Mimmo Criscito, congedo da favola nella festa rossoblu con funerale

20.05.2023 11:24 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

Mimmo Criscito al 95' segna dal dischetto il gol della vittoria. Grimm? Andersen? Dilettanti. Stavolta la realtà si è fatta beffe della fantasia più fervida. In un Ferraris rigurgitante di folla e di entusiasmo, si è celebrato l'happy end perfetto di una partita, di un campionato, di una gloriosa carriera. Per la cronaca, il Genoa ha battuto per 4-3 un Bari giunto in Liguria non per indossare i panni dello sparring partner, ma per menare fendenti sia al pallone (magnifiche le sue tre segnature) sia, in certi casi, alle gambe degli avversari. In campo non è stata una festa, anche se al fischio conclusivo, nel tripudio generale, i conti sono tornati e la banda di Gilardino ha esteso il gap con i terzi in classifica.

Intensi, commoventi, struggenti quei minuti successivi tutti incentrati sul vecchio capitano, che al microfono ha annunciato ufficialmente il suo ritiro dal football ringraziando tutti e ribadendo la sua incrollabile genoanità prima del solenne passaggio della fascia dal suo braccio a quello di Stefano Sturaro, erede designato per gli anni a venire.

Approdato quattordicenne a Genova dalla cintura napoletana, Criscito ha approcciato cinque volte il rossoblù durante la sua epopea sportiva: dopo un distacco, l'immancabile ritorno a casa. Claudicante per un infortunio, stavolta Mimmo ha giocato solo una manciata di minuti, sufficienti comunque per lasciare un ultimo, graditissimo souvenir ad un popolo che non ha smesso di amarlo neppure quando, fallendo un calcio dal dischetto in un derby fatale, aveva contribuito a spingere il Grifo all'inferno.

La sfida sulla pelouse marassina non è stata il clou di una serata speciale, ma il corollario. I rossoblù per tre volte si sono trovati in vantaggio e per tre volte sono stati ricacciati indietro da un Bari che evidentemente aveva un conto aperto con i secondi della classe e intendeva dimostrare di non essere da meno. I 94 minuti di battaglia – prima della ciliegina finale - sono stati nobilitati da sei capolavori. Splendida la conclusione all'incrocio di Sabelli a spezzare lo 0-0 e calibrata la punizione di Esposito per l'1-1. Da applausi, prima dell'intervallo, la girata, finita nel sacco, di Gudmundsson, irrefrenabile in certi momenti e autore di ubriacanti serpentine: giocatore di altra categoria. In fotocopia le segnature del prestito doriano Benedetti e del talentuoso Cheddira (sfera finita due volte a svellere le ragnatele dal sette), intervallate da un'estemporanea conclusione dalla distanza di Ekuban, imprendibile per il portiere ospite.

Confronto ispido, a tratti duro, che gli oltre 30 mila indiavolati tifosi genoani hanno seguito con progressivo distacco. Nella ripresa, in pratica, hanno quasi smesso di dedicare cori di incitamento ai loro ragazzi per officiare il funerale laico dei cugini, freschi di caduta in serie B. Nella Nord ecco comparire decine di croci e di palesi riferimenti necrologici alle disgrazie altrui. Goliardate a ripetizione con striscioni e cori ad hoc, sfottò e punture di spillo: mai la Samp aveva ricevuto tante attenzione durante una partita del Genoa. D'altronde, mai, è doveroso aggiungerlo, la promozione di una squadra era coincisa con la retrocessione dei concittadini.

Nel dopo gara, la pioggia, caduta durante il match è stata clemente ritirandosi e consentendo che la fiumana rossoblù si spostasse sino alle vie del centro per il previsto carosello e per proseguire le esequie: un'indimenticabile festa doppia.

                         PIERLUIGI GAMBINO


Altre notizie - Copertina
Altre notizie