Lino Marmorato: parla Hannibal

23.11.2016 12:07 di  Sir Bel   vedi letture

Ieri ripresi i lavori al S. Carlo di Voltri per salvaguardare il Pio Signorini appena rizollato.

Martedì di lavoro tecnico tattico e atletico per la rosa a disposizione di Juric.

Assenti Izzo allo stage con la Nazionale di Ventura, Pavoletti subito al lavoro e la sua rabbia si trasformerà in carica per cercare di recuperare al più presto dall’ennesimo subdolo infortunio.

Anche Rincon ha svolto un lavoro non differenziato ma particolare per recuperare forze e energie, stamattina allenamento a porte al Pio Signorini.

Parla Hannibal Milanetto, un’intervista in esclusiva per Buoncalcioatutti e Genoa Inside.

Un viaggio particolare che speriamo possa continuare con altri elementi della società  per capire e far conoscere che il calcio non è solo quello che si gioca 11 contro 11 . Di seguito l’estratto scritto dell’intervista andata in onda nella serata di ieri (in grassetto le domande, ndr):

Omar Milanetto, capo scouting del Genoa. Come si riconosce un calciatore?

Bisogna fare dei confronti, cercare di vedere più cose possibili e avere più informazioni possibili. Poi ci vuole anche un pizzico di fortuna e il gioco è fatto.

Segnalazioni e schede di osservatori, ma poi bisogna andare sul posto a vedere il giocatore…

Credo che ogni squadra abbia il suo metodo. A noi piace andare live sui campi e vedere che sensazioni può darci il calciatore. Crediamo che sia la formula giusta.

I parametri per giudicare un giocatore: coraggio, altruismo, fantasia, altro?

Sono tanti. La prima cosa è che deve essere integrato in un gruppo già coeso e avere caratteristiche umane compatibili col nostro progetto.

Per giudicare un calciatore bisogna essere stati nel settore?

Credo di no. Ognuno prova a fare del proprio meglio. Noi siamo un gruppo di lavoro molto affiatato che cerca di dare una mano al Genoa.

Probabilmente tu Omar, abituato all’odore del campo e dell’erba e al rumore del pallone, sei avvantaggiato a riconoscere i calciatori…

Credo che la propria esperienza personale aiuti, ma che possa farlo anche chi abbia voglia di muoversi e imparare. Bisogna sempre avere curiosità e avere voglia di confrontarsi.

Se i compagni danno il pallone al vostro esaminato, anche se marcato e da solo a fronteggiare un avversario, vuol dire che vale davvero?

Sicuramente il riconoscimento di un giocatore da parte del gruppo è un aspetto importante, ma non credo serva solo quello.

Basta una foto codificata di un calciatore per poi vederlo calcare i campi di Serie A?

Anzitutto deve avere mille caratteristiche compatibili col nostro progetto. Magari un calciatore che può andare bene al Genoa non va bene da un’altra parte. Poi ci vogliono fortuna e mille incastri che vadano a buon fine.

Ci sono caratteristiche particolari per visionare un portiere, un difensore, un centrocampista, un attaccante, un esterno che si rivelano poi utili a fare breccia nell’animo di Milanetto? 

Cerchiamo soprattutto caratteristiche compatibili con le esigenze dell’allenatore. Con il tecnico c’è un confronto continuo, giornaliero, per cui cerchiamo di portare giocatori utili alla causa.

Quanto incide per te la personalità? Cerchi anche altre peculiarità e sei fiducioso di trovarne altre di interessanti?

Per giocare nel Genoa serve senza dubbio personalità. Più informazioni si hanno su un calciatore è meglio, anche magari quello che fa fuori dal campo.

Con lo staff del Genoa, con Fabrizio (Preziosi, ndr), Salucci e un terzo che mi dirai tu, avete scoperto e fatto vedere al Genoa giocatori che venivano considerati finiti e che arrivati qui hanno fatto quello che hanno combinato, vedi Perotti. Ci vuole un istinto particolare per capire che questi giocatori possono dare ancora qualcosa?

Credo che sia soprattutto la fortuna. E la crisi economica ha aiutato a scovare gente che da altre parti era in crisi discendente e che da noi invece è riuscita a esplodere di nuovo.

Quanti aerei hai preso da quando fai il capo scouting del Genoa?

Abbastanza. Siamo sempre in giro: ma insomma, lo facciamo volentieri e maciniamo chilometri per il bene della società.

In questo campionato in cui spuntano tutti questi giovani lanciati, questo è il futuro? 

Credo di sì, così come penso che la crisi economica abbia aiutato. Chi riesce ad arrivare prima magari spende qualche soldo in meno e sicuramente questo fattore ha aiutato.

In tal senso, la Serie B offre qualche prospetto interessante in giro…

Noi siamo sempre vigili anche su questo campionato. I casi di Izzo e Biraschi credo lo testimonino.

Come sarà il calciomercato rossoblu a gennaio?

Ora non saprei. Dobbiamo prima pensare alle otto partite che mancano di qui a Natale, poi dal primo gennaio penseremo al mercato.


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