Col Sassuolo un Genoa incrostato, dal pubblico la spinta determinante
Per il mondo Genoa si tratta di un ritorno all'antica. Come al solito, la squadra, almeno in avvio di campionato, pascola ingloriosamente nei bassifondi, e non c'è tifoso, neppure il più ottimista, che si dica sicuro di festeggiare un imminente rilancio in classifica. Ed ecco affacciarsi il dodicesimo giocatore, quel pubblico così caldo che da decenni sostiene i rossoblù nella buona (rara) e nella cattiva (ben più frequente) sorte. Le nuove normative anti Covid, d'altronde, consentiranno un utilizzo per il 75 per cento dei circa 33 mila posti che rappresentano la capienza massima del Ferraris e sta avendo successo la la chiamata alle armi, davvero necessaria in un momento di emergenza come quello attuale, con un Genoa ancora abbattuto dall'inopinata sconfitta di Salerno e un'avversaria di campionato ben più temibile di quanti non reciti la sua posizione in graduatoria.
Anzi, il Sassuolo è tra i rivali peggiori che si potessero immaginare. Rispetto agli altri anni si è allontanato dalle posizioni di assoluto prestigio ma sarebbe ingeneroso non chiamare in causa un destino davvero perfido. Basti rivedere gli highlights delle sfide contro Roma e Inter, perse immeritatamente. La prima fu letteralmente dominata, con una serie incredibile di palle-gol sciupate in contropiede e la seconda si dipanò su identica falsariga, con l'aggiunta di una clamorosa espulsione del portiere nerazzurro Handanovic sul parziale di 1-0 per gli emiliani. In entrambe le gare l'undici dell'emergente tecnico Alessio Dionisi, erede suo malgrado del fuoriclasse De Zerbi, ha mostrato un gran bel calcio, ricco di tecnica, imprevedibilità e sfruttamento degli spazi. Unico difetto irrisolto (oltre ad una difesa ogni tanto distratta e un po' ballerina), la sterilità in zona gol, che cozza con le potenzialità qualità di calciatori come l'azzurro Raspadori, l'ex di giornata Scamacca (i due sono in ballottaggio per il ruolo di prima punta), il già doriano Defrel e seconde punte di vaglia come Berardi, Boga, e Djuricic. Il giorno in cui questo manipolo di virtuosi dovessero aggiustare la mira, sarebbero dolori per chiunque.
Zio Balla, ormai immerso nella centrifuga dei mister a rischio esonero, ha operato scelte alquanto discutibili negli ultimi match ma non è così micco da sottovalutare le doti dei neroverdi, specialisti nel gioco di rimessa. Un Genoa eccessivamente sbilanciato in avanti sarebbe una vittima sacrificale, ma con ventimila tifosi pronti a spingerti all'assalto, frenare gli istinti individuali non sarà così semplice e anche formazione iniziale e modulo tattico saranno condizionati da certe esigenze di equilibrio.
La sosta è servita, se non altro, a rimettere in carreggiata qualche infortunato di lungo corso e ad avvcinare alla guarigione parecchi acciaccati, ma se uniamo i giocatori irrecuperabili ai convalescenti, arriviamo comodamente a mezzo organico. Mai come stavota, dunque, il trainer dovrà decidere solo in extremis, dopo lunghe riflessioni.
La difesa è un rebus pazzesco anche inserendo tra i disponibili capitan Criscito, non al meglio ma dispostissimo a stringere i denti. Chi potrà affiancarlo? Non certo Maksimovic (appuntamento, si teme, al 2022) e Vanheudsen, bensì Biraschi, finalmente tornato tra i disponibili e candidato a piazzarsi al centro nel modulo a quattro. Lo stesso Vasquez, oggetto misterioso, torna dal Messico all'ultimo momento e non ha mai esordito nel nostro campionato, mentre Masiello, dopo aver rischiato di uscire dall'elenco ufficiale 2021-22, appare assai arrugginito. Assente anche Bani, che sarebbe stato destinato al ruolo di altro centrale se non si fosse nuovamente infortunato. Toccherà a Cambiaso completare il reparto.
Il centrocampo a tre è di arduo varo per carenza di interpreti. Più agevole affidarsi ai collaudati centrali, Badelj e Rovella (due tra i rari inamovibili) a costo di ripudiare nuovamente Touré e il cileno Galdames, che al confronto col francese è parimenti abile nel recupero palle ma lievemente più dinamico e, pertanto, adatto ad un reparto imbevuto di lentezza.
Davanti alla coppia di mediani, riecco i tre rifinitori. Improbabile la scelta di Melegoni ed Hernani, in teoria gli specialisti del ruolo. Assai più presumibile che il mister rilanci Fares a sinistra, confermi Kallon a destra e finalmente offra una chance dal primo minuto a Ekuban, che non sarà un fuoriclasse ma tra le seconde punte appare il più maturo e abile nei contropiede.
Resta da sciogliere il nodo del bomber tra Destro e Caicedo, reduci ambedue da infortunio. L'ex laziale, delicato come un cristallo di Sevres, appare indirizzato in panchina, pronto a subentrare nel malaugurato caso di necessità. Il prode Mattia, la cui assenza è stata forse decisiva a Salerno, avrà così la responsabilità di capitalizzare le palle-gol costruite dalla squadra. E Pandev? In tuta per tutto il secondo tempo per poi fare la differenza a ripresa inoltrata.
Ballardini chiede più attenzione e concretezza ai suoi, ma è ben conscio dei limiti di una rosa costruita maldestramente. In effetti, puoi girare come vuoi la frittata che almeno un ruolo resta scoperto, e di ciò Ballardini ha colpe relative. Premesse non esaltanti per una sfida che bisognerebbe provare a vincere ma si dovrà tassativamente non perdere.
PIERLUIGI GAMBINO
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