Genoa, da salvare i tre punti, continuando così altro che serie A

18.09.2022 11:34 di  Pierluigi Gambino   vedi letture

No, nessuna resurrezione. Il Genoa ha semplicemente bevuto un brodino a spese di una delle formazioni meno provviste della cadetteria. La vittoria sul Modena non è stata che il minimo sindacale, forse qualcosa di meno, poiché una squadra con un minimo di costrutto e di concretezza avrebbe dilagato nel punteggio, senza soffrire le pene dell'inferno a metà ripresa inoltrata, quando il successo è stato davvero in bilico.

Una prestazione da cinque in pagella, nobilitata dal risultato: in una manciata di parole, l'essenza di una gara si auspicava un perentorio passo avanti nell'espressione tecnico-tattica e nell'atteggiamento ed invece si è preso ulteriormente atto che Blessin non sa conferire uno straccio di gioco al suo team.

Se non fosse arrivato il gol liberatore al minuto 44', le bordate di fischi sarebbero state assordanti già a metà partita. Il paradosso del calcio risiede proprio nei due artefici del vantaggio: Portanova nelle vesti di assist-man e Jagiello in quelle dello stoccatore. Proprio i due elementi di cui si stava maggiormente discettando: non perché si fossero comportati peggio di tanti compagni, ma perché il mister si era ostinato ad impiegarli fuori ruolo, come trequartisti quando entrambi sono centrocampisti puri.

Collaterali al gol, 45 minuti di balbettii, con il pallone che viaggiava da una parte all'altra come un pallina da flipper: la risultante della consueta frenesia, di una foga ingiustificabile, dell'incapacità di costruire la manovra  passando dalla linea mediana e di rallentare, all'occorrenza, per costruire opportunità più nitide. Una trama sempre approssimativa, confusa, che ha partorito due o tre mezze occasioni di tiro, peraltro sciupate, prima di giungere all'episodio liberatore: un'azione sviluppata in un fazzoletto, con tocchi rapidi e di prima intenzione, come si usa nel calcetto.

Il Genoa, per carità, ha strameritato l'intera posta, ma nulla di nuovo si è scorto sotto il sole genoano. In questa costanza negativa deve aggiungersi la latitanza di un Coda che – anche nella ripresa – ha sciupato agevoli esecuzioni,  confermandosi in pessima condizione. Ma neppure il suo partner Yalcin ha compiuto sfracelli, pur lavorando con discreta tecnica qualche pallone. Alle loro spalle, il più in palla è parso il redivivo Pajac, poderoso nella spinta, anche se nel periodo di patimento ha ribadito gli antichi limiti nella marcatura.

Quell'avvio di ripresa in cui il Modena appariva ancora frastornato dal gol appena subito, avrebbe dovuto sancire in anticipo l'affermazione del Grifo, che non ha saputo capitalizzare gli errori di disimpegno dei canarini e gli spazi a disposizione. Vero che Pajac ha centrato il montante, ma non è proprio il caso di chiamare in causa la jella. Il match era certamente da chiudere anzitempo, ma queste imprese non sono nelle corde di una squadra che ha sempre vinto col minimo scarto, per mancanza di freddezza e precisione in zona gol.

Il finale in apnea, caratterizzato dalle forzate uscite di Vogliacco (più che positivo prima di infortunarsi) e Badelj, non può essere comunque giustificato, poiché un avversario morbido come il Modena non ha rovinato il pomeriggio, ma una compagine di caratura superiore sarebbe probabilmente passata all'incasso.

Benvenuti dunque i tre passi avanti in classifica (indispensabili per rispondere all'ennesimo salto triplo di Reggina e Brescia), ma le perplessità sulla gestione tecnica rimangono intatte. Improbabile che i dirigenti, con un colpo di mano, allontanino il trainer dopo un successo, ma chiedergli parecchie spiegazioni – partendo dal mancato utilizzo iniziale di Aramu – sembra doveroso. E, comunque, è consigliabile mettere in ghiacciaia una soluzione di riserva, da attuare semmai nella prossima sosta. Di sicuro, proseguendo su questo sentiero costellato di prove ampiamente sotto la sufficienza, rischia di diventare un miraggio anche l'ingresso nei playoff. Figuriamoci la promozione diretta.

                                 PIERLUIGI GAMBINO


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