Due campioni e una super difesa Genoa, una gara capolavoro

29.09.2023 11:54 di Pierluigi Gambino   vedi letture

Venghino, venghino, grandi o presunte tali della nostra serie A: il Genoa le aspetta tutte per fare loro la festa. E e al Napoli è riuscita l'impresa di pareggiare, le due romane si sono dovute arrendere.

Una gara capolavoro, quella disputata e stra-vinta a spese dei mouriniani, subito sotto nel punteggio grazie alla pennellata rasoterra di Gudmundsson.

Il Grifo non ha fatto neppure in tempo di esultare che ha perso per strada, causa stiramento, Badelj dopo 10 minuti e Strootman alla mezz'ora. Tra i due momentacci, la fiammata giallorossa che ha fruttato il pari su cross a giri contati di Spinazzola e incornata a centro area di Cristante, uno specialista. Senza i due pilastri del centrocampo affioravano tristissimi presagi nella tifoseria genoana, che non ha però fatto i conti con l'orgoglio dei propri beniamini e anche con le capacità di adattamento sfoggiate dai due rimpiazzi, Thorsby e Kutlu. Proprio lo svedese, così deludente contro il Ciuccio, dopo l'ubriacante azione personale dello scatenato Gudmundsson, forniva la la rifinitura vincente a Retegui, la cui bordata all'incrocio valeva da sola il prezzo del biglietto. Uno stadio in delirio appena prima che iniziasse il recupero pre-intervallo.

Un Grifo davvero in palla, più forte della jella, schierato secondo il 3-5-2 così gradito da Gilardino, con la mossa a sorpresa del diciannovenne Matturro sull'out di sinistra e Vasquez accentrato al fianco di Bani e Dragusin. Fatto salvo l'episodio dell'1-1, nessun pericolo reale ha corso la porta di Martinez. Attentissimo e protetto alla grande dalle sue guardie scelte.

Di sofferenza estrema l'avvio di secondo tempo, con i giallorossi protesi all'arrembaggio, ma la diga rossoblù, irrobustita dall'ingresso dell'aitante De Winter per Sabelli sul corridoio di destra, respingeva l'ondata ospite sfoggiando un'organizzazione difensiva di prim'ordine ed una dose gigantesca di atletismo nei pressi di Martinez, il quale, al di là di qualche uscita, non doveva neppure superarsi.

Appena prima della mezz'ora ecco l'altro la svolta definitiva del match, confezionata da una sponda aerea di Dragusin, davvero uomo dovunque, a favore di Thorsby, aduso da anni alle deviazioni decisive nell'area piccola avversaria, I giallorossi, dopo aver circondato in gruppo l'eccellente arbitro Orsato per chiedere un immotivato annullamento, hanno in pratica ammainato bandiera, incassando poco più tardi il quarto schiaffone, stavolta sferrato da Messias, che aveva appena esordito in casacca rossoblù dopo due mesi trascorsi in infermeria: niente male il suo biglietto da visita. Era l'apoteosi per un popolo che da tempo immemore attendeva una serata così esaltante ed uno scalpo così nobile da appendere in bacheca.

Attorno a due campioni è cresciuta in modo esponenziale una squadra armonica e compatta, in cui anche i gregari – Thorsby, Kutlu, Vasquez ed un Frendrup perfetto in ogni intervento – sono saliti sul proscenio. Stavolta il Genoa è... durato sino al fischio finale, senza accusare i consueti cali, e in questa prolungata resistenza può aver inciso anche l'assenza di Badelj e Strootman, la cui autonomia alla distanza ha sempre lasciato a desiderare. Nei prossimi match – a cominciare da Udine domenica – il doppio forfait potrebbe nella zona nevralgica creare qualche grattacapo a Gila, ma intanto i suoi ragazzi contano tre punti in più ed hanno fatto un pieno straordinario di fiducia e di consapevolezza dei propri mezzi. Chissà che, complice una Roma più malleabile del previsto, in questo turno infrasettimanale non sia iniziato un altro capitolo tutto da gustare nella gloriosa storia del Vecchio Balordo.

                                                  PIERLUIGI GAMBINO