Apoteosi rossoblu al Ferraris con il saluto di Mimmo Criscito

18.05.2023 17:09 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

Da scontro promozione a semplice, festosissima passerella. Genoa-Bari è stata derubricata da un paio di settimane e in pratica scade a livello di mera amichevole. Un mesetto fa, attorno a questa sfida convergevano calcoli di ogni genere e la prospettiva di doverla giocare a serie A ancora da conquistare provocava parecchia inquietudine.

Invece, i giochi, per le due formazioni, sono fatti: salto di categoria per il Grifo e playoff nella migliore posizione possibile per i galletti. Inevitabile che il risultato, la prestazione, l'agonismo legati al confronto diretto passino in secondo piano e che l'approccio dei pugliesi rischi di essere tenue e povero di consistenza. Dopo tutto, i biancorossi non hanno ancora chiuso le proprie fatiche stagionali e intendono bypassare quest'ultimo impegno nella regular season senza danni a livello sia clinico, sia disciplinare. In soldoni, non aspettiamoci il Bari ottimale, quel team che per diversi mesi ci ha fatto trattenere il fiato. Dalla Puglia giungeranno più rincalzi che titolari: il minimo indispensabile per onorare l'impegno, visto che non se ne può fare a meno.

Il Genoa insegue una vittoria platonicissima, ma dopo l'amarezza dello Stirpe, con l'addio ad ogni speranza di primato, tre punti in più o in meno non cambierebbero i destini. Imporsi comunque resta un suggello ad un'annata strepitosa, la classica ciliegina sulla torta, l'ultimo souvenir consegnare a tifosi ammirevoli sotto ogni aspetto.

A fine gara Gila e i suoi faranno il bagno di applausi in uno stadio strapieno, ma un giocatore in particolare sorriderà con le lacrime agli occhi ringraziando: Mimmo Criscito, genoano dall'età di 14 anni, una bandiera, cui il tecnico concederà uno spezzone di match solo per consentirgli un degno addio alla gente che lo ha amato profondamente ed è stata parimenti amata. Lui, la promessa di riportare il Grifo nell'Olimpo l'ha mantenuta, ma sono stati di parola anche molti suoi compagni, che un anno fa avevano salutato il grande calcio pronunciando un triste “arrivederci”.

Alberto Gilardino, nuovo eroe eponimo, riproporrà in campo la gran parte dei protagonisti della cavalcata trionfale. Solo Mattia Bani si aggregherà al gruppo al fischio finale, dopo aver frequentato la tribuna per una beffarda squalifica. Un'assenza, la sua, che dovrebbe spingere il trainer a varare la difesa a quattro con l'innesto di un centrocampista o di una seconda punta in più. Sulla fascia dovrebbe toccare ad un altro baby promosso dalla Primavera anch'essa dominatrice del campionato di categoria, l'esterno Calvani: l'ideale ponte tra presente e futuro nel segno della gioia.

La vera partita, comunque, non è prevista sulla pelouse marassina bensì sugli spalti prima, durante e subito dopo i 90 minuti più inutili dell'anno e soprattutto al di fuori dello stadio, ad evento sportivo archiviato. Tra entusiastici caroselli nelle vie del centro e irridenti funerali rivolti all'altra metà del football cittadino (riti pagani assolutamente legittimi e pure simpatici, purché non sfocino nell'inciviltà), si assisterà ad un'esplosione di gioia da tramandare a figli e nipoti.

Da lunedì prossimo, dopo un week-end di strameritato relax, toccherà alla dirigenza e a Gila far sì che il Vecchio Balordo in serie A ci pianti le tende.

                                        PIERLUIGI GAMBINO


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