La preparazione atletica è da rifare ma servono pure rinforzi di qualità

13.01.2020 10:41 di Pierluigi Gambino   vedi letture

Quel primo tempo concluso inopinatatemtne in vantaggio aveva aperto il cuore alla speranza. Non s'era Ammirato un Genoa irresistibile, ma una squadra ordinata, concreta, efficace, questo sì. Forse l'1-0 gli era un po' largo, teNuto conto delle due prodigiose parate di Perin, ma da qui a parlare di scandalo..... Di sicuro, pareva che la terapia d'urto prescritta da mister Nicola avesse cambiato rbadicalmente lo spirito e l'atteggiamento di tutti i giocatori, che la strada inboccata fosse quella giusta per togliersi di dosso le princIpali indiziate a retrocedere.

Purtroppo, il Grifone, dopo l'intervallo, si è... dimenticato di rientrare sul terreno di gioco. Nella restante metà gara c'è stata una sola formazione in campo, il Verona, impietoso nel ribaltare il punteggio e nel giocare come il gatto col topo con un avversari ridotti a belle statuine, sulle ginocchia, in trance. Sul 2-1, a giudicare dal possesso palla e dalla qualità e quantità degli attacchi, sembrava che fosse gli scaligeri nella necessità di risalire la china e che i rossoblù stringessero i denti, schiacciati in trincea, per difendere un risultato positivo.

Beninteso, che la formazione di Juric sia più forte del Grifo basta ed avanza a cospicua differenza in classifica, ma un crollo così profondo come quello registrato nel secondo tempo non era minimamente preventivabile, e i 120 minuti (più rigori) disputati giovedì a Torino non possono giustificarlo. Dopo tutto, oltre a Schone, il solo Romero si è sobbarcato il doppio sforzo. Che, poi, sia stato proprio a lui a regalare il pareggio ai veneti con un'assurda entrata su un giocatore prossimo alla linea di fondo e con il corpo girato verso l'esterno non è dipeso certamente dalla stanchezza: semmai da quel'eccessiva mancanza di autocontrollo che il promettentissimo argentino ha già pagato a caro prezzo in altre partite. La sua prodezza alla rovescia d'altronde non fa che aggiungere una anello alla già fornitissima catena di ingenuità difensive di cui si è macchiato il Grifo in questo disgraziatissimo girone di andata.

A di là degli episodi (anche il raddoppio gialloblù è stato in parte regalato, stavolta da Ankersen, carente nel proteggere a dovere il proprio portiere) e pure del verdetto conclusivo, preoccupa l'improvvisa scomparsa dal campo non di un giocatore ma di un undici intero. Vero che – uscito il “faro” Schone per la solita carenza di autonomia atletica – è calato il buio, ma neppure questo cambio di formazione può aver provocato l'incapacità di compiere due passaggi di fila senza perdere palla, di vincere un contrasto a terra e aereo, di arrecare la pur minima insidia ad un team che non ha certo dovuto superarsi per centrare l'ennesima impresa nella sua esaltante cavalcata stagionale.

Al Bentegodi il Genoa ha ribadito una preparazione atletica complessiva da far spavento: possibile che in gran parte delle gare i rossoblù verso metà della ripresa siano vistosamente calati? E qui occorre incolpare principalmente i collaboratori di mister Andreazzoli, ben più di. Pilati, tornato a dirigere il settore da non più di un mese, a danni ormai compiuti.

Certo, non è solo una questione di scarsa tenuta alla distanza. Il Genoa da sempre ha palesato insufficiente fisicità, limitato cinismo in zona gol e, soprattutto, un allarmante carenza di qualità complessiva. Senza fare nomi, sono troppi i giocatori che faticano ad esibirsi nel massimo campionato italiano, non il più spettacolare ma certamente il più duro del mondo. Per sfangarla, servirebbero interpreti sulla cresta dell'onda, in un momento favorevole della propria carriera. Invece la società rossoblù ha imbottito l'organico di ex campioni sul viale del tramonto, parecchi illustri convalescenti da gravi infortuni e giocatori reduci da mesi o addirittura anni di panchina o di tribuna. Da che calcio e calcio, pescando nel mazzo dei prestiti o degli svincolati, su può soltanto apportare qualche rappezzo, tappare un piccolo buco, ma non rifare i connotati ad un organico palesemente deficitario in ogni reparto. Occorre investire denaro, pagare qualche cartellino (e non solo ingaggi spesso sproporzionati a individui dal rendimento piuttosto basso) e affidare a mister Nicola rinforzi affidabili per scongiurare il peggio. L'auspicio è che le restanti setti.mane di mercato non trascorrano esclusivamente alla ricerca di altri atleti in saldo. Brescia, Spal e Lecce non dispongono di rose fantastiche e, portando  termine un mercato ad hoc, potranno essere comodamente lasciate alle spalle. A patto di cambiare radicalmente registro.

                               PIERLUIGI GAMBINO


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