Genoa, provare a battere l'Atalanta ma con giudizio
Da un nerazzurro all'altro, anche se il prossimo appare, sula carta, un po' più morbido. La sconfitta al cospetto dell'Inter non ha rovinato i piani salvezza del Genoa, che però non può permettersi di fallire l'appuntamento successivo contro un'Atalanta dall'andamento ondulatorio, fra successi prestigiosi in ChampIons League e balbettii in campionato.
Gara più abbordabile, ma irta di ostacoli per un Genoa che con De Rossi al timone ha sciolto parecchi nodi, assetato parzialmente la classifica, ma non ancora ottenuto l'agognato salto di qualità, probabilmente legato ad un massiccio rafforzamento invernale.
E' una sfida spinosissima, che occorre provare a vincere ma senza ignorare che anche il singolo passo avanti non sarebbe una “diminutio”. Servono intelligenza e capacità di interpretare al meglio le varie fasi dell'incontro.
Osservando il notiziario di bordo, si nota che i bergamaschi giungono in Liguria senza quattro pezzi da novanta del calibro di Lookman, Koussonou (impegnati in Coppa d'Africa), Bellanova e Djimsiti (infortunati). Il vantaggio esiste, eccome, ma nessuno nella Bergamasca si allarma per certe po' po' di defezioni, poiché l'organico atalantino, costruito per poter affrontare comodamente il doppio impegno stagionale, rigurgita di alternative che in almeno dodici squadre di serie A sarebbero non solo titolari ma autentici fiori all'occhiello. Purtroppo, il Grifo e Ddr se ne sono già accorti di recente, quando in Coppa Italia buscarono quattro schiaffoni in terra lombarda. Allora, il divario tra i rincalzi delle due squadre affiorò in maniera umiliante.
Dunque, non aspettiamoci un'Atalanta distratta o dimessa. Gli orobici, attuali dodicesimi, stanno programmando una rimonta che li proietti nuovamente in zona Europa e non possono permettersi ulteriori rallentamenti, Mister Palladino – che nel Genoa preziosiano e gasperiniano fece faville – può sempre proporre un undici che levati. In porta il collaudato Carnesecchi, in difesa due braccetti di assoluta affidabilità quali Hien e Kolasinac con un centrale conosciutissimo a Genova, quell'Anahor non ancora maggiorenne la cui cessione estiva ha fruttato a Sucu nel globale una ventina di milioni.
A centrocampo troviamo un altro ex, Zappacosta sulla fascia destra e Zalewski a sinistra, con una coppia invidiabile di mediani composta da capitan De Roon e Ederson. In rifinitura il duo di fantasisti Samardzic-De Ketelaere e punta fissa Scamacca, risorto e pimpante, che torna a Marassi con fresche prospettive colorate di azzurro. In panca, pronti all'uso, Pasalic, Krstovic, Maldini, il convalescente Scalvini: tutta gente da leccarsi le dita.
Il Genoa però ha parecchie carte da giocare. In primis l'abilità a rovinare i piani dei rivali con un pressing asfissiante e un'organizzazione tattica di rilievo: nessun team contro il Vecchio Balordo può spassarsela allegramente, Eppoi, la capacità, almeno a Marassi, di inscenare secondi tempi “sturm und drang” che sconvolgono l'ordine tattico delle partite e mandano in confusione antagonisti ben più rinomati. In sovrappiù, il sostegno vocale di oltre 30 mila fedelissimi, disposti a sgolarsi a patto che i ragazzi in campo schiumino rabbia su ogni pallone.
A certe doti caratteriali il popolare e amatissimo DDR conta di abbinare un briciolo di qualità in più rispetto al solito, così da scongiurare il dominio territoriale degli antagonisti e da imbeccare con maggiore frequenza le punte. Impresa non semplicissima, tenuto conto che in mezzo al campo continua a far difetto un uomo d'ordine o perlomeno una mezzala dai piedi educati. Malinovskyi ha militato nell'Atalanta e ha l'orgoglio necessario per provare a farsi rimpiangere, ma la sua autonomia atletica non supera più i 55-60 minuti. Gronbaek e Messias si tengono compagnia in infermeria, mentre Onana è impegnato in Coppa d'Africa, sicché si pone il problemone dell'avvicendamento. Potrebbe toccare a Masini, con Frendrup accentrato, ma la soluzione non suscita entusiasmo.
Mister Daniele, che non ha certo l'abbondanza di scelte del collega, non può rivoltare la propria squadra, ancorata a dodici-tredici elementi al massimo. In retroguardia permane l'incertezza riguardo al recupero di Østigård, che consentirebbe di far rifiatare Otoa o Marcandalli, il meno in forma del pacchetto. Otoa, invece, senza offrire garanzie assolute, sembra ormai in grado di reggere e di contenere uno Scamacca temibile sia palla a terra sia nel gioco aereo, ma il suo giovane compagno di reparto appare avvantaggiato.
In mezzo al campo alberga l'altro dilemma: è preferibile la robustezza, unita al colpo di testa, tipica di Thorsby o la “gamba” da quattrocentista sfoggiata da Ellertsson? Stavolta il duello tra scandinavi potrebbe arridere al norvegese, ma difficilmente l'asse del match verterà su quest'interrogativo. Non si prevedono novità sulle fasce, con un Norton-Cuffy sospinto da motivazioni inerenti il calcio mercato, che lo vede tra gli uomini più chiacchierati. Martin è favorito a sinistra, ma Ellertsson insidia anche lui.
Infine, conferma scontata per il consueto duo di punta, con Colombo sempre più avvezzo a cercar spazio anche lontano dalla porta e Vitinha centravanti autentico. Il portoghese è immerso in dispiaceri di carattere familiare, ma concentrarsi sul pallone che rotola potrebbe rivelarsi la terapia più efficace per superarli. Riguardo alla sua presenza però un minimo dubbio è legittimo.
Nella ripresa, se occorresse risalire la china, potrebbero tornare utilissimi Ekuban e Ekhator, guastatori di professione, in grado di impensierire dirimpettai fisicamente inossidabili ma forse non troppo agili. E qui si torna all'assunto iniziale: sapranno i loro compagni alimentare a dovere le punte, quali che siano o tutta la squadra dovrà badare in primis a contenere le sfuriate dei nerazzurri? Lo scopriremo domenica sera.
PIERLUIGI GAMBINO
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