture

A Udine è in palio per il Genoa un'altra fettina di salvezza. Non si può parlare di ultima o penultima spiaggia, data la lontananza dai verdetti di maggio, ma certi scontri diretti risultano più importanti rispetto alle sfide con una “big”.

Sheva ha capito domenica direttamente dalla panchina la complessità del suo compito: non che si attendesse una squillante vittoria sulla Roma, ma la prestazione imbarazzante offerta dai suoi in fase propositiva non può non averlo preoccupato.

A fine gara l'ucraino ha chiamato in causa le numerose assenze, che gli impediscono di lavorare sulla squadra più affidabile: ebbene, pare difficile, quasi impossibile che per il Friuli recuperi anche uno solo dei giocatori in infermeria. E se a centrocampo – il reparto più bisognoso di rinforzi invernali – si registra persino abbondanza numerica, negli altri due reparti i conti non tornano affatto. Proprio contro una delle squadre fisicamente più strutturate, il Grifo sarà terribilmente a corto di centimetri e chili specialmente in retroguardia, dove i vari Biraschi, Masiello e Vasquez – condannati a scendere in campo per mancanza di alternative – non eccellono per statura e robustezza. Come arrestare l'impeto del centravanti brasiliano Beto e la prepotenza di difensori colossali in occasione di corner e calci fermi?

L'interrogativo resta sospeso nel vuoto, e la sola speranza è che i bianconeri di Luca Gotti restino lontanucci dalla porta di Sirigu. La loro manovra non è scioltissima e tecnicamente pregevole, ma può risultare efficace in virtù di una forza fisica ben oltre la norma: contro di loro è dura vincere i contrasti (specialmente quelli aerei) e anche i duelli in velocità. Un Genoa denso al limite della propria area dovrebbe in teoria neutralizzare un undici non incontenibile negli spazi stretti, col solo Delofeu – partente dalla fascia – in grado di saltare l'uomo.

Lo scorso anno tale tattica sarebbe stata fruttuosa senza una prodezza del fuoriclasse De Paul, che ora - in forza all'Atletico Madrid – non può ripetersi, E' dunque un'Udinese più povera di qualità ma non meno temibile, anche tenendo conto delle recenti dichiarazioni del diesse bianconero Pierpaolo Marino, convinto di aver costruito un organico degno della colonna a sinistra della graduatoria.

Tornando al Genoa, una settimana in più di duro lavoro dovrebbe sortire un progresso a livello atletico: se non nella brillantezza, perlomeno nella tenuta alla distanza. Più difficile si annuncia migliorare il gioco di una squadra con gravi carenze in avanti e con l'annoso problema di un centrocampo ricco di doppioni e privo di classe pura e vigoria.

Dopo aver rivisto la prova offerta con la Roma, quale allenatore non penserebbe a qualche cambio in formazione? Esaminando le alternative, però, verrebbe da mettere le mani nei capelli. In difesa gli uomini sono contati, e il solo elemento aggiunto ai vecchi titolari è Vanheudsen, guarito ma reduce da lungo stop e non ancora al meglio. In mezzo  si può al massimo trovare un sostituto di Sturaro tra i vari Melegoni, Galdames e Touré e sulla fascia avvicendare Sabelli con Ghiglione. In prima linea, per finire, Bianchi e Buksa contendono un posto al sole a Pandev (da sempre preferibile in corso d'opera e non dal primo minuto) ed Ekuban (quasi certo partente a metà stagione). Tuttavia, si tratterebbe semplicemente di rimescolare le carte con pallide speranze in un'evoluzione.

L'unica via percorribile sarà difendere strenuamente lo 0-0 a di partenza e, nel malaugurato caso ci si trovasse sotto, riproporre, a mo' di carta della disperazione, il “casino disorganizzato” (in campo attaccanti come se piovesse) visto in altre partite, riprese per i capelli nei minuti conclusivi.

                                    PIERLUIGI GAMBINO


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