Le scelte tattiche di Gilardino meritavano ben altro premio

17.09.2023 11:42 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

Settanta minuti da scroscianti battimani e venti, quelli conclusivi, di logica, prevedibile sofferenza. Al fischio finale, il punticino è il classico bicchiere mezzo pieno per i genoani che, in mattinata, temevano fortemente di perdere e mezzo vuoto per chi, invece, con due gol di vantaggio, pregustava già un successo di enorme prestigio.

La rivoluzione tattica di Gilardino avrebbe meritato il premio sommo. A sorpresa, ecco – al posto del 4-3-2-1, il 4-4-2, modulo da molti considerato obsoleto (quasi una bestemmia per gli innovatori spinti) e che invece, in certe circostanze può rivelarsi efficacissimo. Ma, al di là della disposizione in campo, anche la scelta degli interpreti va applaudita con convinzione. Chi avrebbe pensato che per arginare il pericolo pubblico  Kvara venisse proposto sulla fascia di competenza l'esordiente De Winter, atleticamente prorompente ma ancora tutto da scoprire? E chi poteva immaginare il rilancio di Martin sul versante mancino e – udite, udite – lo spostamento di Sabelli sul versante destro del centrocampo?

Mosse geniali, che hanno messo nel sacco il Napoli per trequarti di gara. Davvero un Grifo prossimo alla perfezione: attento in difesa (con Bani e, soprattutto, Dragusin maiuscoli), inaspettatamente dinamico a centrocampo e soprattutto coraggioso, disposto a giocarsela, a punzecchiare i partenopei appena si presentava l'opportunità. Strameritato il vantaggio firmato Bani ma propiziato da un Retegui ancora una volta decisivo: dopo aver costretto con uno spunto felice ed una spingardata velenosa il portiere Meret a deviare in corner, De Winter poi ha allungato di testa la traiettoria dalla bandierina a favore del compagno, appostato sul secondo palo.

Non un vantaggio casuale, ma il raccolto di una semina a regola d'arte. Un Genoa da stropicciarsi gli occhi, nel quale, forse, è solo mancato il miglior Gudmundsson, troppo lontano da Retegui per incidere maggiormente al limite dei sedici metri. Dal resto della combriccola non una sbavatura a livello di concentrazione, continuità e anche precisione nei passaggi: una metamorfosi assoluta rispetto alla prestazione di Torino, infiorata da erroracci nei disimpegni.

Il raddoppio dell'argentino (un falco a centro area, capace di girarsi in un amen e di centrare l'angolino basso) al 56' pareva un'ipoteca su una clamorosa vittoria, benché gli ospiti avessero già iniziato ad imprimere ben altro ritmo alle loro offensive. Pur con affanno, tuttavia, il fortino reggeva e, nonostante il fervore di Osimhen, l'attento Martinez svolgeva solo ordinaria amministrazione e non affioravano le premesse della rimonta napoletana.

Verso metà tempo, tuttavia, la stanchezza ha fatto capolino nei muscoli di qualche genoano, in particolare di Badelj (more solito ammonito) e Strootman, che in precedenza si erano battuti come leoni. Il centrocampo non era più così pronto nelle chiusure e la manovra degli ospiti cresceva di intensità.

La diversa caratura dei cosiddetti ricambi, alla lunga, ha fatto la differenza. Garcia, dopo aver immesso in avvio di ripresa l'acciaccato ma disponibile Politano, inseriva pure al 13' Raspadori. E proprio i due nazionali avrebbero autografato la riscossa campana con una prodezza per una davanti alle quali togliersi il cappello. Stavolta, le qualità degli esecutori hanno di gran lunga superato le lievi incertezze dei gendarmi rossoblù: Badelj nella prima occasione e Bani nella seconda.

Invece, sul fronte opposto, Gila verso la mezz'ora si affidava prima a Thorsby come sostituto di Sabelli (la sola decisione discutibile e foriera di un peggioramento) e poi Malinovskyi per lo sfinito Strootman. Due freschi acquisti che sono indubbiamente mancati alle attese e hanno fatto rimpiangere i titolari contribuendo a creare qualche piccola crepa nella Maginot genoana.

La morale del post-match è semplice e scontata: allo squadrone, non in serata brillantissima, sono bastati venti minuti a spron battuto per equilibrare nei risultati l'egregio lavoro svolto da una provinciale capace di esprimersi per lunga pezza al di là di ogni più rosea previsione e senz'altro alla pari, se non meglio, dei titolari avversari.

Smorzato il comprensibile rammarico, il clan genoano potrà accettare con orgoglio e soddisfazione il punto strappato ai campioni d'Italia. Vero, poteva finire meglio, ma quanti tifosi rossoblù, appena conosciuto il terribile calendario iniziale, avrebbero pronosticato un Grifone a quota quattro dopo altrettante partissime?

                                  PIERLUIGI GAMBINO


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