Troppi difensori, poco cinismo il Genoa non coglie l'occasione

29.01.2023 11:21 di Pierluigi Gambino   vedi letture

Da una squadra che a livello di gol realizzati pascola nella colonna a destra della classifica, come si può pretendere che ogni tanto non lasci qualche punto per strada? Il Genoa saluta il ritorno al secondo posto in solitudine ma non riesce a festeggiare completamente. Merito anche di un Pisa stoico, difensivamente gladitorio, capace di regalare ai suoi quattromila tifosi trasfertisti un punto forse insperato ma strappato coi denti, frutto di una stoica resistenza nell'ultima metà della ripresa, in inferiorità numerica per l'espulsione di Marin.

Gilardino stavolta ha sorpreso tutti varando un undici imbottito di vecchietti e assolutamente privo di fantasia. L'esperienza del regista Badelj, di uno Strootman tornato nel ruolo di mezzala, di Criscito e Coda ha consentito di comandare la partita e di scongiurare pessime sorprese in difesa, ma per battere un compagine così ricca di elementi strutturati sarebbero serviti ben altro dinamismo ed una dose anche minima de brio e di inventiva.

Ammirevole il pressing dei toscani, portato in ogni zona del campo, ma particolarmente sulle fasce, dove il Grifo era più debole. La palla, come impazzita, disegnava traiettorie aeree stravaganti, quasi sempre a pro degli ospiti, nettamente più tonici a livello atletico e, soprattutto, nella corsa. Lo spettacolo ne scapitava, ma al Pisa – e forse neppure ai padroni di casa - non interessava proprio deliziare il pubblico.

Così, senza rifornimenti invitanti, il duo Coda-Puskas, altra novità di giornata,  soffocato in mezzo ai marcantoni toscani ha prodotto sino all'intervallo una sola reale opportunità, dapprima sciupata dal rumeno e, nel prosieguo, anche dl compagno di reparto, che gli calciava addosso il pallone invece di mirare all'angolino.

Mezza gara gettata al vento da Gilardino, forse timoroso di andare a perdere o più che altro, di ricorrere a troppi pesi leggeri. Solo così si spiega una formazione altamente difensiva, con Criscito ed Hefti che sulla fascia non hanno prodotto alcuno spunto degno di nota e tre mediani abili solo a produrre un gioco lento e macchinoso. Col possesso palla e il titic-titoc si può al massimo stancare l'avversario, non certo abbatterlo con un pugno da ko.

Un'altra antagonista più intraprendente del team nerazzurro forse avrebbe potuto finalizzare efficacemente i contropiedi costruiti, ma alle spalle di un Moreo produttivo nel gioco di sponda nessuno dei suoi compagni ha saputo inserirsi nella zona calda mostrando limiti ben precisi,

La ripresa, dopo gli ingressi di Gudmundsson per uno sfiatato Badelj e e di Aramu per Puscas, che aveva lavorato duro nel primo tempo ma senza mai rendersi insidioso in area, sono aumentati i giri del motore genoano. Coda strozzava in diagonale un pallone invitante e più tardi simile risultato otterrà Aramu, di poco impreciso. Quali alternative al consueto canovaccio? Forseil tiro da fuori, che non rientra nel repertorio di alcun genoano. Non restava che affidarsi ai cross e ai calci d'angolo, ma di fronte ai giganti di mister D'Angelo sarebbe stata dura per chiunque colpire di testa, e quando Bani, nel finale, c'è riuscito cogliendo il bersaglio, guardalinee e successivo Var hanno sancito l'offside, pur millimetrico, del capitano.

Il veemente assalto rossoblù alla fortezza pisana avrebbe forse meritato il premio di un golletto, ma non sempre le ciambelle riescono col buco come è successo a Benevento. A nulla, nei minuti conclusivi, sono valsi anche gli sforzi di Jagiello e del rumeno Dragus, appena approdato a Genova: Gila ha messo in campo tutta o quasi la batteria di mitraglieri a disposizione, ma vanamente.

Il verdetto finale è stato in tutto simile a quelli frequentemente emessi dal campo marassino durante l'era Blessin. Intendiamoci, il Genoa gilardiniano è tutta un'altra cosa, ma il fiuto del gol non si può acquistare al supermercato e quest'organico, rigurgitante di giocatori a trazione posteriore e di centrocampisti privi di brillantezza, ne è scarsamente provvisto. Così, pur rimanendo il favorito numero uno per ascendere all'Olimpo, il presunto squadrone rosssoblù, vittima della propria anemia, dovrà soffrire sino all'ultimo per staccare il biglietto vincente.

                       PIERLUIGI GAMBINO


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