Il Genoa batte tutti solo nell'autolesionismo anche con la Fiorentina

10.11.2025 11:49 di  Redazione Genoa News 1893   vedi letture

Il tabù Ferraris regge anche contro il fanalino di coda, e poco importa che la Fiorentina, per blasone e potenzialità, valga una posizione ben più lusinghiera. L'amara realtà recita di un'altra occasionissima sciupata dal Grifone, che nell'ipotetico campionato dell'autolesionismo vincerebbe a mani basse. Il debutto di Daniele De Rossi non sposta equilibri e pareri: il Genoa attuale, senza il fosforo di Malinovskyi, rumina un calcio alquanto modesto e non può bastare la feroce determinazione dei suoi interpreti per risalire la corrente,

La premesse per la prima gioia casalinga si materializzano subito. Al quadro d'ora, ecco il primissino tentativo genoano concretizzarsi con i soliti interpreti: Martin battere il calcio fermo e Ostigard pronto a bissare l'impresa di Reggio Emilia con un'altra imperiosa testata. Forse la tramontana gioca uno scherzaccio ai difensori viola, ma la solitudine in cui si è trovato il norvegese non dipende dal vento.

Gara in discesa, almeno in teoria ma dopo tre soli minuti decolla la festa del tafazzismo. Se a Reggio era stato Vitinha a servire inavvertitamente Berardi per il gol neroverde, stavolta è il suo partner Colombo, su corner, a smanacciare la sfera nella propria area: fallo talmente vistoso che non uno dei compagni osa protestare. La trasformazione di Gudmundsson è un inno al rimpianto, che sarà riascoltato in avvio di ripresa, quando l'internazionale Guida assegna il penalty stavolta al Genoa per un colpo di mano di Ranieri. Neppure stavolta Malinovskyi, il rigorista principe, è in campo, cosicché il portiere ospite di turno festeggia nuovamente. Insopprimibile in Colombo la voglia di spezzare l'astinenza stagionale e riscattare il precedente colpo di mano, ma De Gea è un portiere con i fiocchi e il centravanti rossoblù, prima di calciare, non ne osserva i movimenti e gli spara rasoterra proprio nella parte più gradita.

Ovviamente, cresce la paura della consueta beffa, considerati anche i pessimi precedenti con la Viola e puntualmente, sette minuti dopo lo scempio, tocca a Marcandalli salire sul banco degli imputati: imperdonabile il liscio sulla propria trequarti che spalanca ai toscani la via del raddoppio, firmato da Piccoli, che nell'attuale campionato era ancora all'asciutto.

Perdere a petto di questa Fiorentina così modesta sarebbe stato un delitto, scongiurato dal giocatore più bersagliato dalla jella e anche da un tifoseria malissimo disposta nei suoi confronti. Come una liberazione giunge lo strameritato pari genoano con il sigillo proprio del vituperato Colombo a capo di una mischia furibonda e dopo un assist all'indietro del consueto Ostigard.

Corre il 60' e in teoria c'è tempo per completare il ribaltamento. De Rossi a metà ripresa fa accomodare Colombo per giocarsi la carta Ekhator. Più tardi usciranno Martin, già ammonito, per Masini, e Carboni per Vitinha,i mpalpabile dal principio alla fine e ormai maturo per una bocciatura definitiva. La Viola, che con Piccoli aveva costretto Leali ad una paratona in tuffo, inizia a rinculare a difesa di un punto che è meglio di niente, ma i cambi in casa rossoblù non incidono, ogni iniziativa cozza contro la muraglia gigliata e il taccuino si macchia solo, nel recupero, con un'improvvisa girata di Masini che trova i guantoni di De Gea. Davvero poco per poter accampare diritti ad un successo pesantissimo. Per uscire dal guado servono cinismo e attenzione, doti che qualche rossoblù non conosce neppure di striscio.

                                      PIERLUIGI GAMBINO


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