Blessin deve cambiare strada, col Como si gioca la credibilità

12.11.2022 19:00 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

Da partita a senso unico, dall'esito scontato, a punto di non ritorno. La gara con il Como, sulla carta ordinarissima amministrazione per la rosa più dotata della cadetteria, propone già un bivio esistenziale ad Alexander Blessin. La fuga per la vittoria del Frosinone e le due topiche consecutive dei rossoblù hanno improvvisamente fatto crollare le quotazioni del tedesco, vibratamente avversato da un'ampia fetta di tifoseria e non più convintamente difeso dalla società.

La prossima sfida, sulla carta semplice, nasconde invece una marea di insidie, che derivano in minima parte dal valore e dalle scelte tattiche degli avversari. E' al proprio interno che il clan rossoblù deve trovare le giuste contrarie ad un'involuzione – di risultati ma anche di prestazioni – che inizia a suscitare allarme.

Inutile illudersi: Moreno Longo, primo artefice dell'effimero boom alessandrino ed ora alla guida della matricola lombarda, si assocerà ai predecessori che, al cospetto della corazzata genoana, hanno eretto muri difensivi altissimi e compatti. Il Grifone soffre le Maginot rivali, si smarrisce, perde incisività e in certi casi rischia addirittura la pelle. Ecco perché la piazza rossoblù chiede insistentemente all'uomo di Stoccarda un rimescolamento delle carte, constatata l'inefficacia della strada sinora percorsa.

L'invocazione popolare è rivolta all'impiego dl primo minuto di George Puscas, attaccante strutturato, magari non un prolifico cannoniere ma il partner adatto per spezzare l'annosa solitudine patita da Coda. Chiaro, bisognerebbe cambiare modulo, introdurre il 4-3-1-2 co Aramu in rifinitura e senza lo svolazzante Gudmundsson: soluzione che senz'altro Blessin si sarà convinto a prendere in considerazione, se non dall'avvio (con la riconferma del solito 4-2-3-1), almeno in corso d'opera.

C'è pure un'alternativa ulteriore da tenere calda: il passaggio al 4-3-3 con sardo e islandese larghi ed un trio di centrocampisti che potrebbe comprendere gli inamovibili Strootman e Frendrup e uno tra Badelj (col dubbio della scarsa mobilità complessiva) e Jagiello, rivelatosi un ottimo incursore.

Una rinfrescata, comunque, occorre e potrebbe anche investire il settore esterni. Czyborra è ormai stato inesorabilmente bocciato, pur tenendo conto che questo confronto potrebbe sposarsi con la sua vocazione all'offesa. Qualsiasi altra opzione appare preferibile ma è pur sempre una forzatura: Sabelli rende di più a destra e Hefti, non un prodigio nella propulsione, si trova a malpartito sul fronte sinistro. E se sulla fascia finisse Vogliacco? Non uno specialista nel ruolo, ma dotato di intraprendenza e coraggio anche in zona tiro.

Il ventiquattrenne pugliese si candida anche per un posto da difensore centrale, ma la coppia Bani-Dragusin, a malpartito contro i guizzanti fantasisti reggini, appare adatta a fronteggiare le due punte comasche Cerri e Cutrone, uomini d'area fisicamente prestanti e temibili nel gioco aereo. Alle loro spalle potremo apprezzare il calciatore più prestigioso della categoria, quel Fabregas che nel Barcellona e con la Nazionale spagnola è salito sul tetto del mondo. I 35 anni però si avvertono nelle sue giunture, e pure il rendimento ne scapita, ma come sottovalutare le sue potenziali giocate?

Il resto della combriccola comasca parrebbe poca cosa. Il solo nome noto è quel Baselli, ormai trentenne, che è stato per anni una fulgida promessa, mai realmente sbocciata. I suoi compagni meno reputati hanno sinora rivelato soltanto uno spiccato dinamismo, col quale sopperire a evidenti limiti di talento ed esperienza. Raggrumata davanti al proprio portiere, tuttavia, anche la modesta formazione lariana è in grado di rovinare il pomeriggio ad un Genoa che dovesse presentare le solite lacune.

                                 PIERLUIGI GAMBINO


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