Con un allenatore "normale" il Genoa ha voltato pagina

09.12.2022 11:31 di Pierluigi Gambino   vedi letture

Meglio tardi che mai, anche se è forte la sensazione che se fosse stato mostrato un mese fa il foglio di via a Blessin, il Grifone adesso volerebbe ben più in alto, almeno a contatto con la Reggina. Alberto Gilardino non è un mago, ma ha soltanto applicato al calcio la logica e il buon senso, qualità non comprese nell'esiguo, monocorde repertorio dell'uomo di Stoccarda. Due allenamenti sono bastati a trasformare l'Armata Brancaleone rossoblù in un collettivo dignitoso, ancora perfettibile ma diversissimo dalle sue edizioni precedenti, davvero inaccettabili.

Bandito finalmente il dannoso 4-2-3-1, ecco un più equilibrato 4-3-3- con Jagello a completare la mediana e, per il resto, i soliti attori. Il primo tempo si è trasformato in un monologo rossoblù, con il Sudtirol arroccato davanti al portiere, senza alcuna velleità offensiva. Una tattica in parte decisa da mister Bisoli e in parte subita da parte di un avversario schierato con ordine e disciplina tattica e votato non più ai palloni lunghi e alti che avevano caratterizzato il periodo nero blessiniano ma al fraseggio rasoterra. Il tic-toc ha peraltro mostrato qualche difetto: una certa lentezza nel giro palla e l'idiosincrasia degli esterni offensivi Gudmundsson e Aramu e cambiare marcia e ad assumersi qualche iniziativa personale. Così il genoano più intraprendente è stato Sabelli, che ha battuto con profitto l'out mancino, spesso trovandosi più avanzato del compagno islandese.

In 45 minuti, però, si sono registrate soltanto due lievi emozioni: una bordata dal limite di Jagiello rintuzzata in tuffo dal numero uno ospite ed una colpevole svirgolata di Coda a due passi dalla porta. Poco per giustificare un eventuale vantaggio, pur considerando che la gara è stata a senso unico, condotta quasi esclusivamente in una metà campo.

L'avvio di ripresa ha visto un Sudtirol più coraggioso: come se, sulla scia del Cittadella di domenica scorsa, avesse compreso che il diavolo rossoblù erano meno brutto del previsto. La sfida è salita agonisticamente di tono, divenendo meno sbilanciata, ma i nuovi equilibri, alla lunga, hanno giovato al Genoa, rinfrancato dall'ingresso, dopo un'ora, di Puscas per Jagiello allo scopo di riempire maggiormente l'area biancorossa, in precedenza frequentata dal solo Coda, perdippiù in giornata dispari. Non è un caso che proprio il rumeno abbia firmato il vantaggio con un comodo tap-in su tentativo dal limite di Hefti deviato a fatica da Polizzi in tuffo. Continuando ad aggirare l'area nemica, come se si giocasse a pallamano, non si possono creare ghiotte opportunità.

Quel Genoa più efficace e convincente rispetto ad un tristissimo passato chiedeva aiuto al fato quando il bomber Odogwu, con un'imperiosa inzuccata timbrava il palo, ma si sarebbe trattato, alla fin fine, dell'unica iniziativa significativa della banda di Bisoli. Il raziocinio di Gilardino scaturiva anche dai successivi cambi di formazione: al 75' dentro Ilsanker per uno stanco Strootman e Galdames, un mediano, per un Gudmundsson da tempo abulico oltreché ammonito. Poi, all'86', ecco Vogliacco per un Hefti in angustie come difensore puro e Yeboah, un contropiedista per uno stranito Coda. Prima e dopo questi mutamenti, Aramu, forse il peggiore sino all'intervallo, mostrava - era ora! - certe doti rimaste nascoste da mesi e il Genoa, sfruttando gli spazi più larghi, iniziava a collezionare palle- gol e ad esibire un football gradevole. Splendido ma sfortunato il tiraccio di Galdames infrantosi contro la sbarra (sarebbe stato un eurogol) e appena impreciso un tentativo di Aramu, a precedere il raddoppio, giunto in pieno recupero grazie ad un'invenzione di Yeboah, bravissimo con un tocco felpato a servire il sardo a due passi dalla linea bianca.

Per la cronaca, il Genoa aveva vinto 2-0 solo a Ferrara, e il doppio margine attivo, pur senza cambiare la sostanza, ha un preciso significato per il morale di una truppa che aveva perso fiducia e convinzione nei proprio mezzi.

Gila non poteva partire meglio in quest'avventura che da provvisoria potrebbe trasformarsi in definitiva se, ovviamente, i suoi ragazzi dovessero fare il bis ad Ascoli. Non è dato sapersi se il successo sulla matricola altoatesina abbia procurato più sollievo o più imbarazzo nella dirigenza, già avanti nella trattativa con Claudio Ranieri. Ma, se di incertezza si deve parlare, è senz'altro la più piacevole e gradita.

                   PIERLUIGI GAMBINO


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