Con la Juve una resurrezione che ha ben poco di casuale

28.11.2016 12:07 di  Redazione Genoa News 1893   vedi letture

Ci sarebbe piaciuto frugare nella mente di chi, per una ragione o per l'altra, si sia sintonizzato col Ferraris solo dopo mezz'ora di partita: roba da stropicciarsi gli occhi o, per dirla alla genovese, da “attastarsi se ci sono”. Chi invece dal vivo o attraverso le pay tv ha seguito in diretta il match, non si sarà potuto esimere dal giudicare legittimo e fedele a quanto espresso dalle due squadre quel parziale di 3 a 0 a favore dei rossoblù, assoluti dominatori.

La verità è che, reduce da qualche partita sottotraccia, l'undici di Juric è clamorosamente risorto, sbriciolando la prima della classe, reduce da un'impresa corsa in Champions. Indubbio che i bianconeri abbiano a lungo sfarfalleggiato in ogni zona del campo con accenni tecnico-tattici da Armata Brancaleone, ma vogliamo forse negare che il Grifo abbia probabilmente inscenato la miglior metà gara dell'intera epopea Preziosi?

Soppresso il comprensibile stupore, ecco che la gara si presta a parecchie stuzzicanti chiavi di lettura. La prima deriva dalle caratteristiche dell'avversario, adattissimo ad esaltare Rincon e compagni, i quali a Marassi avevano già bastonato il Milan rivelazione, spento le velleità di un Napoli non ancora spuntato e giocato assai meglio della Fiorentina nei 30 minuti di sfida già agli archivi. Potesse sempre agire di rimessa ai piedi della Nord, il Genoa potrebbe giocarsi un posto al sole: un dato di fatto che il mister di Spalato ha mutuato dal suo mentore Gasperini.

C'è anche dell'altro in questa resurrezione così profonda. Per esempio alcune scelte, più o meno forzate, di formazione e, soprattutto, il cambio di assetto. In primis va citato il ritorno a centrocampo di Rigoni, finalmente restituito al ruolo naturale. Partendo da lontano e restando maggiormente nel vivo del gioco l'ex rosanero è un pilastro inamovibile, capace di fare filtro, tenere palla e inserirsi con i giusti tempi in zona gol. Nei mesi precedenti, come attaccante aggiunta o mezza punta, era parso spaesato.

Va poi esaminata la questione Veloso: inutile far finta che il portoghese non divida la piazza tra pervicaci estimatori e avversatori sempre più convinti. Ieri, senza il “regista”, la palla girava fluidamente e a velocità doppia rispetto al solito, col risultato che la Juve in difesa arrancava, travolta dall'onda prepotente delle trame genoane. Juric ha scelto Cofie per sostituire numericamente il titolare: opzione che appariva rischiosa ed invece si è confermata vincente. Il ghanese avrà sbagliato qualche pallone di troppo, ma ne ha recuperati in quantità industriale, smistandone parecchi con raziocinio e confezionando per Simeone un assist invitante nel corso della ripresa. Non un campione, ma un gregario prezioso, sollecito a pressare alto, a proporsi, a picchiare quando occorre.

Si dirà: e la regìa? Ieri nella mansione si sono alternati tutti i centrocampisti rossoblù, ma in particolare un Rincon monumentale e in tutto meritevole dell'ovazione ricevuta da parte della Nord. Non è un caso insomma che la squadra abbia moltiplicato la propria pericolosità offensiva, anche se è onesto aggiungere che a livello tattico può essere più agevole affrontare la capolista rispetto alla classica provinciale barricadera.

Improbabile che Juric rinunci nel prossimo futuro a Veloso, ma un interrogativo, se non altro, dovrà porselo: in questo Genoa arrembante non è preferibile girar palla a mille all'ora piuttosto che puntare su uno sterile possesso palla anche quando non si deve “congelare” un vantaggio?

In attesa di risolvere il rebus, la difesa è tornata a brillare. E anche qui c'è un motivo: l'impiego di Munoz, una roccia, sempre presente dove arriva la palla. Purtroppo il suo fisico è fragile e soggetto ad infortuni, ma quando l'argentino sta bene come è successo contro la Juve, la retroguardia sale regolarmente a vette prossime alla perfezione. Al suo fianco, Burdisso si esalta sempre nel fortino e Izzo stramerita quell'esordio in Nazionale che prima Conte e poi Ventura gli hanno solo fatto balenare.

Due parole, infine, su Cholito, sempre più somigliante a Pippo Inzaghi, monarca incontrastato dell'area di rigore. Avete notato che quando l'ombra lunga ed ingombrante di Pavoletti non si profila né in campo né in panca, il ragazzino si carica e riprende a far male ai portieri rivali? Il figlio d'arte ha bisogno di fiducia e tranquillità. Ovvio, non potrà mai surrogare il livornese nel gioco aereo e nel tener palla a pro dei compagni, ma ha altre qualità utilissime. E se – in attesa del bomber in bacino di carenaggio - Juric, in certe fasi di gara, spostasse più al centro Ocampos – col suo fisicaccio che levati – proprio per opporre agli avversari qualche chilo e centimetro in più? Vero, ci si allontanerebbe ulteriormente dal suo Genoa originario, ma a volte certe mosse un po' ardite e stravaganti possono risultare assai fruttuose.

PIERLUIGI GAMBINO


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