Bisogna vincere a tutti i costi, Albert Gudmundsson pensaci tu

09.11.2023 17:01 di  Franco Avanzini   vedi letture

di Pierluigi Gambino

L'intendimento è inequivocabile: il Genoa deve battere il Verona per corroborare una classifica che, pur accettabile in termini assoluti (un punto a partita di media varrebbe l'automatica salvezza), non è più così tranquillizzante dopo i recenti exploit di qualche avversaria diretta. Non serve un genio per capire che battendo il Verona in quest'infuocato anticipo del venerdì, lo si spingerebbe ulteriormente nei bassifondi e si segnerebbe la fine dell'avventura in Veneto di mister Baroni, ingaggiato in estate come il mister della Provvidenza dopo aver svolto un pregevole lavoro nel Salento.

Gli scaligeri sono in caduta libera: lo attesta il ciclo di ben nove incontri consecutivi senza il becco di un successo. Più sorprendente un ulteriore dato: dopo un avvio di campionato con due vittorie consecutive, i gialloblù hanno raccolto la miseria di due punticini nei successivi impegni, denunciando carente assolutamente allarmanti.

L'Hellas sta vivendo una fase di transizione: presto arriverà un nuovo proprietario e n attesa dell'evento regnano confusione e sfiducia. Baroni, profeta del bel calcio, si è forse pentito di aver lasciato Lecce: in Veneto ha trovato un organico deboluccio, senza leader né punti di riferimento.

Genoa favorito, e ci mancherebbe, ma attenzione alle bucce di banana. Basta frugare un attimo nella memoria per scovare millanta episodi in cui i rossoblù, nella veste di crocerossine, sono andati in soccorso di malati gravissimi. Con la Salernitana, nel più recente cimento casalingo, così non è successo, ma la paura provata dai trentamila ospiti marassini nei minuti conclusivi deve ancora passare adesso.

Manca sempre Retegui, vale a dire la metà dell'esiguo potenziale offensivo rossoblù, il terminale di ogni azione, l'uomo che con la sola presenza può tenere sul chi vive qualsiasi difesa. Senza di lui, resta un unico destinatario di ogni speranza: Albert Gudmundsson, che sfondatore non è mai stato ma scivola via come una saponetta, te lo trovi ora a metà campo e subito dopo in piena area per quelle decisive carezze al pallone, ricche di fantasia e imprevedibilità.

Inutile negarlo: attorno a lui, in fase realizzativa, si scorge il nulla, e un'altra cifra lo conferma: tutti suoi sono gli ultimi cinque gol autografati dal Genoa. Reperire un'alternativa è come cercare un fiore nel deserto, e mister Gilardino, tutto meno che invidiabile, potrebbe tranquillamente estrarre a sorte il nome dell'attaccante di ripiego. Trattandosi di gara d'assalto con un unico obiettivo di giornata, apparirebbe (ma il condizionale è d'obbligo) più indicato Puscas, bersaglio di strali di ogni tipo a Cagliari dopo un clamoroso gol fallito che avrebbe sancito il pareggio. Rispetto a Ekuban è più uomo d'area, ma sta a lui ripagare la probabile fiducia con una giocata da serie A.

La strada più probabile è però un'altra: la conferma di Malinovskyi avanzato a supporto dell'islandese, anche se – francamente – il pensiero di dover affrontare in casa la squadra più malmessa della categoria senza un centravanti travalica i confini dell'assurdo.

Meno accreditata la tesi che contempla l'ex atalantino a centrocampo, coinvolto in una staffetta con Strootman, in ossequio all'autonomia limitata di entrambi, adusi a crollare fisicamente dopo poco più di mezza partita. Confermati ovviamente Frendrup, Badelj (altro cardine che non regge una gara intera) e Sabelli, ed è un problemone), si prospetta un cambio sull'out di sinistra: fuori l'impresentabile Martin (benché le sue qualità di crossatore possano rivelarsi utili) e dentro Haps, che appare più tonico e lievemente più disciplinato.

In retroguardia si registra il ballottaggio tra Bani e De Winter. In teoria il capitano, reduce da squalifica e ancora acciaccato, potrebbe sedersi in panca, ma Gila cercherà di recuperare il toscano: infatti, come centrale del trio, Dragusin non brilla e scende di rendimento.

Un quesito tattico, intanto, ci balza in mente. E se Gilardino optasse per il ritorno alla 4-3-2-1? Ecco che Sabelli e Vasquez sarebbero i terzini, Strootman troverebbe posto a centrocampo e Malinovskyi in rifinitura al fianco di Gudmundsson. Meditate, gente.

Il canovaccio iniziale è scontato: pur senza un vero e proprio assedio, il Genoa menerà la danza cercando di stanare gli avversari con lanci lunghi verso l'esterno, nell'auspicio che in mezzo si liberi lo spazio per gli inserimenti del folletto. Probabilmente nel primo tempo arriverà il vantaggio, ma sarebbe importante raddoppiare, per cancellare i consueti tremolii dopo l'intervallo, quando il serbatoio dei vecchietti si avvierà all'esaurimento. 

Conforta annotare che, rispetto alla Salernitana, il Verona si presenti con qualche problema in più e con una coppiaa d'attacco non certo terrificante, composta da Djuric (un gigante grezzo che tuttavia ha già dato dispiaceri al Grifo) e Bonazzoli. Lazovic, l'ex di turno, darà forfait per un guaio fisico. In un centrocampo più da battaglia che da finezze brilla l'esterno Faraoni, abbastanza pericoloso nelle sue incursioni, mentre il terzetto arretrato potrebbe risentire dell'infortunio al perno centrale Dawidowicz, rilevato da Hien. Guai a non approfittarne.

                          PIERLUIGI GAMBINO


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