Santo Stefano d'Aveto, il mio amico Fabio e l'amicizia

22.08.2020 18:38 di Luca Canfora   vedi letture

Si conclude l'estate 2020, che abbiamo temuto di non poter vivere davvero. Non possiamo pensare di avere superato il problema, ma certamente è stato tenuto sotto controllo, grazie al nostro comportamento e ad una organizzazione sanitaria nazionale di primo livello. Ogni tanto ricordiamoci del nostro valore. Certo, ci sono ancora focolai, momenti e zone di rischio locale, alcuni comportamenti non idonei. Ma i numeri, i numeri, dicono che siamo stati bravi e che al momento non esiste alcun motivo concreto per non essere ottimisti. Guardinghi, attenti, coscienziosi, ma ottimisti.

E come ogni estate eccomi qui con Michela, Sebastiano, ed Enrico. Tre dei moltissimi ragazzi che rendono questo posto speciale. Ci siamo ripromessi di fare questa foto alla fine di ogni estate fino al giorno in cui sarà possibile, per festeggiare Santo Stefano, la vita, l'amicizia, la bellezza. La bellezza dell'essere, non quella dell'avere, dell'apparire. Invecchieremo così, in una foto identica che muta colore, sapore, odore, suono, per non cambiare mai.

Qui non potrete capire in che anno siamo. Certo ci sono gli smartphones, la TV, Internet. Ma i ragazzi ancora girano a piccoli gruppi, mescolandosi e dividendosi senza alcuna legge matematica, nel vociare poetico della gioventù che cerca il proprio posto nel mondo. La felicità è raccolta attorno al tavolo di un Bar, in un angolo all'ombra di un albero dei giardini, dietro le manopole di un biliardino. Passo il mio tempo a guardare loro cercando di ricordare chi ero, perché ancora mi perdo e loro mi danno le risposte che ho dimenticato.

Qui l'amicizia è ancora una parola che vale qualcosa.

Due giorni fa due di questi ragazzi, non farò i nomi, hanno avuto una discussione accesa che ha portato ad una momentanea rottura. L'ho scoperto per caso parlando di Genoa con uno dei due. Ho cercato l'altro per alcune ore trovando sempre il cellulare spento, finché sono riuscito a parlarci. Gli ho raccontato la storia di me e del mio amico Fabio.

Fabio era un ragazzo di Bologna, nato a Genova il 18 novembre del 1969, quattro giorni prima di me, con i nonni abitanti a Genova nell'appartamento sotto il mio. I genitori si trasferirono a Bologna per lavoro ma lui passava le estati dai nonni, quindi con me. Fabio veniva da una famiglia turbolenta e problematica, che per motivi che non starò a raccontare lo portarono alla solitudine, alla malinconia, alla perdita della sua strada. Ed alla droga. Eravamo dei ragazzini, avrò avuto 19 anni, forse 20. Mi chiese dei soldi, raccontandomi una marea di bugie a cui credetti. Ero così ingenuo, immaturo, incapace di pensare al male. Li rubai ai miei genitori, e li diedi a lui, pensando di aiutarlo. Non sapevo per cosa, ma volevo aiutarlo.

Solo dopo qualche giorno mi raccontarono di averlo visto nei vicoli di Genova, di notte, a comprare qualcosa che dubito fosse farina doppio zero. Mi sentivo tradito, ingannato, non potevo crederci. Come potevo essere così stupido? Alla fine confessò, mi chiese di perdonarlo, capii solo quel giorno quanto fosse grande il suo problema. Non me ne ero accorto, ero un bambino.

Io lo perdonai, come sempre, era mio amico. Capivo che non lo faceva per cattiveria, ma perché non stava bene. Poco tempo dopo mi ingannò ancora, raccontandomi una bugia e ritrovandomi ad accompagnarlo in moto di sera, di nascosto dai miei, in teoria per incontrare un amico, in realtà per comprare altra droga. Ci tirammo un paio di spintoni, poi due pugni. Non ci parlammo per due giorni.

Poi lui bussò alla mia porta, ed io... come sempre... lo abbracciai. Lui mi disse:"Luca, tu hai una famiglia, una ragazza, la tua Università, un futuro. Io non ho niente."Quel giorno mi sentii in colpa, aveva ragione. Io avevo tutto, aveva ragione Fabio. Alla fine di quell'estate lui tornò a Bologna, ci salutammo come sempre. Ma non tornò più.

Il giorno del suo compleanno, il 18 novembre del 1991, a 22 anni, Fabio morì di overdose a Bologna. Ricordo il giorno in cui me lo dissero, chi me lo disse, come me lo dissero, come se fosse accaduto 10 minuti fa.

Fabio, nato a Genova, vissuto a Bologna, tifoso del Genoa, e poi del Bologna. Mio amico.

Dopo qualche ora ho trovato i due ragazzi abbracciati per Santo Stefano, come sono sempre stati, come devono essere, come dovranno essere. Sempre.

Non abbiamo tempo per i rancori, per le stupidaggini. La vita non è fatta di soldi, successi, oggetti. La vita è fatta di affetti, emozioni, sentimenti, amori, amicizie. Voi avete già tutto, dovete solo non perderlo.

Ci vediamo ad agosto 2021, stesso posto, stessa foto, stessa vita.

Con affetto,

   Luca


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