Un nonno, un padre... un bambino

07.09.2020 13:40 di  Luca Canfora   vedi letture

Auguri al Genoa, sette settembre 1893. Auguri a mio padre, sette settembre 1946.

Non voglio essere banale, retorico, evocando con il più sdolcinato e insopportabile sentimentalismo il legame tra queste due figure, nella mia vita.

Certamente, sono genoano perché lui è genoano. Certamente, sono quello che sono, nel bene e nel male, perché lui è mio padre. Non potrebbe essere diversamente, per me, e per voi.

Mio padre non è perfetto. Non approvo tutto quello che dice, che fa, che pensa. Al contrario, abbiamo avuto molte discussioni, a volte pesanti. Io sono molto polemico, talvolta saccente, presuntuoso. Lo devo dire, a volte sono davvero insopportabile, e se credo in quello che penso, che dico, sono davvero fastidioso. Due anni fa, disperato dopo una lite furibonda con me, mi ha mandato una lettera, per dirmi cose che io non volevo ascoltare, secondo lui, capire, accettare. Io avevo 48 anni, lui 72. Questo è mio padre. Ma io sono cresciuto nella serenità emotiva, affettiva, che non ho meritato ma ho solo avuto la casuale fortuna di ricevere. Da mio padre, e da mia madre. 21 anni lui, 18 lei. Senza istruzione, senza soldi, senza aiuti da nessuno, perché nessuno aveva la possibilità di aiutarli.

Ed eccomi qui. Se oggi ho una vita più che decorosa, una istruzione di alto livello, un lavoro dignitoso che mi consente di dare a mio figlio le possibilità che mio padre e mia madre non hanno avuto nemmeno la possibilità di sognare, lo devo a loro.

Ma oggi parliamo di mio padre, e del Genoa. E se a mia madre devo la mia sensibilità, la mia capacità di ascoltare, la mia attenzione ai dettagli, il mio lato "artistico", di mio padre posso solo dire che è l'uomo più cazzuto che io abbia mai conosciuto. Ultimo di sette figli, con le tasche vuote e il cuore pieno di sogni, snobbato e sottovalutato da tutti, considerato un poco di buono senza futuro e una testa calda, non si è mai pianto addosso, non ha mai ascoltato i commenti e le battute degli ometti da Bar, e passo dopo passo, come nella vita da Mediano di Ligabue, ha macinato chilometri su chilometri con rabbia, determinazione, grinta e convinzione riuscendo a realizzare tutti i suoi piccoli sogni, e dando a sè stesso e alla sua famiglia le possibilità che lui non ha mai avuto.

No, non è una banale storia da film americano dove alla fine arrivano i successi, gli applausi della folla, i soldi, la gloria. E' una storia italiana, genovese, se volete anche un pochino calabrese, come loro, semplicissima, dove ci sono un ragazzino di 21 anni ed una ragazzina di 18 senza nemmeno i soldi per il bouquet della chiesa, e due figli da far diventare adulti e a cui dare una vita da vivere. 

E' una storia dove c'è una famiglia che ha combattuto a mani nude contro tutto e contro tutti, ed un figlio di 50 anni che oggi vi dice grazie, perché tutto quello che ho e soprattutto quello che sono non è merito mio, ma è il risultato del vostro sacrificio, del vostro amore.

Eh sì, sono anche genoano, come mio padre, non poteva che andare così. Perché solo il Genoa poteva stare perfettamente nella nostra vita, come noi stiamo perfettamente nel nostro Genoa.

Auguri Grifone, auguri papà. Sei tu il mio eroe, e la mia canzone l'ho scritta per il Genoa, ma l'ho scritta anche per voi. 

Per te.

   Luca Canfora


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