A Brescia un gol in apertura poi sarà una gara in discesa

17.03.2023 17:55 di Pierluigi Gambino   vedi letture

Si avvicina la resa dei conti e la media inglese non può più essere la stella polare per le compagini ricche di ambizioni. Ci sono partite e partite, e la prossima è di quelle da vincere, seppur in terra nemica. Il Genoa ha il dovere di tornare da Brescia con tre punti in saccoccia, poiché lo impone la classifica e lo consente l'enorme divario di punti.

Le rondinelle stanno volando dall'inizio di stagione a quote bassissime, ad onta delle velleità sbandierate ad agosto dal loro patron, il vulcanico Massimo Cellino, vecchio bucaniere del nostro calcio, spesso orientato a curare più i propri interessi che quelli del club. Ai tempi d'oro, quando era proprietario del Cagliari, l'imprenditore sardo era legatissimo ad Enrico Preziosi e a Claudio Lotito: un sodalizio tra presidenti sulla cresta dell'onda. Ora il Joker si è fatto da parte e il suo amicone sardo, trasferitosi nel lembo più operoso della Lombardia, sta faticando enormemente  tenere in piedi la baracca.

Dopo l'antipasto della contestazione di metà settimana, si annuncia un clima teso a Mompiano, con i tifosi locali sul piede di guerra: compito precipuo del Grifo è - per usare una frase tanto cara a Vuja Boskov – rompere ponte tra squadra avversaria e tifosi. In soldoni, bisognerebbe infilare un pallone nel sacco in avvio di match per creare un ambiente favorevole.

Il Brescia divide il fanalino di coda con un'altra storica ma derelitta compagine, la Spal, e all'orizzonte si scorge più rassegnazione che convinzione di poter riemergere. Cellino ha affidato la panca a Daniele Gastaldello (con l'ex rossoblù Mario Bortolazzi come allenatore in seconda), alla prima esperienza da responsabile. Come valente giocatore ha pure indossato la fascia di capitano della Samp, ma attualmente non ha il tempo per coltivare antiche e ormai smorte rivalità di contrada. A Venezia, nell'ultimo turno, ha raccattato un pari di oro zecchino, però il suo 4-1-4-1 non appare in grado si mascherare i limiti endemici.

Il calendario assegna ai rossoblù una gara esterna, ma la sensazione è che le caratteristiche siano simili agli impegni marasssini. E' improbabile che il Brescia si riversi nella metà campo rossoblù con piglio battagliero: il pareggio sarebbe già una conquista graditissima. Per il Grifo invece si tratterebbe di un mezzo passo falso, a prescindere dai risultati di Bari (di scena a Terni, in un'atmosfera incandescente) e Sudtirol (in casa con la Spal).

Gilardino intende battere il ferro sinché è caldo e non defletterà dalle sue teorie ormai consolidate. L'assetto è vincente, la formula funziona a meraviglia e difficilmente registreremo cambi sostanziali nell'undici base: a meno che non sia il medico a suggerirli. Sotto quest'aspetto, soltanto Haps crea qualche apprensione: in caso di forfait, spazio a Mimmo Criscito, che non garantisce identica vivacità in avanti ma è oltremodo affidabile. Da verificare in allenamento le condizioni dei tre califfi della mediana, ma anche qui Gila dorme tra due guanciali: Frendrup è una sontuosa alternativa e così pure Jagiello, il centrocampista più dotato nelle conclusioni.

Per il resto, Coda e Aramu sono ancora in bacino di carenaggio ed Ekuban, che ha appena riassaporato il clima degli appuntamenti ufficiali, ha bisogno di crescere gradualmente. E' già importante poterne disporre per uno spezzone di partita, magari nella ripresa, in specie se il risultato parziale arridesse e occorresse minacciare – e possibilmente colpire - i lombardi con l'arma del contropiede.

Il Brescia non vale la Ternana e dovrebbe consentire ai rossoblù di recuperare parecchi palloni nella zona nevralgica, da capitalizzare grazie alla verve di Gudmundsson e alla combattività di Puscas, ma anche i compagni più arretrati dovranno garantire frequenti inserimenti per non abbandonare quei due a se stessi. E se il Brescia dovesse subito acquattarsi alla difesa della propria porta, sarebbe consigliabile un giro palla non meno preciso del solito ma più veloce e quando si presenta l'opportunità, concludere a rete: guai a tentennare.

                             PIERLUIGI GAMBINO


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