Una lezione che può essere salutare, solo in mezzo non urgono rinforzi

28.09.2020 12:02 di Franco Avanzini   vedi letture

Sei gol al passivo richiamano un altro sport, il tennis e suonano certamente come un'umiliazione ma, perso per perso, se la gara del San Paolo fosse finita 4-0, sarebbe stato un tardo pomeriggio assai proficuo. Infatti., il largo successo sull'arrendevole Crotone aveva acceso entusiasmi ingiustificati, che andavano spenti immediatamente, finchè il mercato è aperto. Il risveglio improvviso non potrà che indurre Preziosi e Faggiano ad intervenire massicciamente per cancellare le lacune sesquipedali di una squadra rinforzata solo a centrocampo.

Ad essere clementi, mettiamo in conto i presupposti inediti della trasferta, fortemente condizionata dal Covid, che ha inciso nel morale dei giocatori ed ha rovinato i piani di viaggio e soggiorno. Non si esageri, però, con le giustificazioni, poiché il Grifone, dopo un primo tempo appena decoroso, nel quale tuttavia erano già affiorate alcune manchevolezze, ha concesso in apertura di ripresa un gol che non si vede neppure in Terza Categoria e dal quel momento si è sciolto come un ghiacciolo subendo un'imbarcata clamorosa.

La gara di Napoli ha emesso più di una sentenza. Partendo da dietro, ha dimostrato che alle spalle di Perin non c'è un dodicesimo presentabile: l'attempato Marchetti non giocava da anni ed ha messo in mostra tonnellate di ruggine: impensabile che il giovane Zima sia meno affidabile, ma sarà ugualmente preferibile correre ai ripari. Secondo dato incontestabile: la difesa non è all'altezza. Già qualche campanello d'allarme era squillato nel mach di apertura e ieri le perplessità si sono trasformate in drammatiche certezze. D'altronde, se nel reparto dello scorso anno si tolgono Soumaoro e Romero senza un solo innesto, come si può pensare di essersi rafforzati? Goldaniga può salvarsi, ma non come centrale dei centrali, e i suoi compagni di reparto (Biraschi, lo stesso Masiello ormai 34enne e lo Zapata sceso in campo col Crotone) non sono proponibili come titolari. Servono due rinforzi di vaglia: gente robusta ma anche veloce e abile nella marcatura. Non è certo con Ranocchia, altro elemento abbonato alla panchina, che si tappa la falla.

Capitolo esterni. Zappacosta è un super acquisto e il baby Pellegrini probabilmente si toglierà di dosso certe ingenuità come quella costata ieri il primo gol azzurro, ma una domanda è lecita: come mai la Juventus lo ha bellamente lasciato partire preferendogli il carneade Frabotta, proveniente addirittura dalla serie C? In mezzo, nulla da eccepire su Badelj, ma 180 minuti di campionato sono bastati a far capire che Zajc, apprezzabile come tocco di palla e inventiva, non è una mezz'ala pura ma un rifinitore: schierato fuori ruolo, affoga inevitabilmente. Contro compagini di elevata levatura, Maran avrà senz'altro compreso che l'ex empolese è un lusso e occorre un elemento che faccia più legna. Con il quasi 36enne Behrami dall'inizio, forse, si sarebbero limitati i danni, fermo restando che per un centrocampo equilibrato occorrerebbe un giocatore con “gamba” e atletismo. Ai tempi d'oro del Chievo, Maran poteva schierare un certo Hetemay (oggi sfiorito per ragioni anagrafiche), ma un tipo del genere nel Genoa non esiste, in specie se il più somigliante dei calciatori in rosa, Sturaro, continuerà a frequentare l'infermeria.

Infine la prima linea. Faggiano ancora ieri ha ripetuto l'impegno a perfezionare un doppio acquisto. Guai se non fosse così, visto che Destro (dopo aver furoreggiato contro i modestissimi calabresi) è presto tornato l'incompiuta che conoscevamo, nonno Pandev andrà utilizzato col contagocce e Pjaca – in teoria un talento formidabile - da sempre si accende ad intermittenza, trascorrendo intere partite senza lasciar traccia. La speranza è di spuntare il sì di Cellino per Torregrossa, mentre per Balotelli si dovrà assolutamente valutare i pro e contro dell'affare: e se il diesse, come da lui chiarito, tiene alla compattezza del gruppo, no può che evitare un'operazione così rischiosa.

L'ultima nota è per mister Maran, che abbiamo sempre apprezzato per la sua duttilità. Ma anche a ciò c'è un limite, nel senso che imporgli o perlomeno spingerlo a scegliere il 3-5-2, che non è mai rientrato nelle sue corde, equivale ad un autogol pazzesco. Le sue squadre hanno sempre giocato alternando il 4-3-3 col 4-3-1-2 e il 4-3-2-1, e ben si sa che anche gli allenatori più in voga finiscono contro il muro appena debbono marciare contro le proprie convinzioni.

PIERLUIGI GAMBINO


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